Carta di Navigare di Gerolamo Azurri #24: le coste della Corsica, nel portolano della metà del 1500
“Quando non si scopre che hai montato li Castorni e che voi andare a Porto Fino, non andare tanto in terra che le correnti ti tirano al capo e in terra; e gli regna rivoltare de venti e gli è una secca che la nave di Nerchero li lasciò il timone […].” – Gerolamo Azurri, Carta di Navigare
Carta di Navigare è un portolano firmato da Gerolamo Azurri pervenuto a noi come manoscritto da una copia seicentesca dell’originale cinquecentesco di proprietà dell’abate genovese Carlo Giuseppe Vespasiano Berio (1712-1794).
Del suo autore, Gerolamo Azurri, non si sa quasi nulla, la cui unica notizia certa è il luogo di nascita: Vimercate, un comune dell’attuale provincia di Monza e Brianza. Le ipotesi più accreditate, stando alle esperienze personali che egli cita nel portolano, lo accreditano come pilota al servizio di Andrea Doria, sotto il comando del Capitano Antonio Doria:
“La Favignana (…) e Trapani fuori in miglia quattro in mare, gli è una secca (…) e lì toccò la nave grossa dei Doria, capitano Antonio Doria […] Capo Bono (…) et li ammazzarono uno delli nostri piloti, e li sortimmo con le galere…” – Gerolamo Azurri, Carta di Navigare
La descrizione del Mar Mediterraneo del ‘500 fatta dall’Azurri è ricca di dettagli, e ancora oggi è fonte di curiosità e di riflessioni per il lettore. Numerose le domande che sorgono scorrendo le pagine del suo portolano: i luoghi descritti sono ancora identificabili? Le linee di costa si son modificate?
Dopo aver visto la nascita dei portolani e come si sono evoluti, ed aver analizzato i tratti di costa della Sardegna, e la traversata sino alla Sicilia, l’arcipelago delle Isole Egadi, le coste della Sicilia, le Isole Pelagie, le Isole Eolie, e l’Isola di Malta, le coste della Calabria e della Campania, la costa del Lazio e le Isole Pontine, la costa della Toscana e le isole dell’Arcipelago Toscano e la costa della Liguria, in questo articolo prenderemo in particolare esame per i lettori di Oubliette le coste della Corsica, per confrontare i dati della Carta di Navigare con la mia esperienza di navigazione in alcuni tratti di costa a me ben noti, attraverso l’analisi comparata con le moderne carte nautiche e coi moderni portolani.
“Corsica è isola, gira intorno miglia […] et è habitata de molte terre e castella.”
L’Isola di Corsica è la quarta per estensione del Mar Mediterraneo, e ha un periplo di 260 miglia nautiche.
Le rotte verso la Corsica prevedono la traversata dal limite orientale del Golfo del Leone, dal Mar Ligure, dalla Sardegna e dal Nord Tirreno, di cui le principali sono:
Da Genova alla Giraglia: 86 miglia per rotta 160°.
Da Savona a St. Florent: 105 miglia per rotta 160°.
Da San Remo a S. Ambrogio: 85 miglia per rotta 145°.
Da Nizza a Calvi: 95 miglia per rotta 136°.
Da Cap d’Antibes a Ajaccio: 126 miglia per rotta 148°.
Da Porto Torres a Propriano (Punta di Campomoro): 50 miglia per rotta 020°.
Da Santa Teresa di Gallura a Bonifacio: 9 miglia per rotta 345°.
Da Fiumicino alle Bocche di Bonifacio: 140 miglia per rotta 260°.
Da Porto Ercole a Porto Vecchio: 100 miglia per rotta 240°.
Da Porto Santo Stefano a Bastia: 78 miglia per rotta 282°.
Da Piombino a Macinaggio: 50 miglia per rotta 275°.
Da Capraia a Macinaggio: 16 miglia per rotta 260°.
