“Tellus” di Gerardo Bianco: quando uomini, dèi e gli antenati vivevano insieme in equilibrio
“Naturam expellas furca, tamen usque recurret.” (Potrai cacciare la natura con il forcone, ma essa comunque ritornerà.) – Cicerone, Epistulae, I 10-24
Siamo abituati a pensare alle religioni antiche, quella greca e quella romana, come un ricco calderone di storie e di personaggi. I fatti delle loro esistenze sono nati per spiegare l’animo umano, la natura e tutta una pantagruelica casistica di emozioni.
In alcuni casi, spesso in realtà, si è pensato e creduto che gli dei nascessero per imporre la sacralità sulle mosse politiche degli uomini ma è davvero questa la giusta chiave di lettura?
A mio avviso, le cose sono davvero un po’ più complicate. Stiamo parlando di popolazioni che avevano davvero un modo di sentire, auspicare e rapportarsi alla natura delle cose diverso da quello che abbiamo ora.
Mi rendo anche conto che possiamo ricostruire quello che fu il tempo di queste antiche civiltà basandoci su scritti e, anche se non troppo spesso, su oggetti che testimoniano la sacralità di una religione perduta ma non possiamo fare affidamento su testimonianze dirette e, comunque se questo potesse un giorno accadere, avremo una lunga lista di risposte diverse.
In questo siamo rimasti simili: ognuno spiegherebbe in modo differente la sua religione.
Ma cosa caratterizza una religione?
Quale può essere la matrice fondante?
Nel caso della religione romana, che cosa ha legato un popolo per così tanto tempo?
Nel tempo, nel corso dei secoli di impero, la loro religione si è arricchita. Ci sono stati dei fenomeni di sincretismo e di accoglienza ma il vero fulcro, il nucleo che muoveva tutto, su cosa appoggiava?
Vi ripeto, non è un fenomeno che si possa spiegare in qualche riga ma in questo mi viene in aiuto un piccolo volume, un saggio edito dalla Salerno Editrice nel 2019.
L’autore è Gerardo Bianco e il titolo è Tellus.
L’autore è irpino, un docente universitario ed è vicedirettore della Enciclopedia Oraziana e collaboratore per il Dizionario Biografico degli Italiani. È autore di studi su scrittori latini e su F. De Sanctis.
Bianco, per molti, potrebbe essere più conosciuto per la sua carriera politica. È stato deputato, parlamentare europeo, ministro della Pubblica Istruzione e segretario nazionale del Partito Popolare Italiano.
Ma, oggi, ci occupiamo del suo libro. Come vi ho anticipato, Tellus è un saggio piuttosto breve ma che mira a fare il punto su di una situazione piuttosto elaborata: la religione romana.
Dal fulcro della religione romana, quando il contatto con i greci non era travalicato in un atto di fusione. Anche se, ci tengo a dirlo, non si può dire che i romani abbiano “copiato” dai greci.
La sacralità romana parte un principio che, al giorno d’oggi, potrebbe sembrare banale: la Terra.
Non come oggetto fisico ma come “genitore” ancestrale di tutte le genti e protettrice di ogni azione a cui essa è testimone, cioè tutto.
Tellus è la divinità, è la casa di ogni cosa.
Il concetto è che uomini, dèi e gli antenati vivessero insieme in un equilibrio. Per fare in modo che questo fosse sempre costante era necessario che gli dèi concedessero la loro benevolenza e si potesse creare una condizione di pace: la Pax Deorum.
La primigenia sfera religiosa quindi era fondata sulle stagioni, sull’agricoltura e sul potere dei nomi sulle cose.
Dare un nome a qualcosa che altrimenti non si può definire è importante. Aiuta a sentirlo reale e a potersi raffrontare con esso. Insieme al nome, dategli un carattere, una sua eccezione, chiamatele natura e virtù e avrete qualcosa o qualcuno, che potrete chiamare e consultare. Su questi principi fu fondata l’intero sistema romano.
Come vi ho già detto Tellus è tutto, non esiste una divisione tra il sacro e il terreno.
Immaginate di vivere con il vostro dio e non che esso sia lontano nel suo mondo perfetto. Ecco, così funziona il mondo romano, ne caratterizza la legislazione, i ritmi di vita e le festività.
Tellus avrà diverse emanazioni, prima tra queste Ianus e Terminus, l’inizio e la fine. Per esempio, Terminus era colui che sovraintendeva alla creazione dei confini e ne era il protettore.
Senza la sacralità legata a questi due elementi e alla forza primigenia di Tellus, i romani non avrebbero agito. Mi spiego: ogni gesto di creazione, ogni azione legata all’agricoltura, alla legislazione era effettuata seguendo particolari atti rituali e tali rimasero, anche se non sembra, durante tutta la vita di Roma.
Augusto tentò, con le sue riforme, di far tornare il quadro religioso più vicino al concetto religioso delle prime tribù, di avvicinarsi a Romolo ma la situazione si era fatta troppo intricata persino per il padrone del mondo.
Ovidio e Virgilio recuperarono i fasti e i miti legati alla vita delle origini, li legarono alle loro opere e al loro Princeps. Tutto questo aveva un’utilità alla politica augustea? Certamente, ma è anche una grande opera di ritorno alle origini e senza le loro opere non potremo essere qui a parlarne.
La ritualità è stata espansa con gli anni e le conquiste, è diventata quella che a noi risulta più familiare ma, ogni inclusione ha richiesto un permesso, una concessione da parte delle forze presenti prima di costoro, ogni nuovo dio ha avuto una vis che potesse essere accettata e inserita nel mondo romano. Un po’ come quando un figlio si fidanza e deve far conoscere la nuova persona arrivata alla famiglia di origine, prima di entrare a far parte di un nucleo già assodato, ci saranno dei “rituali” di inclusione.
I romani erano un popolo che era legato alla terra, nemmeno le conquiste al di là del mare riuscirono a cambiare la loro natura.
Questo è un argomento che necessiterebbe di pagine e la mia deve essere un’opera breve per parlarvi di uno splendido saggio e invogliarvi a prenderlo tra le mani.
Se volete saperne di più, affidatevi alle esperte mani di Gerardo Bianco e alle parole di Tellus.
Written by Altea Gardini