“Non ci salveranno i melograni” di Maristella Lippolis: il viaggio interiore di una donna
“Passo giornate intere senza mettere a fuoco pensieri precisi, senza parlare, immersa in un tempo materiale e insieme leggero che trascorre sull’acqua e sulla terra, riempito solo dalle grida delle cicale e dagli uccelli e dalla voce morbida di Vera. Ma non mi sono ancora allontanata abbastanza, non ancora. E qual è la distanza che occorre, quella giusta?”.

Riflessioni e interrogativi di Laura, protagonista del romanzo “Non ci salveranno i melograni” di Maristella Lippolis pubblicato da Ianieri Edizioni.
Siamo su un’isola in Dalmazia, nell’estate del 1991, poco prima dello scoppio della guerra che sconvolse i Balcani. Laura è una avvocatessa romana che ha deciso di trascorrere le sue vacanze in solitudine su una delle più sperdute isole disseminate sul versante orientale del mare Adriatico.
Quali sono le spinte emotive che hanno portato la protagonista a scegliere un rifugio così isolato? Da cosa fugge e cosa cerca?
Interrogativi che accompagnano il lettore e che la sapiente scrittura della Lippolis svela lentamente, lasciando lo spazio alla riflessione sugli aspetti più intimi della vita della protagonista, nell’alternanza di una narrazione sotto forma di diario che conferisce uno spessore introspettivo ancora maggiore alla storia narrata.
L’arrivo sull’isola, il ritrovarsi di fronte alla propria coscienza nel silenzio delle giornate trascorse a contemplare il mare, l’incontro con Vera, una donna la cui vita è stata sconvolta dalla misteriosa scomparsa del marito, ma che rivela una generosità materna nei confronti di Laura, e ancora l’incontro con Goran, il figlio di Vera, un uomo che già porta sulla pelle le ferite di una folle imminente guerra fratricida.
Le giornate dell’avvocatessa romana si riempiono di nuove lezioni, impara cosa vuol dire vivere del lavoro della propria terra, confrontarsi con le forze della natura, nel bene e nel male, abbandonarsi fra le braccia di un uomo che non ha ancora compiuto la scelta che darà il senso e la direzione alla propria esistenza.
“Un’altra giornata che finisce, un altro tramonto dietro il promontorio a incendiare il cielo. Non sono mai tutti uguali, ogni giornata riesce a inventarne uno diverso. L’attenzione di Laura si sofferma continuamente su piccoli dettagli, la mente pacificata ma nello stesso tempo risvegliata dalla bellezza di quel luogo che ormai è diventato la sua casa, il suo orizzonte, la sua incombenza quotidiana.”
Laura si immedesima talmente tanto nella vita sull’isola e nella casa di Vera che decide di prolungare la sua permanenza a tempo indeterminato. Non vuole tornare a Roma, dove ha lasciato i fantasmi del passato che tornano a influenzare anche il suo presente, legami familiari complicati che le hanno lasciato pieghe nell’animo difficili da distendere.
La vita sull’isola le appare più lineare, meno complicata soprattutto nelle relazioni umane. Ma non è quello che le farà capire la notte trascorsa con Goran, né la rivelazione della misteriosa scomparsa del marito di Vera.
Ognuno di loro porta con sé un fantasma e su tutti loro incombe la più assurda delle tragedie, quella guerra che iniziava a produrre le sue vittime, psicologiche prima ancora che fisiche.
Quando poi le bombe diventeranno reali, Laura dovrà abbandonare l’isola, quella terra che ha sentito come casa e che ora potrebbe rivelarsi fatale per la sua stessa vita. Dovrà tornare a casa, quella vera, al suo lavoro, e potrà affrontare il presente perché sull’isola è riuscita in qualche modo a indagare il passato, a guardare dentro il baratro della sua anima e piano piano a tornare in superficie, respirando.

Il viaggio di Laura, iniziato come una ordinaria vacanza estiva su un’isola del Mediterraneo, si è trasformato in un viaggio interiore, nel corso del quale la protagonista è riuscita a sintonizzare le frequenze della propria esistenza con quelle di persone straordinarie nella loro semplicità, che hanno saputo toccare i tasti giusti per dare alla donna la capacità di leggersi dentro e comprendere tutto quello che per molto tempo era rimasto seppellito sotto la coltre della paura.
Una storia intima e personale sullo sfondo della quale viene tratteggiato l’imminente dramma della guerra dei Balcani, un conflitto a due passi da casa nostra che ha sconvolto famiglie, amicizie, interi borghi, minando per sempre la pacifica convivenza di etnie e religioni diverse.
L’autrice tiene a precisare che, sebbene questo romanzo sia stato pubblicato nel 2004, oggi lo ripropone con una maggiore valenza storica, in un momento in cui i sovranismi e le levate di scudi contro le minoranze e le diversità sono tornati prepotentemente alla ribalta della scena politica europea.
I drammi del passato dovrebbero essere da monito per l’umanità, ma troppo spesso purtroppo la memoria si perde e si torna e ripetere errori fatali. Allora anche la letteratura diventa veicolo per aiutarci a ritrovare il senso apparentemente perduto delle nostre precarie esistenze, sia individuali che collettive.
Written by Beatrice Tauro