“Basta!” saggio di Lilli Gruber: il potere delle donne contro la politica del testosterone

Imparate a dire di no agli uomini.  Quando vi dicono di tacere: no. Quando vogliono pagarvi di meno: no. Quando a letto non pensano prima a voi: no. Mettete in discussione l’autorità maschile.– Lilli Gruber

Basta! saggio di Lilli Gruber
Basta! saggio di Lilli Gruber

Nel porgere a tutte le donne i miei auguri per la loro festa, voglio consigliare loro la lettura dell’ultimo libro di Lilli Gruber Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone edito nell’ottobre scorso per i tipi della casa editrice Solferino.

La sua autrice non ha bisogno di presentazione in quanto, oltre a vantare un curriculum di tutto rispetto, è anche un volto noto della televisione poiché conduce tutte le sere su La7 il programma di attualità Otto e Mezzo.

Ritengo utile e significativo che la Gruber adoperi la sua visibilità per comunicare un messaggio di forte urgenza, quello della presenza (o meglio dell’assenza) delle donne nella nostra società.

Scritto nell’arco della scorsa estate, il pamphlet consta di un’introduzione, di nove capitoli e di una conclusione seguita da tanto di bibliografia e ringraziamenti. Il tutto concentrato in appena duecento pagine.

Se il titolo e sottotitolo del saggio costituiscono la chiara manifestazione di un’indignazione per la condizione femminile, da sempre e ancora oggi purtroppo subalterna a quella maschile, va detto che anche i titoli dei vari capitoli non sono da meno.

L’introduzione stessa reca il titoletto Per favore, rimettevi la cravatta che ci pone nel cuore dell’argomento, così come la digressione iniziale della scrittrice ci fa entrare, è il caso di dirlo, in medias res, in mezzo ai fatti.

La Gruber prende infatti spunto da un episodio spiacevole capitatole lo scorso mese di maggio: nel pieno della campagna elettorale per le elezioni europee, Matteo Salvini si era proposto per essere ospite ad Otto e Mezzo salvo poi aver esternato, durante un comizio lombardo, quanto segue: «Non ho mica voglia, ma domani devo andare dalla Lilli Gruber: simpatia mia portami via».

La giornalista allora, intollerante alla maleducazione, racconta di aver disinvitato mediante le agenzie l’allora ministro dell’Interno che tuttavia, come se nulla fosse, l’indomani sera “si presenta puntuale con la faccia dell’uomo che, dopo averti fatto arrabbiare, arriva con il mazzo di rose. Manca, però il mazzo di rose e glielo faccio notare in direttaprosegue ancora la giornalista, aggiungendo subito dopo:Il suo imbarazzo è reale, la sua risposta gronda miele: mi vuole tantissimo bene e i fiori me li porterà di sicuro”.

Ma la soap opera non termina qui. La Gruber racconta ancora: “Il 23 maggio, a ridosso della domenica elettorale, ho di nuovo Salvini in collegamento. Inutile dire che le rose non sono mai arrivate e gli chiedo notizie. Le scuse sono quasi degne dell’indimenticato John Belushi: voleva consegnarmele di persona, mi comprerà anche dei cioccolatini… mancano giusto le cavallette. Taglio corto: «Se le sue promesse elettorali sono così farlocche come il mazzo di fiori per me, non sono messi tanto bene i suoi elettori». La sua risposta? «Mi scusi, ho i limiti di un maschietto»”.

Questo aneddoto, che di per sé può sembrare solo un dettaglio, è stato un elemento che ha permesso alla Gruber di elaborare considerazioni di più ampia portata, che sottoscrivo in pieno.

