“Impressionisti segreti”, docufilm di Daniele Pini: una panoramica inedita sull’Impressionismo
“Lavora allo stesso tempo a cielo, acqua, rami, suolo… Non aver paura di usare il colore… Dipingi con generosità e senza esitazione, poiché la cosa migliore è non perdere la prima impressione”. – Camille Pissarro
Nei giorni 10, 11 e 12 febbraio 2020 è in uscita nelle sale cinematografiche italiane un nuovo docufilm dedicato al mondo dell’arte. Prodotto da Ballandi e dalla Nexo Digital, e curato dal regista Daniele Pini, Impressionisti segreti offre una prospettiva privilegiata dell’Impressionismo grazie a un documentario d’eccezione.
Il titolo è già di per sé un biglietto da visita significativo, che invita lo spettatore a prendere visione di un film di alto spessore artistico e culturale. E le aspettative del pubblico non vanno deluse, poiché Impressionisti segreti risponde esattamente a ciò che il titolo promette. Anzi, va oltre.
In quanto offre una panoramica inedita su un movimento artistico apprezzato universalmente da pubblico e critica. Che siano appassionati d’arte o solo spettatori attratti da un fenomeno che tiene desta l’attenzione grazie all’originalità dei suoi rappresentanti, l’Impressionismo è sempre motivo di interesse per una platea di ampie dimensioni.
Questa volta però le opere non sono quelle canoniche che si è abituati a conoscere per mezzo delle diverse mostre, ma opere ‘minori’, se così si possono definire quadri altrettanto importanti e che hanno impresso al mondo dell’arte un segno indelebile.
Ancora gli impressionisti, dunque. Con tutto ciò che il movimento impressionista ha rappresentato.
“La pittura impressionista non è la storia importante, quella che vogliono rappresentare è la vita di tutti i giorni…”
Caposaldo del mondo dell’arte, l’Impressionismo si sviluppa in Francia intorno al 1860 e si afferma come corrente artistica di sicura innovazione, che mette in discussione i principi della tradizione pittorica precedente.
Dotati di spirito d’iniziativa, gli impressionisti rompono con gli schemi di un’arte statica, trasferendo nelle loro opere un inedito dinamismo.
Abbandonati i soggetti pittorici rappresentati fino a quel momento, scenari storici o religiosi che siano, innalzano la pittura a uno status pittorico fruibile da una vasta platea, la quale prima di allora non aveva un approccio così diretto al mondo dell’arte.
“Gli impressionisti hanno infranto i codici del passato…”
Ma, per quali aspetti si definisce il movimento impressionista innovativo?
Se la pittura del passato mirava a cogliere nella realtà una materialità permanente, il focus su cui soffermarsi è per gli impressionisti registrare una scena nel suo divenire.
Osservando la realtà, cercano di restituirne un’impressione immediata, quella che l’occhio percepisce di un oggetto, al di là dell’idea precostituita che si ha già dell’oggetto stesso. La consapevolezza degli impressionisti è di un mondo in costante evoluzione, e perciò in continua attività cromatica.
L’immagine che colpisce lo spettatore, infatti, non è mai uguale a sé stessa ma cambia continuamente, poiché le condizioni di luminosità, complementari a quelle atmosferiche, cambiano anch’esse con il trascorrere del tempo.
Se la pittura del passato coglieva la realtà nella sua consistenza fisica e permanente, l’obiettivo è adesso quello di rappresentare una scena mediante sfumature, forme indistinte e oscillazioni della luce, il tutto proteso a far emergere il carattere evanescente e rarefatto delle cose.
Oggetti di studio privilegiati dagli impressionisti sono gli effetti variabili della luce su fenomeni naturali: nebbia, neve, fugacità delle ombre e superfici acquatiche, percezioni tutte da fissare nel quadro mediante pennellate evidenti e tonalità variegate.
Al fine di fermare sulla tela un’istantanea, un momento originale e irripetibile; di una figura o di un paesaggio che goda di determinate condizioni di luce.
Ed è proprio il paesaggio il genere più frequentato dagli impressionisti in un rapporto armonico con il mondo della natura, dove l’ambiente rappresentato è fonte di piacere; infatti, i soggetti rappresentati sono animato da persone in situazioni di svago o di vacanza.
Mentre i ritratti raffigurati, esperienza importante della produzione impressionista, sono parte integrante ed emblematica della società moderna: borghesi, operai, prostitute o dandy, compresi nei gesti che appartengono alla loro quotidianità.
