“La misura imperfetta del tempo” di Monica Coppola: a volte capita di innamorarsi di nuovo
In “La misura imperfetta del tempo” di Monica Coppola (Las Vegas Edizioni), Zita, una nonna affettuosa e sempre presente, inizia a rifarsi una vita dopo la morte di suo marito Tore.
La nipotina di Zita non la prende proprio benissimo, mentre la figlia di Zita è pressoché indifferente alla notizia. A me non è mai capitato di chiedermi cosa avrei fatto se mia nonna (o mio nonno) si fossero rifatti una vita dopo la morte dei rispettivi consorti, ma questo romanzo mi ha spinta a pormi la domanda e immaginarmi gli scenari più disparati.
Il tema de “La misura imperfetta del tempo” non è l’amore in età adulta, quanto le sfaccettature che l’amore può assumere: amore fraterno, famigliare, romantico, passionale, carnale… l’amore assume tante forme, forse persino troppe, e a volte capire cos’è amore e cosa non lo è diventa difficile.
Questo è il tema vero del romanzo, eppure, pur non essendo il cuore della storia, quello che mi ha toccata del romanzo di Monica Coppola è stato proprio il pensiero che a volte capita di innamorarsi “di nuovo”.
Il “secondo amore”, o comunque lo si voglia chiamare, è quello che mi ha spinta a riflettere alla fine della lettura.
Si tratta, per motivi strettamente legati alla mia età, di una possibilità che non ho mai seriamente contemplato, quella di innamorarmi di nuovo. Inoltre, non avendo nessun parente o conoscente che si è sposato per amore dopo i settanta, non ho mai realmente pensato a questa evenienza come ad una possibilità realistica.
Ma che cosa avrei fatto se mia nonna o mio nonno avessero deciso di risposarsi? Come avrei reagito? L’avrei percepito come un tradimento? Avrei fiducia in questo amore improvviso?
Sono domande tutt’altro che banali, specialmente se si considera il rapporto speciale che c’è tra Zita e sua nipote. Lara, la figlia di Zita, non ha potuto né saputo crescere Mia, quindi è stata Zita a farle da madre.
Tore è stato il padre di Mia, una figura maschile decisa, determinata, ma decisamente di buon cuore. È quasi normale che Mia, appena ventidue anni, non voglia accettare Santo in famiglia, e probabilmente anch’io sarei altrettanto ostile.
Ma amare qualcuno significa volere il meglio per loro, quindi Mia dovrebbe desiderare nient’altro che felicità per Zita. Io cosa farei, continuavo a chiedermi mentre leggevo, e mi ritrovavo assolutamente incapace di immaginarmi in uno scenario simile.
Quello che mi è piaciuto di questa storia è il modo in cui mi ha spinta a pensare al di fuori dai miei schemi mentali. Mi ha spinta a chiedermi in modo onesto se avrei mai potuto impedire ad uno dei miei nonni di essere felice, e la risposta è stata: chissà!
Questo mi ha fatta riflettere su quante volte ho, volutamente o inavvertitamente, ostacolato la felicità di qualcuno per paura di essere rimpiazzata, messa da parte o dimenticata. In questo senso, credo che “La misura imperfetta del tempo” sia una storia che costringe il lettore a darsi risposte non sempre piacevoli. Per questo motivo ho apprezzato il romanzo e spero che anche per voi si riveli una lettura complessa.
Written by Giulia Mastrantoni