L’isola si sviluppa sull’asse nord-sud, e viene convenzionalmente divisa in costa occidentale e costa orientale, con gli estremi posti alla Giraglia (nord) e Bonifacio (sud).
La costa occidentale dell’isola, alta e frastagliata è ricca di golfi e cale, ma è pesantemente battuta dai venti di maestrale che arrivano dal Golfo del Leone senza incontrare ostacolo alcuno, dai ponenti e dal libeccio in misura inferiore.
La costa orientale è invece influenzata da forti venti catabatici che spirano nelle gole delle montagne e provengono da occidente. La seconda traversia sulla costa orientale sono gli scirocchi.
Le condizioni meteomarine possono variare repentinamente. Si consiglia di effettuare almeno quattro verifiche barometriche giornaliere da annotare sul brogliaccio di bordo.
Il Maestrale in particolare può giungere dal Golfo del Leone alle Bocche di Bonifacio in appena 8 ore.
La Corsica fu oggetto di forti contese nel corso del ‘500 fra il Banco San Giorgio di Genova, e la Francia alleata con l’Impero ottomano sino alla Battaglia di Lepanto. Subito dopo il 1570, la Corsica fu presa d’assedio dalle truppe ottomane, alle quali i francesi offrirono ben poca resistenza, provocando la reazione di Carlo V d’Asburgo, che a sua volta invase l’isola. Tedeschi, spagnoli, genovesi, francesi, ottomani e corsi si diedero battaglia nelle principali roccaforti e città dell’isola.
Si ricorda che la Corsica è interessata sia lungo le coste che nell’entroterra da vaste aree protette e parchi naturalistici. Si consiglia di pianificare le rotte e le soste in base ai regolamenti vigenti.
“E prima dirò del Golfo di S. Fiorenzo, che è bonissimo golfo. Il Capo della Mortela, che è il capo da […] e puoi ormegiare e dare li tuoi provesi in terra, sotto il forte, e le ancore de fuora. Ben è vero che gli è cattivissimo […] e per tutto lo sorgitor netto, casoni di arega. Dalla ponta sutile alargatene un poco, dico un osto, perché lontano una gumena fuori gli è uno scoglio, lo quale non vi è salvo passa tre de aqua; ad una gumena e mezza se gli potria accostarsi dalla ponta, ma per più cautella alargatene un osto; del resto non vi è secca alcuna. Gli è più dentro la stanza bona, dove ponno stare gran numero de galere, che si dice la stanza della Fornace; resta dalla banda d’apresso la terra de S. Fiorenzo circa ad un miglio. All’entrare dentro del golfo per insino in terra gli è fondo passa 17 in 18 in 20; nel detto golfo vi fa vento assai e quando si mette il vento, e la traversia è di raro che la serra, non si mette il vento dentro a questo; io l’ho veduto per sperienza, e pochissime volte fala. Al detto Capo della Mortella vi è dell’aqua de una fiumara, però è salmastra; chi la volesse pigliare bona, saria de bisogno andare bene ad alto; ma più facile se ne può pigliare un’archibugiata apresso la terra de S. Fiorenzo, alla fiumara; è bonissima e sbocca in mare. E sopra la terra di S. Fiorenzo è una secca larga, che si guarda […]”
Il periplo dell’isola comincia nella descrizione dell’Azurri dal Golfo di S. Florent. Posto a ponente di Capo Corso, il golfo si apre fra Punta Mortella, segnalata da un fanale verde posto su una torre a fasce bianche e verdi, e Punta Vecchiaia, segnalata da un fanale rosso posto su una torre a fasce bianche e rosse. La batimetria fra le due punte varia dai 30 ai 55 metri.
Lo scoglio indicato dall’Azurri è la secca Tignosu, la quale è coperta da appena 80 cm d’acqua, e si trova 350 metri a nordovest del fanale rosso posto sulla diga del porto turistico. La secca è segnalata a sua volta da una meda con fanale rosso.