Riporto pertanto il seguito delle sue riflessioni:Se, a distanza di mesi, ripensare a questo scambio ancora mi irrita, non è certo per il mancato omaggio e, vi dirò, nemmeno per la maleducazione iniziale. È per quel: «Ho i limiti di un maschietto». Perché ne abbiamo abbastanza, di questa retorica del maschio da capire e compatire. Offende gli uomini quanto le donne. Dai dettagli più folkloristici, come questo episodio, fino a quelli più gravi: chi ha detto che la virilità abbia a che fare con l’inaffidabilità, o con la volgarità, o con le pulsioni incontrollabili? Basta”.

Lilli Gruber - Matteo Salvini
Lilli Gruber – Matteo Salvini

Da qui il motivo del libello che la Gruber scrive con l’intento di far capire che gli uomini, se vogliono, possono superare i loro limiti e con ciò essere al tempo stesso cavalieri, rispettosi delle donne, educati e affidabili.

E non è certo un caso se l’autrice mette insieme tutte queste cose, che sembrerebbero scollegate. In realtà non lo sono perché, se grazie all’educazione e al cambiamento, gli uomini possono imparare a rispettare le donne e a tenere a freno i propri impulsi, d’altra parte ciò li rende migliori in ogni altro ambito della complessa società che circonda tutti noi.

Infatti Non è un destino genetico dimenticare gli anniversari o seminare i calzini per casa. Non è un riflesso condizionato l’incapacità di tenere le cerniere a posto. Non esistono in natura «limiti» che i maschietti non possano superare e che quindi – sottinteso – dobbiamo superare noi per loro. Per esempio, raccogliendo il loro disordine perché «è un lavoro da donne» o evitando di vestirci in un certo modo perché «l’uomo è cacciatore». Il tempo dei proverbi è finito ed è arrivato il tempo del cambiamento. Che è nelle mani delle donne. Non per una questione di femminismo, ma per una questione di civiltà. Quello che rischiamo di giocarci, insieme alla democrazia, alla pace sociale e all’abitabilità del pianeta Terra, a meno di una decisa inversione di rotta”.

Così come l’educazione sentimentale degli uomini avrà un impatto anche negli altri ambiti sociali, analogamente – sostiene la Gruber – una presenza femminile più forte nei vari contesti avrà effetti benefici sui problemi che più attanagliano il Pianeta, come le diseguaglianze, le guerre, i cambiamenti climatici.

Queste due direttrici sono quelle intorno a cui ruota il resto della trattazione portata avanti dalla giornalista che in nove capitoli ripercorre tutti i vari settori in cui le donne sono ancora poco impiegate, a vantaggio di una presenza maschile preponderante e misogina che sostanzialmente teme di dover spartire con il gentil sesso soldi e potere, i due elementi che muovono il mondo e che si nascondo, in ultima analisi, dietro ogni forma di sessismo, maschilismo e discriminazione.

Dallo sport alla famiglia, dalla politica al cinema, dal contesto ambientale a quello medico-sanitario c’è ancora tanto da fare perché le donne ottengano rispetto e divisibilità.

Ho apprezzato in particolare il terzo capitolo, dedicato alle donne nello sport ed espressamente ispirato ai Mondiali di calcio femminili della scorsa estate,  e il settimo dedicato all’Europa vista come antidoto al maschilismo imperante proveniente dagli States di Trump, dalla Cina di Xi Jinping  e dalla Russia di Putin con le sue Angela Merkel (cancelliera tedesca), Ursula Von der Leyen (prima presidentessa della Commissione europea, già ministra nei vari governi Merkel), Christine Lagarde (succeduta a Mario Draghi come presidentessa della Banca centrale europea,  già direttrice del Fondo monetario internazionale).

Nella sua trattazione la conduttrice di Otto e Mezzo inserisce anche ricordi ed esempi tratti dalla propria vita professionale e privata.

In ogni caso le donne costituiscono il futuro e hanno tutto il diritto e il dovere di prendersi il potere per poter migliorare la propria condizione e quella della società intera.

