“Il volo della libellula” di Maria Lidia Petrulli: il mistero di un prezioso libro legato a Leonardo da Vinci

Il volo della libellula” è il volo della libertà. È il volo del pensiero libero, che lievita leggero nell’aria come una libellula. Ma è una libertà che si conquista: non ce l’abbiamo dalla nascita come le gambe o la testa. Ci dobbiamo arrivare affrontando i nostri demoni, con tutta l’indicibile fatica che costa quella leggerezza necessaria per staccarsi da terra.

Il volo della libellula
Il volo della libellula

Ed è un viaggio senza ritorno. Perché, ci avvisa l’autrice con le parole di Leonardo da Vinci,Una volta che abbiate conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati, e là desidererete tornare”. Pausa di riflessione. Silenzio. Va riletta ancora due o tre volte, fermandosi bene ad ogni virgola. E poi ancora pausa, svuotare la mente, e ripassare ancora su quelle parole. Indispensabilmente in silenzio. Dove il silenzio non è un vuoto di suoni, ma un soleggiato terreno fertile magari arato di fresco e profumato d’autunno, dove si propiziano i pensieri.

Questa frase è ricorrente nel libro, e ogni volta genera sensazioni diverse, perché è lo sguardo di quel momento, e solo di quel momento che genera quel volo di pensiero. «Tutte le cose assumono un significato e un valore diverso secondo l’occhio con cui le guardi. In poche parole, cambiando il punto di vista, cambia tutto».

Questo l’ambiente narrativo del libro, poi, per il resto, Il volo della libellula”, di Maria Lidia Petrulli (Ensemble Edizioni, 2019) è un giallo, anche un bel giallo. Ma non un giallo col delitto, piuttosto col mistero. Il mistero di un prezioso libro antichissimo, legato direttamente a Leonardo da Vinci, da risolvere con tanti colpi di scena. Ma non solo, perché poi il romanzo si stacca dalla sua trama gialla e prende il volo col suo contenuto fluente, con le sue riflessioni dentro cui ci porta per mano.

Se si chiede all’autrice di dargli un’etichetta, lei risponde a tamburo battente che è un giallo psicologico. Ma ci starebbe stretto, sarebbe un errore, perché questo libro salta la staccionata ideale del giallo puro, per correre nel campo aperto del giallo filosofico. Lo so, è una definizione che non esiste; però, per una volta, possiamo non accomodarci nelle definizioni di seconda mano? Allora mi prendo la responsabilità: è un giallo filosofico.

Basti pensare che fra i tanti personaggi principali emerge, o almeno fa capolino quasi in ogni capitolo, il genio di Leonardo da Vinci.

Ma non solo il genio di artista o di inventore, piuttosto il genio di visionario, il genio generatore di pensieri profondi che ci possono salvare. I pensieri che poi, ci suggerisce l’autrice, stanno al centro dei suoi quadri. Perché la Gioconda, o altrettanto il dipinto di San Giovanni Battista, non contengono solo colori e tecnica pittorica, ma idee rivoluzionarie e profonde, silenzi tumultuosi, indicazioni filosofiche.

San Giovanni Battista - Leonardo da Vinci
San Giovanni Battista – Leonardo da Vinci

Il ritratto di San Giovanni Battista in effetti è un altro dei personaggi principali de “Il volo della libellula”, e bisognerebbe andare a riguardarselo. Si dovrebbe tenere lì durante la lettura del libro, per quel sottile, incantato riverbero, tra il dipinto e il libro di Maria Lidia Petrulli. Perché ognuno dei due aiuta a comprendere l’altro, a spiccare il volo della libertà, o se si vuole, della libellula.

A tutto questo però ci si arriva per gradi, seguendo le vicende dei protagonisti, apparentemente sconnesse tra loro, ma che mano a mano convergono verso il finale, non certo scontato.

Si parte da Amélie, restauratrice di dipinti, che nel difficile percorso della sua vita ha perso il suo particolarissimo “occhio”, il potere cioè di una grandissima sensibilità che la porta ad entrare in volo dentro ogni pennellata, ogni cromatismo, ogni sensazione delle opere che deve far rivivere col restauro. Perso questo valore, per lei fondamentale, si richiude in una gabbia di tormenti e di fantasmi.