È possibile ancorare nella parte occidentale e in quella meridionale del golfo, dove si troveranno batimetrie che variano dai 2 ai 15 metri, su fondale sabbioso con matte di Posidonia. Il miglior ancoraggio si trova nella rada di Fornali, specialmente in caso di venti di libeccio. Da Capo Corso possono scendere dei forti venti catabatici che spirano da est. Il golfo è riparato da tutti i venti, e la sua traversia è unicamente la tramontana.
Il fiume, oggi banchinato, consente l’attracco a piccole imbarcazioni, mentre le più grandi trovano ormeggio nel porto di S.Florent, appena sotto il forte.
“Calvi è porto, ma è picolo. La Revela de Calvi.”
Calvi si trova 30 miglia a ponente di S. Florent. La cittadina fu colonia genovese dal 1268, quando fu rifondata da Giovaninello de Loreto e colonizzata da famiglie provenienti dalla Liguria. La città prestò fedeltà alla Repubblica di Genova, ottenendo così protezione e privilegi economici, al punto che il motto della città divenne “Civitas Calvi semper fidelis”.
Calvi conquistò fama di città inespugnabile nel 1553 sotto l’assedio della coalizione franco-ottomana grazie alla fortezza edificata da Giovanni degli Avogari, citata dall’Azurri con il termine “revela”, rivellino. La cittadella oppose una feroce resistenza all’assedio, e cadde solo dopo diversi assalti.
L’Azurri segnala il porto come “picolo”, e il golfo è aperto ai venti del I e IV quadrante, che possono far montare grandi onde. I fondali sono mediocri tenitori, e anche in caso di venti sciroccali è facile arare se non si fila un adeguato calumo. In caso di grecale si consiglia l’ancoraggio nella rada a sud di Punta Caldano. Le batimetrie variano dai 6 ai 15 metri. A nordovest di Calvi, il faro di Punta Revellata emette due lampi bianchi con periodo di 10 secondi, e ha una portata ottica di 21 miglia. Da questo punto comincia la discesa della costa occidentale corsa.
“La Cala de Giralata è buon loco, massime ormezando sotto la ponta, ove è la fortezza. E quando andarai più dentro dal capo bene in terra con le tue destre per la gran strata che si trova con fortuna, meglio starai; quelli vascelli che staranno dentro della ponta, ove è la fortezza, procuriamo sopra a tutto farsi forte al provese; gli potriano stare galere n. 30. Gli è de fondo palmi […]; la traversia sono ponenti e lebecchi.”
20 miglia a sud di Punta Revellata si apre il Golfo di Girolata, tra Punta Muchillina e Capo Sennio. In fondo al golfo, protetta da un rivellino si trova la vera e propria rada di Girolata, oggi considerata una delle più belle rade della Corsica, oltre che un ottimo ridosso dal maestrale. Si ancora su fondale di sabbia filando di poppa e di prua o con cime a terra.
Fu al largo di questa rada che nel 1540 Giannettino Doria si rese protagonista della cattura di Dragut Rais, a seguito di un ordine speciale dell’Imperatore Carlo V ad Andrea Doria, in quel periodo impegnato nella lotta contro la pirateria nel Mediterraneo, il quale ordinò al Doria di sforzarsi ad ogni costo e con tutti i mezzi per “purgar i mari da un tale intollerabile flagello”.
Giannettino Doria sorprese Dragut Rais nella baia della Girolata, mentre era intento a spartire un bottino relativo a una serie di incursioni tra Toscana e Liguria. Dragut fu preso alla sprovvista, e dopo una lotta selvaggia ma senza speranza, fu costretto ad arrendersi. Rimase in prigionia per tre anni.
“Alla Torre della Sangonare.”
Sotto il toponimo Sangonare si intendono la Diocesi di Sagone e le Isole Sanguinaires, poste 17 miglia più a meridione. Si procederà per tanto alla descrizione di entrambi i luoghi.
