“Kurdistan, utopia di un popolo tradito” di Marco Gombacci: ideologie, deportazioni, estradizioni

 “Frantumato il sogno di uno stato indipendente in territorio iraniano […] i curdi iracheni continuarono a cercare supporti esterni per la propria causa. Essi erano disposti a intrattenere rapporti e relazioni con chiunque li volesse aiutare tanto che la ricerca di uno “sponsor esterno” è divenuta parte integrante della cultura curda anche nelle generazioni successive di politici e intellettuali. […] Barzani, rispettando la tradizione curda di ricercare un supporto esterno, nonostante la sua permanenza in esilio in Unione Sovietica, si rivolse agli acerrimi nemici di Mosca, gli Stati Uniti […]” – Marco Gombacci

Kurdistan, utopia di un popolo tradito
Kurdistan, utopia di un popolo tradito

I Curdi, dall’arabo-persiano Kurd, sono una popolazione iranica la cui regione storica, il Kurdistan, è attualmente suddivisa fra Turchia, Iran, Iraq, Siria e Repubblica di Armenia.

Caratterizzati da una tradizione nomade volta alla pastorizia, i Curdi erano divisi in tribù iranizzate mescolate con elementi asiatici e semitici e caratterizzate da un notevole spirito d’indipendenza, che si manifestava in frequenti rivolte.

A livello storico-antropologico, gli studi di cui siamo in possesso risalgono alla fine del 1700 ad opera di due missionari italiani (Maurizio Garzoni e Giuseppe Campanile) inviati dallo Stato Pontificio per evangelizzare l’area nel XVIII secolo.

La questione della lingua curda è ancora oggi assai dibattuta dagli studiosi, ed è considerata piuttosto un continuum di dialetti parlati in una vasta area geografica di difficile delimitazione e anche a livello religioso non esiste una vera e propria uniformità: abbandonato lo zoroastrismo attorno al VII sec. d.C. con l’espansione islamica, la maggioranza dei curdi si dichiarò di fede islamica sunnita. Uno studio del 2011 condotto dal Pew Research Center ha rilevato anche una componente sciita, oltre a cristiani, ebrei, yazidi.

Marco Gombacci, fondatore del “The European Post”, ha pubblicato con la Salerno Editrice il libro “Kurdistan, utopia di un popolo tradito“. Dopo aver documentato in loco l’assedio di Mosul del 2016, la riconquista di Raqqa del 2017 e infine la battaglia di Deir Ezzor del 2018, Gombacci ha ripercorso nel suo libro la storia dei popoli curdi (difficile definirli un unico popolo).

“Bisogna però aspettare l’opera del pensatore e poeta Ahmad Khani (1650-1707) per individuare il primo riferimento alla rivolta della “razza curda” e alla fondazione di un organismo politico comprendente tutti gli emiri curdi in opposizione ai turchi e ai persiani, sotto il cui controllo si trovavano in quel tempo le terre da loro abitate.” – Marco Gombacci

La grande illusione dei Curdi nasce in parte dalle poche fonti storiche e più in particolare dalle guerre russo-turche del XVIII secolo, quando l’Impero Ottomano, in opposizione alla Russia zarista ortodossa, per difendere i territori posti sotto l’Islam ottomano inquadrò i curdi nel reggimento di cavalleria Hamidiye promettendo, in cambio dell’impegno in battaglia una maggiore autonomia e la possibilità di mantenere il controllo delle terre conquistate durante la guerra.

La loro fierezza in battaglia li portò rapidamente sino ai confini dell’Impero persiano. È qui che si inserisce il mondo occidentale.

La Corona inglese aveva un forte interesse nel controllo dei Dardanelli e nel controbilanciamento dell’espansione russa verso il Mediterraneo e prese in esame la questione curda nominando un console nell’area che permise all’Inghilterra di controllare le prime rivolte indipendentiste curde.

La vicenda si complica e si espande durante le due guerre mondiali, i conflitti in Iraq e Kuwait, agli attentati del PKK in Turchia ed in Europa degli anni 80 e 90, infine le lotte nel nord della Siria contro lo Stato Islamico sino al ritiro delle truppe americane del 2019.

“Poche settimane dopo l’inizio dell’offensiva turca, il 27 ottobre 2019 il presidente statunitense annunciò che un commando di forze speciali USA era riuscito a individuare e neutralizzare al-Baghdadi, colui che aveva annunciato nel 2014 la nascita del Califfato”. – Marco Gombacci

Marco Gombacci
Marco Gombacci

Quella che Gombacci ha ripercorso è una storia fatta di ideologie, sangue, deportazioni, estradizioni, arresti, attentati, guerre, inganni, tradimenti subiti e tradimenti reciproci anche all’interno della stessa etnia curda, ed una grande, grandissima frammentazione in cui solo una piccola porzione nel Nord della Siria insegue un sogno utopico di stampo occidentale volto al rispetto dell’ambiente, alla parità di genere e alle pari opportunità.

Quella curda è una vicenda ancora socialmente, politicamente, militarmente viva e solo un approccio neutrale, storico, può aiutare a ripercorrerla. Saranno poi i lettori a sviluppare le proprie idee e a porsi delle domande. La prima domanda richiama il verbo “tradire” nel titolo e che si ripete nei paragrafi del libro, porta a volerle affiancare un secondo verbo: “ingannare”.

L’etimologia della parola tradimento, dal latino “tradere” ossia consegnare, mettere in mano, ci riporta al consegnare un qualcosa al nemico e ha accresciuto la sua accezione negativa coi Vangeli, in particolare con riferimento a Giuda “qui me traditurus est”.

Riguardo al verbo ingannare, la sua etimologia viene dal latino medievale “gannare” ossia prendersi gioco, indurre in errore.

Per ingannare occorre l’astuzia e il popolo che subisce l’inganno, ancor più del tradimento viene annullato, reciso, spezzettato e ricomporsi in una unità di popolo è dolorosamente difficile. Non è questione di fiducia verso i propri fratelli o verso gli alleati del momento, ma bensì di trovarsi presi in ostaggio dalla volontà altrui.

Quali sentimenti sono possibili in un popolo ingannato e tradito se non quelli dell’aggressiva quanto dolorosa distruzione e distruttività?

“Se qualcuno ti tradisce una volta, è un suo errore, se qualcuno ti tradisce due volte è un tuo errore.” – Eleanor Anna Roosvelt

 

 

 

Un pensiero su ““Kurdistan, utopia di un popolo tradito” di Marco Gombacci: ideologie, deportazioni, estradizioni

  1. ho visto il video, letto l’articolo, tutto molto importante sul tema dei curdi, ma consiglio di leggere anche i tre libri di Sakine Cansiz editi da Mezopotamien e distribuiti dall’Ufficio d’informazione del Kurdistan. Raccontano la tragedia del Kurdistan turco, che ancora non è finita.

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