Da un’altra parte inizia l’avventura di Giulia, vulnerabile e matematica, davanti a bivi professionali costosi e fondamentali, tormentata dalle angherie e dalle violenze del fidanzato Alberto, personaggio oscuro, insicuro e fallimentare. Su tutto, il genio di Leonardo da Vinci è il controcanto della struttura. E in molti nodi della trama fa da voce guida, o da suggeritore, occhieggiando verso la via della salvezza e della libertà.

“Che ognuno di noi deve giocare il ruolo che ha nella commedia della vita sino in fondo; non ci sono parti più facili o difficili, solo diverse, e ciascuna va interpretata come se fossimo il più abile fra i giocolieri, anche quando il gioco non va come dovrebbe. La cosa più difficile è sapere quando ritiraci. Il volo della libellula si arresta quando muore, ma al suo posto ne nascerà un’altra e il ciclo continuerà. La libertà è un occhio che segue trame imprecise.”

La Petrulli tira i fili di tutti i protagonisti con grande abilità verso un punto d’incontro possibile (possibile? Non lo sveliamo…), governato dal libro antichissimo che dicevamo, e legato alla grande genialità del nostro protagonista del Rinascimento.

La storia è una storia al femminile, perché le protagoniste principali sono due donne. Amélie e Giulia sono donne forti, che sembra si siano arrese, ma lottano strenuamente. Si difendono anche indietreggiando, e pagano un prezzo altissimo per cercare la salvezza, con la loro intelligenza, la loro sensibilità, e senza scontro fisico. Ecco perché dico che è una storia al femminile.

Loro rappresentano due modi opposti di rapportasi alle difficoltà e di risolverle: subire il male, o cercare un riparo. Un dubbio amletico, dove emerge la differente potenza femminile dei due personaggi, simili e opposti.

Ci sarebbe anche Leonardo da Vinci, al maschile, ma la sua forza non è incanalabile in un singolo genere; è molto oltre. Al contrario, il vero protagonista maschile, Alberto, incarna fin da subito il buio dell’animo umano. Quel buio accecante e doloroso che esiste solo al maschile. Infatti, mi spiace ma questo lo dobbiamo svelare: Alberto è l’orco. Un potenziale maledetto esecutore di femminicidio.

Con lui la narrazione scende nell’inferno più profondo. E lì brucia. Il racconto è talmente intenso, talmente viola (chi avrà il piacere di leggere il libro capirà perché uso proprio questo colore), da provocare dolore. Leggere fa male, perché sei lì, tra le mani che stringono il collo e il collo che rantola. Sensazioni forti che presumo, arbitrariamente, la Petrulli possa aver attinto più dalle sue conoscenze in materia psichiatrica che dalla fantasia pura…

Maria Lidia Petrulli
Maria Lidia Petrulli

Seguire la lucida allucinazione del protagonista provoca sensazioni così forti che si ha quasi il desiderio di staccarsi dalle pagine. Ma no, il libro ti sa tenere lì ben stretto, anche se non ti dà nessun conforto in questo. E le scene più dure sono viste da due telecamere. Quella terribile del carnefice, e quella del dolore della vittima. Visioni che feriscono, ma sono belle pagine sotto il profilo letterario, che ci mostrano i due punti di vista opposti. Lo stesso fatto, o meglio, lo stesso misfatto, visto passo passo da angoli opposti. Visto da occhi accecati, e visto da occhi pieni di lacrime. Una bella prova di scrittura.

La libertà è una vita senza rimpianti, trascorsa cercando la luce e camminando su un sentiero dove sarà impossibile non incontrare difficoltà e sconfitte, ma non ha importanza. Ciò che conta è la coerenza con se stessi e sentire di possedere la leggerezza della libellula”, dice una delle protagoniste. Lo dice nelle ultime pagine, ma quando arrivi a leggerlo lo stai già pensando. Allora rallenti la lettura, per altro scorrevolissima, e ti chiedi se un libro debba far pensare. È un dubbio? No, non può esserlo, perché se non ti fa pensare non è un libro! È cartaccia stampata, e purtroppo ne abbiamo, ma siamo bravi a evitarla grazie anche a libri come questo.

 

Written by Pier Bruno Cosso

 

Info

Sito Edizioni Ensemble

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