Lasciata la rada di Girolata, si doppia Capo Rosso per giungere dopo 20 miglia di navigazione nella rada di Sagone, dove è possibile ancorare a ridosso del maestrale su fondale di sabbia buon tenitore in 4 metri d’acqua, sotto ai ruderi della Torre di Sagone. La rada è aperta al libeccio.
Prestare attenzione alla Secca San Giuseppe, posta di fronte all’omonima punta.
Le Isole Sanguinarie, poste 17 miglia più a sud, segnano il limite settentrionale del grande Golfo di Ajaccio. Due torri genovesi vennero edificate sulla maggiore delle isole Sanguinarie, che offrono riparo dai venti di maestrale. Nel 1806, sull’isola di Mezzu Mare fu costruito un lazzaretto oggi in rovina, destinato ai pescatori di ritorno dall’Africa.
“Taiazzo è un golfo che girerà vinti miglia. La terra sta dentro allo golfo dalla banda de tramontana, non gli è porto nisuno dalla banda de scirocco, dentro allo golfo gli è un isolotto. In lo golfo si può dare fondo per tutto, accostandosi honestamente in terra.”
Il Golfo di Ajaccio si apre fra le Isole Sanguinarie e Punta della Castagna. Il periplo è di 18 miglia nautiche. La città di Ajaccio si trova in fondo al golfo sulla costa settentrionale, e tutt’oggi il resto del golfo è disabitato e privo di altri porti a causa dei forti venti occidentali che spesso rendono difficile la navigazione in questo tratto di mare. Il golfo ha profondità superiori ai 700 metri, e solo sotto costa i fondali salgono a circa 20 metri di profondità. Lungo tutta la costa il golfo di Ajaccio è ricco di secche e scogli pericolosi. Il porto di Ajaccio offre una zona di ancoraggio a nordest dell’attuale porto turistico, di fronte al Corso Jean Nicoli, in corrispondenza dell’ex pipe-line per le navi cisterna. Si ancora su fondali sabbiosi con profondità variabili fra i 5 e i 12 metri.
La cittadella fu fortificata a partire dal 1492 su progetto di Christoforo de Gandino. Venne popolata da famiglie provenienti dalla regione della Lunigiana, da cui proveniva anche la famiglia Buonaparte, che si stabilì ad Ajaccio nel 1510. Successivamente, la città venne occupata dalle truppe francesi nel 1553, e tornò sotto dominio genovese a seguito della pace di Cateau Cambresis nel 1559. Nel 1769 Ajaccio vide la nascita di Napoleone Bonaparte.
“Porto Velice è buon porto dishabitato; la sua traversia sono lebecchi, benchè gli fanno poco danno.”
Il toponimo è di difficile interpretazione, in quanto considerata per una galera dell’epoca una percorrenza media giornaliera di 25 miglia nautiche (come farebbero presupporre le distanze da porto a porto o da ridosso a ridosso descritte dall’Azurri, che variano dalle 20 alle 30 miglia), costeggiando troviamo il Golfo di Valinco, aperto al libeccio ma con un relativo ridosso a Propriano, mentre attraversando il Golfo di Valinco, si raggiunge Punta Eccica, riportata sulla Carta Pisana e sul Compasso da Navegare con il toponimo Cabo d’Ellexe e Porto d’Ellexe, oggi identificabile con l’Anse de Ferru, anch’essa disabitata e aperta al libeccio. Quest’ultima baia protegge dai venti settentrionali grazie ad una lunga lingua di scogli semisommersi che termina a l’Ile d’Eccica, in grado di frangere le onde.
Delle due località, la maggiormente protetta dal libeccio risulta in ogni caso quella del Golfo di Valinco, con le rade di Campomoro, Portigliolo e Baraci, in cui si ancora su fondali sabbiosi con batimetrie medie di 8 metri.
