“Dal medioevo al rinascimento, saggi di lingua e stile” di Pier Vincenzo Mengaldo: la canonizzazione del volgare
“Pier Vincenzo Mengaldo appartiene alla generazione di grandi maestri, che hanno profondamente inciso nella storia della critica degli ultimi cinquant’anni. Il libro che segue è un’ennesima dimostrazione del suo luminoso magistero” – Matteo Palumbo
Il professor Mengaldo è uno dei massimi esperti in filologia e critica della letteratura italiana. Ha insegnato presso le università di Genova, Ferrara e Padova. Allievo di G. Folena, ha studiato con particolare acume storico-filologico M. M. Boiardo (delle Opere volgari, 1962; La lingua del Boiardo lirico, 1963) e Dante (critica del De vulgari eloquentia, 1968; Linguistica e retorica di Dante, 1978). La sua costante attenzione verso la letteratura italiana è testimoniata dai dieci saggi proposti nel volume “Dal medioevo al rinascimento, saggi di lingua e stile”, edito nel 2019 dalla Salerno Editrice all’interno della collana Forme e stili del testo, diretta da Sergio Bozzola e Chiara De Caprio.
Come anticipato dal titolo del volume, i brevi saggi in esso contenuti racchiudono una attenta selezione di autori compresi tra il medioevo ed il rinascimento italiano, di cui i primi nove non erano più reperibili sul mercato editoriale, mentre il decimo è un saggio inedito.
Il professor Mengaldo accompagna lo studioso esplicando il suo metodo di indagine e la sua critica, e attraversando i secoli, gli stili, le forme letterarie, porta per mano il lettore alla conclusione che la lingua e lo stile vanno collocati nel contesto storico, culturale e linguistico in cui gli autori, da Dante al Boiardo, dal Sannazzaro al Guicciardini, si trovano immersi.
“Con ciò siamo a cavallo di quei casi in cui non solo un determinato uso linguistico, ma una particolare modulazione concettuale di Dante si chiarisce meglio sullo sfondo della tradizione culturale del Medio Evo” – Pier Vincenzo Mengaldo
E quale punto di partenza più saldo e tuttavia soggetto ad attenta analisi, del trattato stilato da Dante Alighieri nel 1303, ovvero il De Vulgari Eloquentia, tutt’oggi oggetto di dibattito sull’utilizzo non solo del volgare e della sua canonizzazione metrica e stilistica, in cui lo stesso Dante fa emergere
“Una traccia sottintesa della polemica dantesca […]” – Pier Vincenzo Mengaldo
Facendo percepire fra le righe come il Cavalcanti debba “abdicare” al suo ruolo di caposcuola nell’uso del volgare
“In virtù di un contrasto ideale che Dante si accontenta di indicare fra le righe al lettore […]” – Pier Vincenzo Mengaldo
Dalla canonizzazione del volgare continua il viaggio nel tempo e nella storia della lingua; il professor Mengaldo con abilità accompagna il lettore nell’analisi degli Amorum Libri del quattrocentesco Boiardo, in cui è ormai evidente la marginalità dell’influenza del modello sintattico latino e la forte influenza del Petrarca nella sintassi e nella musicalità come nell’apertura “cantata” del Boiardo:
“Sono ora in terra o sono al ciel levato?/ sono io me stesso, on dal corpo diviso?/ son dove io veni, on sono in paradiso,/ che tanto son da quel che era mutato?”
Ed i cui rilievi formali ben emergono nelle ottave de “L’innamoramento di Orlando”.
Spostandosi poi al secondo ‘400 il professor Mengaldo non manca di evidenziare la posizione peculiare e avanzatissima del Sannazaro, di chiaro stampo lirico petrarchistico e subito riconosciuta nel giudizio e nei canoni dei letterati cinquecenteschi e che anticipa il Bembo.
La raccolta di saggi offerta dalla Salerno Editrice offre dei temi senz’altro centrali nel dibattito critico, ed espone il metodo esemplare del professor Mengaldo, che sicuramente offrirà molteplici oggetti di studio per questo arco temporale della storia della lingua e letteratura italiana, nell’ottica del raggiungimento di una interpretazione complessiva delle ragioni del testo, delle sue dinamiche, e della posizione degli autori e delle loro opere nella storia sociale, culturale e letteraria.
Un pensiero su ““Dal medioevo al rinascimento, saggi di lingua e stile” di Pier Vincenzo Mengaldo: la canonizzazione del volgare”