Le origini del Manga: dal Giappone alla mostra curata da Paolo Linetti per il Lucca Comics
Ogni anno durante la manifestazione del Lucca Comics and Games a Lucca, sono varie le mostre che si svolgono in vari punti della città.
Quest’anno una su tutte ha catturato l’attenzione del pubblico e degli appassionati, quella sulle origini del manga curata da Paolo Linetti, con una guida d’eccezione come Megumi Akanuma dell’associazione culturale DEAI.
La mostra si è svolta alla Fondazione della Banca del Monte di Lucca durante i cinque giorni di Lucca Comics and Games ed ho avuto modo di poter vedere da vicino opere di collezionisti privati di grande importanza internazionale e di conoscere la storia e la nascita dei manga.
La parola manga è composta da due ideogrammi, “immagine divertente” ed il primo ad usarla è stato Hokusai Katsushika, artista giapponese celebre per la sua arte xilografica e noto al grande pubblico per le numerose Vedute del Monte Fuji, due delle quali campeggiavano nella sala principale.
I quaderni manga di Hokusai sono una collana di 14 volumi ristampata dal 1815 e ancora oggi, in cui sono raccolte immagini di paesaggi della natura, paesaggi trasformati dall’uomo, leggende e scene con animali antropomorfizzati (ad esempio topolini, prima ancora di Mickey Mouse). La sua ricerca arriva a cogliere l’essenza delle forme e addirittura a stilizzare le immagini con soltanto un colpo di pennello.
In Giappone testo e immagine sono di uso consueto nelle xilografie e diventano di uso popolare a partire dai kusazoshi, pubblicati dalla metà alla fine del periodo Edo.
I libri venivano portati a domicilio da conoscitori dei gusti del pubblico e scelti con attenzione per i diversi lettori. Per questo venivano classificati a seconda del tema e del pubblico di riferimento: libro rosso (Akahon) storie fiabe classiche soprattutto per bambini, libro nero (kurohon) e libro azzurro (aohon) con storie di combattenti e di derivazione del teatro Kabuki per ragazzi, il libro giallo (kibiyoshi) divertente e comico per adulti anche se nasce per bambini, ed i Gokan, romanzi con conflitti in famiglia e temi come fedeltà e vendetta.
Il più famoso e longevo romanzo fu Shiranui Monogatari e diede inizio a due generi manga: le principesse combattenti e i shojo manga quelli di genere femminile.
Diventano quindi congiunzione tra manga di Hokusai e il manga moderno sia per la capacità di riunire in una unica tavola immagine e testi, sia per la serialità di produzione e distribuzione.
I primi fumetti in Giappone videro la loro diffusione a partire dalla metà del 1800 e il primo vignettista fu Rakuten Kitagawa (1876-1955), ma solo con Osama Tezuka nasce il fumetto moderno, ispirato anche da quello occidentale sia per linguaggio che per stilizzazione.
Fu lui ad esempio ad inserire gli “occhioni” ai suoi personaggi e a produrre i primi cartoni animati giapponesi.
Grazie alla visita guidata di questa mostra ho scoperto che alcuni personaggi moderni sono in realtà protagonisti di leggende giapponesi raccontate nei libri rossi, ad esempio Lupin è antenato di un famoso ladro realmente esistito oppure alcuni personaggi di Dragon Ball.
L’uso di madreperla e di ori nelle produzioni xilgrafiche ritornano in manga noti come Sailor Moon e in tutti gli effetti speciali dei cartoni animati in cui avviene una trasformazione magica.
Le principesse guerriere sono un altro punto di forza dei primi manga e da lì prendono spunto personaggi come Lady Oscar o la principessa Zaffiro.
Le storie classiche sono alla base di molti manga che noi conosciamo ancora oggi e vedono origini antichissime. Anche movimenti e pose che a noi sembrano strani e fuori luogo si basano sul teatro Kibuki e sul modo di disegnare il movimento in epoca Edo.
Le novità che noi occidentali troviamo in molti manga, sono quindi riproposizioni classiche di temi e personaggi che per i giapponesi sono di cultura popolare.
Anche se difficile definire una vera e propria paternità del manga, è indubbio come questa forma popolare debba le proprie origini a varie forme popolari: i kusazoshi distribuiti porta a porta, la xilografia, il maestro Hokusai, il teatro e i kamishibai (narrazioni itineranti con uso di immagini che scorrevano come un teatrino).
Il manga, quindi è la forma di comunicazione più immediata e popolare, che arriva a tutti dai bambini agli adulti e riesce a trattare da argomenti comici a quelli più impegnati in forma di immagini e parole.
Quello che sembra una forma espressiva moderna ha origini antiche, anche se nel corso degli anni ha subito vari cambiamenti, alcune tradizioni rimangono ad esempio il fatto che si leggano da destra a sinistra riporta a quando si srotolavano le xilografie e si guardavano e leggevano in quel modo.
Provate a guardare La grande onda al largo di Kanagawa di Hokusai da destra a sinistra e ne avrete una sensazione del tutto diversa.
Alcune info presenti in questo testo sono state riprese dal catalogo della mostra Le origini del Manga- Da Hokusai al manga moderno a cura di Paolo Linetti dell’associazione Ippokampos.
Written by Gloria Rubino