Si consiglia l’ancoraggio nell’Anse de Ferru solo con meteo dichiarato, su fondali rocciosi e sabbiosi con batimetrie che variano dai 2 ai 6 metri. La rada è disseminata di scogli e la cartografia è ancor oggi molto imprecisa.
“Figari è porto per vascelli di remo, e bisogna all’entrata accostarsi al capo da maestro et avertire bene che gli è, un miglio largo, tutto pieno di secche e scoglij e gli è periculoso intrare di notte, e non vi fa altro che vento e mare niente.”
Il Fiordo di Figari è lungo circa un miglio e mezzo, e offre un ottimo rifugio da maestrale e scirocco quando si venisse sorpresi e impossibilitati a raggiungere Bonifacio o Propriano. L’accesso si effettua dirigendo verso la Torre di Caldarello per 8° e allineando la torre con il Campanile di Caldarello sino a scapolare l’isolotto di Purraja, all’interno del fiordo. Si accosta a questo punto per entrare rimanendo a centro canale tra la torre e l’isolotto, e si dirige verso i pontili posti in fondo al fiordo. I punti di ancoraggio sono a est della torre e nella grande ansa successiva. Due boe (rossa e verde) facilitano l’ingresso. Il terzo punto di ancoraggio, il più protetto, è situato a nord dell’Ilot du port, su fondale di 4-8 metri fangoso-sabbioso.
“Bonifacio è bonissimo porto. La sua entrata è da greco e tramontana; non gli è traversia alcuna, fondo bono. Le navi si ponno ormezare senz’ancora, uno provese da una banda all’altra, in dui uno.”
Il Fiordo di Bonifacio, grazie alla sua conformazione e alle falesie che lo circondano, alte tra i 60 e i 100 metri, offre un eccellente riparo nelle Bocche di Bonifacio.
Il porto oggi è interamente banchinato, ed è spesso congestionato in estate a causa dell’elevato traffico navale e diportistico. Si ancora a nord del porto nella Cala della Catena, con ancora e cime a terra su fondali che variano dai 15 ai 7 metri.
Quando nel settembre del 1553 Dragut si congiunge alla flotta francese grazie alla sugellata alleanza tra il Regno di Francia e l’Impero Ottomano, il corsaro francese Pauline de la Garde (1498-1578) induce Dragut a compiere una serie di incursioni in Corsica a capo di un centinaio di galere. Dopo aver bombardato pesantemente Bastia (che fu la prima ad arrendersi aprendogli le porte), si fermò per saccheggiare San Florent e Monticello, per poi assediare e conquistare Calvi. Da qui Dragut ha navigato lungo la costa occidentale, dove fu avvistato alle Isole Sanguinarie, diretto verso le Bocche di Bonifacio.
La città resistette a lungo e si arrese solo dietro la promessa fatta alla guarnigione di ottenere salva la vita. Il presidio di 1200 uomini uscì dalla cittadella fortificata guidato da Antonio da Carmetto. Dragut non osservò del tutto le condizioni di resa: avendo solo promesso salva la vita al contingente militare, si lanciò contro i soldati catturandoli e riducendoli in schiavitù con i loro famigliari. Chi tentò di resistere venne ucciso.
Con l’occupazione di Bonifacio la resa della Corsica fu completa, e Dragut lasciò l’isola per dirigersi sulle coste settentrionali della Sardegna a capo di una flotta di 67 navi tra galere galeotte e fuste.
“S. Manza è uno golfo grande che fa bono porto. La traversia sono greghi e levanti; e se gli ormeza con ancora e provese, overo con duoi ancore, come si vole.”
Doppiate le Bocche di Bonifacio e risalendo la costa orientale della Corsica, il primo porto naturale a cui si giunge è il grande Golfo di Santa Manza. Il golfo è aperto ai soli venti di levante e grecale, mentre in fondo al golfo, il ponente può spirare con violenza dalle montagne.