“Gli impressionisti cercano un rapporto diretto con la natura…”
Con gli impressionisti, le figure e gli oggetti non sono più delimitati da linee di contorno ma circondati dall’aria, o meglio da altra materia capace di rifrangere la luce conferendo all’elemento nuove tonalità. Poiché il tutto viene scompaginato da un mondo permeato di luce e di materia.
Con lo scopo di essere fedele alla realtà, per gli impressionisti la rappresentazione pittorica ha necessità del colore che si deve adeguare alla mutevolezza della luminosità esterna, modificando in conseguenza la percezione che si ha della realtà stessa. Per rendere l’opera originale e soggettiva, le percezioni vengono filtrate dalla sensibilità di ciascun pittore.
Una caratteristica del movimento è l’abbandono degli atelier, luoghi chiusi dove prima gli artisti lavoravano. Adesso, hanno il desiderio di spingersi oltre, verso nuove mete di libertà stilistica e personale. Da qui, l’espressione en plein air, che dà alla corrente pittorica una connotazione ben precisa. Ovvero, di una pittura a diretto contatto con la realtà.
Ed è in virtù di tale principio che dai laboratori si rivolgono al mondo esterno, dove la ricerca pittorica diviene soprattutto riconducibile al concetto di percezione visiva.
Ma perché un docufilm della Nexo ancora sul mondo dell’arte, e degli impressionisti nel particolare? Si può chiedere uno spettatore attento.
Perché c’è sempre qualcosa di nuovo da dire su un movimento di evidente rottura.
Infatti, secondo un’opinione consolidata, l’impressionismo ha avuto il pregio di fare da spartiacque fra il passato e una trasformazione che ha investito non solo il mondo dell’arte, ma anche l’intera società.
“Monet era il più capace dei paesaggisti dell’epoca…”
Ad accompagnare lo spettatore in un percorso ricco e ben articolato le due curatrici dell’evento, due figure d’eccellenza: Marianne Mathieu e Claire Durand-Ruel, discendente di Paul Durand-Ruel, mercante d’arte e in primis paladino dell’Impressionismo.
Sono 50 i capolavori presentati nel docufilm Impressionisti segreti, già in mostra a Palazzo Bonaparte in Roma.
Protagonisti del documentario sono Monet, Renoir, Manet, Morisot, Cezanne, Sisley ed altri, che con immagini di ampio respiro, detentrici anche di una funzione catartica, trovano una rispondenza d’intenti nelle affermazioni di storici, critici dell’arte e figure di riferimento che commentano porzioni del lungometraggio.
La scrittrice Melania Mazzucco, per esempio, presente nel documentario a illustrare il contenuto di alcune opere ed esprimere un suo giudizio sulla tematica in questione.
Da non trascurare, a completezza di una visione di alto contenuto artistico, la quale coinvolge lo spettatore dalla prima all’ultima sequenza filmica, la presenza di filmati di repertorio che, grazie alle immagini illustrano squarci di passato, scene temporali che appartengono a momenti storici che hanno camminato parallelamente al fenomeno dell’Impressionismo.
In una perfetta equazione fra ciò che gli impressionisti intendevano manifestare con le loro opere, e fra ciò che realmente hanno rappresentato, si assiste a una carrellata di opere dal significato iconografico di indiscutibile valenza.
Inoltre, le didascalie che accompagnano le opere di ciascun autore sono espressione di un significato aggiunto che è ulteriore motivo per interpretare correttamente l’Impressionismo.
“Interpretare la natura per gli Impressionisti stava nel fatto che in quel preciso momento è la natura a farsi artista creando il pittore stesso…”
Provenienti in gran parte da collezioni private, i quadri in esposizione sono la dimostrazione plastica di un movimento pittorico concepito da veri e propri visionari del mondo dell’arte.
Dopo un viaggio di totale coinvolgimento nell’universo impressionista e nella sua pittura, altamente evocativa, lo spettatore si congeda dal docufilm in un appuntamento finale con una veduta di Palazzo Bonaparte, edificio barocco e residenza fino al 1836 della madre di Napoleone, Maria Letizia Ramolino.
“L’impressionismo è necessità estetica, necessità di civiltà, perché l’immagine diventi specchio della quotidianità …”
Written by Carolina Colombi
Info
Sito Nexo Digital – Impressionisti segreti