Per questo vanno accolte tutte quelle iniziative atte ad incentivare il ruolo femminile nei vari settori, come le quote rosa. Si tratta, quest’ultima, di una misura su cui non tutti sono d’accordo perché non è detto che ogni donna sia meritevole a prescindere; essa tuttavia, secondo la giornalista, aiuta a trovare le donne che sono tali e a farle emergere.

Le conclusioni della Gruber sono che bisogna assolutamente dare il voto alle donne, il che significa mettere le donne nelle condizioni di poter assumere ruoli di potere.

Lilli Gruber
Lilli Gruber

Ma anche le donne stesse devono fare la loro parte. Come? In tanti modi. A partire anche dalla scelta del proprio abbigliamento sul posto di lavoro che deve essere adeguato e non sexy, perché giustamente “visibilità fa rima con responsabilità e credibilità. E non lasciatevi fregare se vi dicono che chi si preoccupa della forma appartiene alla élite, e che il popolo dev’essere spontaneo, naturale, senza filtri: parla così chi vuole che il popolo rimanga per sempre ignorante e sottomesso. Invece, il rispetto della forma, la serietà e la cultura aiutano a costruire strategie per il successo alla portata di tutte”.

Con questo e tanti altri consigli l’ex inviata Rai incoraggia le donne a prendersi ciò che spetta loro e conclude così: “Il voto alle donne. Uno slogan antico che non è mai stato attuale. Oggi può salvarci la vita”.

Questo slogan in effetti mi fa pensare ad Aristofane ed a Saffo ma anche alla canzone di Fiorella Mannoia Quello che le donne non dicono. Di tutte queste cose ho parlato sempre su Oubliette Magazine lo scorso anno sempre in occasione dell’8 marzo. Mi era sfuggito, e me lo ha fatto notare un mio caro amico, che la suddetta canzone era stata scritta da un uomo, Enrico Ruggeri.

Questa è la prova provata che non è vero che gli uomini, almeno non tutti, non siano in grado di comprendere l’universo femminile. Con la complicità di questi uomini, oltreché con la collaborazione delle donne fra loro, è possibile che “le prossime puntate” della Storia “le scriveranno le ragazze”.

Buon 8 marzo a tutte e tutti e ad maiora, semper!

 

Written by Filomena Gagliardi

 

 

Bibliografia

Lilli Gruber, Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone, collana I Solferini, Solferino Libri, Milano 2019, 202 pagine, 13.90 euro

 

Info

Articolo 8 marzo – Saffo

 

3 pensieri su ““Basta!” saggio di Lilli Gruber: il potere delle donne contro la politica del testosterone

  1. L’8 marzo a casa mia è una duplice festa: oltre a celebrare le donne in generale, è infatti anche il compleanno di mia moglie Cristina (insieme abbiamo vissuto 45 anni di matrimonio). Per l’8 marzo aggiungo qui un mio consiglio di lettura (valido per entrambi i sessi) che intende integrare il “Basta!” di Lilli Gruber. Il libro è quello, in traduzione italiana, della saggista radicale statunitense Rebecca Solnit (alcuni la ritengono l’erede di Susan Sontag) “Gli uomini mi spiegano le cose-riflessioni sulla sopraffazione maschile” (Ponte alle Grazie, 2017). In 170 pagine vi troverete una raccolta di mordenti saggi che riguardano i rapporti tra i sessi e il vizio (tutto maschile) del cosiddetto “mansplaining”. Oltre al saggio che dà il nome all’intero volume, l’opera comprende altri 5 pezzi brevi che criticano il paternalismo, auspicano il pacifismo e analizzano la tradizione orale (di nonna ragno) e quella scritta di Virginia Woolf. Insomma, un’ottima occasione per fare la conoscenza con le idee di una delle migliori (e più pungenti) penne del nostro tempo.

    1. Giancorrado: auguri di buon compleanno a tua moglie Cristina!!! :)
      Ti ringrazio tantissimo per il consiglio di lettura, se proviene da te è di sicuro un ottimo testo su cui riflettere e proporre ai nostri lettori!

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