Esistono tre punti di ancoraggio: Il più settentrionale si trova davanti allo Stagno di Balistra, e consente l’ancoraggio su fondali sabbiosi in 5 metri d’acqua. Il secondo punto di ancoraggio si trova invece a sud di Capo Bianco (Rocce Bianche), di fronte allo Stagno di Canetto, dove è possibile ancorare su batimetrie che salgono rapidamente dagli 8 ai 2 metri. In estate è la rada più affollata. Il terzo punto di ancoraggio si trova in fondo al golfo, in corrispondenza dell’allevamento ittico di Gurzago, su fondali di circa 5 metri.
“Porto vecchio […].”
Il Golfo di Porto Vecchio è legato alla costruzione dell’omonima cittadella fortificata da parte della Repubblica di Genova nel 1539, più volte distrutta e ricostruita durante gli scontri degli anni successivi.
Protetto da ogni vento, l’ingresso al porto non è dei più semplici.
Se la costa sud presenta una batimetria abbastanza libera sino a sotto costa, è altrettanto vero che la costa nord del golfo è disseminata di scogli e bassi fondali.
Fanali e mede rosse e verdi aiutano i moderni marinai nell’atterraggio diurno e notturno, e due fanali scintillanti con settore bianco segnalano gli allineamenti notturni del canale navigabile per l’accesso al porto commerciale.
Il miglior punto di ancoraggio si trova a sud dell’isolotto Ziglione, su un fondale di 5 metri buon tenitore. La Baia dello Stagnolo può tentare poiché molto protetta, ma nasconde un dedalo di scogli e bassi fondali.
Se non è necessario entrare a Porto Vecchio, è di gran lunga preferibile il Golfo di San Cipriano, mezzo miglio a settentrione del Golfo di Porto Vecchio. L’accesso è semplice, e si ancora a nordovest dell’Isola San Cipriano su un fondale di 5 metri, protetti dai venti del primo, terzo e quarto quadrante.
La costa si mantiene alta e rocciosa sino a Solenzara, ma offre pochi ridossi e solo per brevi soste con bel tempo.
“La piaggia di Leria dritta si corre fra maestro e tramontana a venire da mezzo giorno e scirocco, et a mezza piaggia gli fa una punta sutile, che saglie un poco fuora; e per contro a quella, alla marina, gli fa un poco di colinetta, ove per segno gli è una torre antica ruinata.”
Oltrepassata Solenzara, la costa di Aleria si abbassa per divenire una lunga spiaggia. La torre indicata dall’Azurri è probabilmente identificabile con la Torre di Diana, posta a guardia dell’ingresso della Laguna di Diana, a nord di Aleria. La costa si mantiene bassa e sabbiosa sino a Bastia, e non offre alcun ridosso.
Occorre allargarsi molto dalla costa a causa di un poligono militare sito tra Alistro e Travigliano, lungo un tratto di costa di nove miglia quadrate.
“La Bastia è la principal città di Corsica.”
Bastia fu fondata nel 1378 dal governatore genovese Leonello Lomellini per difendere la zona dagli attacchi del conte Arrigo della Rocca, e prende il nome dalla sua fortezza, posta a meridione del Porto Vecchio di Bastia, il quale oggi ospita il porto turistico. Nel 1488 Raffè de’ Grimaldi terminò la costruzione delle mura e cominciò l’edificazione della cittadella, completata da Andrea Spinola nel 1521. Non esiste possibilità di sostare alla fonda a Bastia.
“Capo Corso, gli sono duoi isole: una se chiama la Ceraggia e l’altra la Fenachirola, dove con galere si può stare da ogni tempo e girare da una banda all’altra; e tra un’isola e l’altra gli è una torre che se chiama S. Maria, dove gli è porto de barche, bassi fondi.”
