“Nel profondo” di Daisy Johnson: la fatica, la magia, la sofferenza e il mistero dell’esistenza
“I luoghi dove siamo nati ritornano. Si travestono da emicranie, mal di stomaco, insonnia. Sono la sensazione di cadere con cui a volte ci svegliamo, brancolando in cerca della luce, certi che tutto ciò che abbiamo costruito sia scomparso nella notte. I luoghi dove siamo nati ci diventano estranei. Non ci riconoscono più, anche se noi li riconosceremo per sempre. Ci sono cresciuti dentro, sono il nostro midollo.”
Gretel è una lessicografa di mestiere, ama le parole e scoprirne i significati. Questa passione è nata da bambina, quando con la madre parlava un linguaggio che solo loro erano in grado di comprendere.
Inventavano ogni giorno parole nuove e ce n’era una in particolare, Bonak, usata per indicare tutto ciò che fa paura. Da ormai sedici anni la madre se ne è andata, Gretel non sa dove ma cerca da sempre qualche traccia di lei.
Un giorno però una telefonata riporta in vita quella speranza che sembrava ormai cancellata, i ricordi riemergeranno come uno tsunami e con essi tutti i protagonisti di quegli anni di vita, dall’innamorato Roger al misterioso Marcus.
“Nel profondo” (Fazi Editore, settembre 2019, traduzione di Stefano Tummolini) è il primo romanzo della scrittrice inglese Daisy Johnson che, a ventotto anni, è la più giovane candidata al Man Booker Prize.
Un romanzo non semplice le cui storie si chiariscono andando avanti con la lettura. Dalla prima pagina capiamo di essere davanti ad un romanzo magnetico, Greta e la madre entrano sottopelle con lentezza e forza al tempo stesso, Marcus viene nominato più volte e solo dopo la metà del romanzo ci vengono svelati il suo passato e la sua reale natura.
I temi sono tanti, il rapporto madre-figlia, la transessualità, la maternità, il rapporto tra uomo e natura.
E poi c’è il fiume che scorre incessabile, fonte di vita e di morte, e il bosco, oscuro e forse magico, attraverso il quale tutti prima o poi passano.
“Non gli dicesti che non avevi mai voluto un bambino. L’avresti tenuto – se non altro per lui. Succede di continuo. La gente lo fa tutti i giorni, senza starci a pensare. Certe coppie fanno figli solo per fare qualcosa insieme. Tu l’avresti fatto perché sarebbe stato un pezzo di lui.”
Troviamo anche il Mito di Edipo in versione femminile e l’ambientazione è davvero bella, insolita e ricca di simbolismi.
“Per come la vedo io, disse lui, la vita è qualcosa che gira. Come un pianeta o una luna che gira intorno a un pianeta.”
Il finale è inaspettato e se questo libro è così particolare, profondo e ammaliatore e grazie allo stile di questa scrittrice davvero talentuosa che è riuscita a creare una storia diversa da altro che possiamo aver letto, una storia non felice che mostra le difficoltà dell’esistenza e dell’esistere.
Written by Rebecca Mais