Concerto del coro sardo di Usini e del coro alpino di Tuenno: la musica come mezzo di aggregazione e scambio interculturale
“La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che ascolta.” – Khalil Gibran

Era la sera dell’8 settembre a Usini, un paese del Logudoro, in Sardegna.
Sera di cielo stellato, di refoli di vento leggeri a spazzare via la calura, di bandierine che addobbano le strade di colori.
Sera di calca in piazza, con bambini, adulti e anziani insieme a condividere la festa delle Marie con un pezzo di pizza in mano e gli occhi verso il palco.
Sera di canzoni, di inni, di melodie meravigliose cantate dai cori di Usini e di Tuenno, un paese della Val di Non in Trentino.
Sera di condivisione, scambio, confronto.
Sera di arte come ponte d’incontro fra culture e fra generazioni.
Sera di amicizia, di passione, di espressione concreta valori, di manifestazione di un senso di identità che non preclude l’accoglienza dell’altro.
Io c’ero, dietro il palco, con un bicchiere di vino in una mano e nell’altra lo smartphone per registrare quello che i coristi dicevano senza cantare. A dire il vero, cantavano anche quando parlavano di musica, sorridevano ed erano ispirati, felici, eredi di antichi popoli e padri del futuro.
Abbiamo parlato di cime innevate, di distese assolate, dell’onore di indossare un costume che è bandiera di storia, del soffio divino che rende interpreti dell’Assoluto quando si è in cerchio a intonare note, guardandosi negli occhi e nel cuore, quando l’io diventa Noi e si moltiplica.
Sardi e trentini uniti dalla stessa passione, da un’autenticità che non è apparenza, da una poesia che non è studio asettico, da una visione della vita, dell’Uomo e di Dio che trascende confini e si unisce in un solo canto.

Giulio de Concini, presidente del coro Lago Rosso di Tuenno, si è raccontato con spontaneità, precisando l’importanza di provare intensamente emozioni, premessa necessaria per trasmetterle al pubblico, per farlo diventare musica esso stesso, trascendendo la fisicità.
La sua è una vita dedicata al canto, passione che lo accompagna “fin dal primo vagito”, in un mix fra molta passione, giusta disciplina e un pizzico follia.
La musica dei cori sardi è caratterizzata dalla potenza, quella dei cori alpini si basa su voci più sottili e leggere che giocano sull’alternanza piano e forte che fa vibrare l’animo, ha precisato Giulio.
È poi intervenuto Gian Mario Virdis, cantautore e corista di Usini, che ha sottolineato, con trasporto, come i canti della montagna siano “malinconici e silenziosi: è il silenzio della guerra, della neve”. I direttori dei rispettivi cori si pongono in modo diverso, sia per impostazione vocale e musicale sia per interpretazione, eppure entrambi trasmettono emozioni indescrivibili.
Il canto sardo ha “sa contra”, ossia la mezza voce, che lo differenzia e caratterizza, “molti dicono sia la voce dell’animale: il muggito del bue o il belare della pecora. Quale è l’origine di questa voce baritonale? I pastori durante le lunghe permanenze solitarie in campagna instauravano un feeling con le pecore e ai loro versi facevano eco gli animali che gli erano compagni. Sui quei versi l’uomo, a sua volta, cantava”, mi ha spiegato Gian Mario.
In questo caso si è trattato di cori maschili, tutti uomini per una questione di timbrica e per le origini culturali in cui si sono originati, non certo per misoginia, ma per la condivisione di peculiari esperienze di gruppo.

Mario Cuccuru, presidente del coro di Usini, canta da circa quarant’anni e ha fatto una scelta fra il calcio e il canto a favore di quest’ultimo “perché il coro è per tutta la vita, anche dopo la pensione, e all’interno di esso di stringono amicizie intergenerazionali che esulano la musica ma coinvolgono la quotidianità”.
Il direttore del coro di Usini, Mario Tedde, canta dal 1974 e ha affermato che “la musica è tutto, fa parte della mia vita, come la famiglia, gli amici e il lavoro”.
Tutti sono stati concordi sul potere della musica nel cambiare il mondo, soprattutto quello che sarà dei giovani, promuovendo l’unione, l’amicizia autentica e la solidarietà, senza confini, differenze e discriminazioni.
“La musica è forse l’unico esempio di quello che avrebbe potuto essere – se non ci fosse stata l’invenzione del linguaggio, la formazione delle parole, l’analisi delle idee – la comunicazione delle anime.” – Marcel Proust
Written by Emma Fenu