Da Bastia a Capo Corso la costa ridiventa alta e rocciosa, con piccole baie che offrono riparo con bel tempo, su fondali sabbiosi. Fra queste si ricordano le rade di Pietracorbara, Porticciolo e Meria, per giungere infine a Macinaggio, primo porto di arrivo per chi giunge da Capraia, distante appena 16 miglia.
Si può ancorare a meridione di Punta ‘a Coscia, prestando attenzione a non ostacolare il traffico in entrata e uscita dal porto di Macinaggio.
Le Isole Finocchiarola, facenti parte di una riserva marina, distano da Punta a Coscia 1,3 miglia, e non è consentito il transito. Si doppiano passando a oriente della boa con segnale cardinale posta al largo delle isole.
È possibile l’ancoraggio nella baia di Tamarone, tra Punta ‘a Coscia e le Isole Finocchiarola, e, doppiate le isole, nella Baia di Santa Maria, tra la torre genovese citata dall’Azurri e Punta Vecchia, su un fondale di sabbia buon tenitore e batimetria compresa fra i 3 ed i 5 metri.
Il periplo dell’Isola si conclude doppiano Punta d’Agnello, e incontrando la rada di Barcaggio, dove si può ancorare su fondale sabbioso buon tenitore. Davanti alla rada si trova l’Isola della Giraglia, estremo nord dell’isola, e boa naturale della famosa regata “Giraglia Rolex Cup”, organizzata dallo Yacht Club Italiano in collaborazione con lo Yacht Club de France.
La prima regata fu disputata nel 1953, e rappresenta il più antico trofeo italiano mai interrotto nella disciplina della vela d’altura. Per molti anni fu l’unica regata a essere disputata nel mar Mediterraneo. Il percorso odierno parte dal porto di Saint-Tropez prevede il doppiaggio della Giraglia e si conclude a Genova, dopo 243 miglia marine.
Per chi volesse cimentarsi nella ricostruzione del paesaggio costiero dell’area esaminata, o per esigenze di navigazione, si consigliano: per la traversata dalla Costa Azzurra, Riviera Ligure e Toscana verso la Corsica: la Carta nautica n.909, da Nizza a Piombino e Capo Corso, edita dall’Istituto Idrografico della Marina; per l’Isola di Corsica: la Carta nautica n.910, Isola di Corsica (comprese Bocche di Bonifacio e Nord Sardegna), edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.2150, Da Cap Corse a Punta L’Acciolu e Golf de St. Florence, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.5214, da Calvi a Carges, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.2156, Da Punta d’Orchia a Capo Muro, Paraggi di Ajaccio, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.2158, da Cap Muro a Cap de Feno, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n. 326, Bocche di Bonifacio, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.2160, litorale di Porto Vecchio, dall’Ansa di Favone alle Isole Lavezzi, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.2162, Dal Faro di Alistro a Solenzara, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.2164, Litorale a sud di Bastia, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta Nautica n.2166, Litorale a nord di Bastia, edita dall’Istituto Idrografico della Marina, la Carta 111 dei Simboli, abbreviazioni, termini in uso nelle carte nautiche edita dall’Istituto Idrografico della Marina, l’Elenco di Fari e Segnali da Nebbia, edito dall’Istituto Idrografico Militare, il Portolano P1, dal confine italo-francese a Marinella, il Portolano P2, da Marina di Carrara a Sabaudia e Corsica, edito dall’Istituto Idrografico della Marina, il portolano scritto da Mauro Mancini, Navigare Lungo Costa volume N.5, Corsica e Sardegna, Instructiones Nautiques, France côtes de Corse , volume D2.3, edito dal Servizio Idrografico ed Oceanografico della Marina Francese.
Written by Claudio Fadda
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Bibliografia
Gerolamo Azurri, Carta di Navigare, Civico Istituto Colombiano, Genova, 1985
2 pensieri su “Carta di Navigare di Gerolamo Azurri #24: le coste della Corsica, nel portolano della metà del 1500”