La caduta del muro di Berlino simbolo del crollo del comunismo sovietico: come e perché è nata l’idea di innalzare un muro
“Ich bin ein Berliner” – J. F. Kennedy
Per decenni è stato il simbolo della ‘guerra fredda’. E, quando il muro di Berlino è stato scardinato, di esso rimanevano solo misere tracce a ricordare che cosa ha rappresentato per gli abitanti di Berlino Est: la violazione del più elementare dei diritti, quello della libertà di muoversi da un punto all’altro della città per congiungersi con i propri familiari.
Comunque siano andati i fatti, oggi, è lecito chiedersi come e perché è nata l’idea di innalzare un muro per dividere la città di Berlino in zone di diversa influenza.
Ma, per ottenere una risposta soddisfacente occorre andare all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, che ha determinato la creazione di due blocchi contrapposti tra loro: Stati Uniti ed Unione Sovietica.
Gli Stati Uniti, maggiore potenza militare del pianeta, raccolse intorno a sé il ‘mondo occidentale’, caratterizzato da un’economia di mercato e istituzioni parlamentari di tipo liberale, che nel 1949 si riunì nel cosiddetto Patto Atlantico, alleanza politico-militare.
L’altro fronte vedeva schierato l’Urss e i Paesi dell’Europa orientale, contraddistinti da regimi comunisti e da economie pianificate; l’alleanza militare in cui confluirono questi paesi venne definita Patto di Varsavia.
Fra i due blocchi l’antitesi era più che manifesta, e si esplicitava in una situazione di tensione, la già citata ‘guerra fredda’, ovvero una persistente ostilità politica tra le due superpotenze: ostilità che non sfociò in un conflitto diretto, ma fissò un ampio divario fra il capitalismo occidentale e il comunismo sovietico.
“Una nazione che ha paura di lasciar giudicare il popolo su ciò che è vero e ciò che è falso in una condizione di mercato aperto, è una nazione che ha paura della sua gente”. – J. F. Kennedy
Fu, quindi, con la fine della Seconda Guerra Mondiale che si stabilirono nuovi equilibri internazionali che ruotavano intorno a Usa, Francia e Inghilterra, e Urss, protagonisti della vittoria sul nazifascismo.
Ma ancor prima della fine del conflitto, i due autori principali che, come già detto, erano la raffigurazione di sistemi politici e sociali opposti, cercarono di coinvolgere i diversi paesi europei nella propria sfera d’influenza.
Sarà durante la conferenza di Jalta, nel 1945, a cui parteciparono Churchill, Roosevelt e Stalin, che si prenderanno accordi per la spartizione della Germania e la creazione delle diverse zone d’influenza del paese.
La parte orientale venne ceduta al controllo sovietico, instaurando, da parte di Stalin, regimi comunisti, mentre gli Usa costruirono una propria rete di alleanze in Europa, consolidate dalla propria egemonia economica, che si concretizzò nel piano Marshall (nome del segretario di Stato che realizzò l’iniziativa), che prevedeva un programma di aiuti economici destinati a risollevare le sorti dell’Europa, prostrata dalla guerra e, rafforzando così il legame tra gli Usa e i paesi europei.
A Berlino toccò una sorte non proprio gratificante, in quanto si trovava proprio al centro della zona d’influenza sovietica, motivo per cui fu divisa nettamente in due parti: la Berlino est sotto l’influenza sovietica, viceversa, Berlino ovest diventò un distaccamento occidentale nella Germania est.
“Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada via, ma rimanga con noi”. – Ministro per la sicurezza della DDR
In breve, però, con l’andare del tempo, gli abitanti di Berlino est manifestarono la propria insoddisfazione verso il regime comunista. Furono in molti, soprattutto intellettuali e professionisti, ad abbandonare le loro misere case e raggiungere Berlino Ovest, attratti dalla prospettiva di un maggiore benessere e della libertà che lì si respiravano. A differenza di uno stile di vita più sobrio, se non addirittura misero, della Berlino est in cui erano costretti a vivere.
Vista la fuga dei tanti ‘cervelli’ diretti a Berlino ovest, le autorità decisero quindi di costruire un muro, che delineasse confini ben precisi tra le due zone della città e che, soprattutto, impedisse un ulteriore esodo il quale, da un punto di vista economico, danneggiava la parte orientale della città a influenza sovietica.
Dunque, il modello capitalista occidentale era un incentivo per i molti che si trovavano a vivere nella zona est. Ma, per arginare il flusso di persone che si spostavano verso ovest, fu edificato il muro, da considerarsi una strategia politica in piena regola. Il fatto ancora più grave fu che il muro venne realizzato senza alcun preavviso ai cittadini, i quali si trovarono improvvisamente recintati come animali in gabbia.
Da prima, la recinzione fu delimitata da un filo spinato poi, il filo spinato fu sostituito da blocchi di cemento.
Era dunque il 12 agosto 1961, quando, dall’oggi al domani, venne innalzato il muro che tagliava in due non solo la città, ma intere famiglie che si trovarono a vivere esistenze separate da una barriera invalicabile, emblema della libertà negata a coloro che si erano trovati costretti ad abitare a Berlino est.
Lungo oltre 100 Km, la recinzione del muro era sorvegliata costantemente da guardie armate che avevano l’ordine di sparare a chiunque tentasse di superarlo; cosa quasi impossibile da mettere in atto, perché intorno ad esso fu costruito un fossato invalicabile, oltre che la presenza di cani da guardia e altri modi per impedire che fosse oltrepassato.
Tuttavia, erano stati istituiti dei posti di blocco, il più famoso dei quali era il Checkpoint Charlie, da cui passavano coloro che, per motivi diplomatici o per turismo, transitavano da una parte all’altra.
Ottenere un lasciapassare, da parte dei cittadini tedeschi, era praticamente impossibile.
Nonostante ciò, in molti provarono a superare il muro, e in molti, con metodi più o meno ingegnosi ci riuscirono. Furono circa 5000 le persone che raggiunsero Berlino ovest, e alcuni lo fecero in maniera memorabile e con un coraggio che è giusto ricordare.
Fra questi, è d’obbligo menzionare l’acrobata Horst Klein, che si tenne in equilibrio su un filo della corrente elettrica, a 18 metri di altezza. Il gruppo di persone che scavarono un tunnel e raggiunsero così la parte opposta della città. Hans Strelczyk e Gunther Wetzel costruirono un pallone aerostatico per passare oltre il muro con mogli e figli. Inoltre, non ultimi, furono coloro che, nascondendosi nei portabagagli delle auto di chi aveva il permesso di valicare il muro, fuggirono.
Infine, per non dimenticare, furono numerose le vittime: circa 5000 persone vennero arrestate mentre fuggivano.
Da aggiungere ancora che, anche un certo numero di guardie abbandonarono il loro posto per passare oltre, nonostante il gesto fosse un reato da punire anche con la morte.
Altri, i meno fortunati, quel muro non riuscirono a valicarlo, e pagarono un prezzo troppo alto per un anelito di libertà, ovvero con la morte o con punizioni carcerarie di lunga durata.
“L’umanità deve mettere fine alla guerra o la guerra metterà fine all’umanità”. – J. F. Kennedy
E l’ovest? Come fu la risposta a questi inenarrabili soprusi messi in atto dalla Germania dell’est?
Proteste e denunce ne piovvero sulla Germania Est, e anche in abbondanza, ma le azioni si risolsero con un nulla di fatto. Sarebbe stato troppo rischioso per l’Occidente intraprendere gesti concreti che avrebbero potuto portare a uno scontro armato, il quale avrebbe potuto trasformarsi in un conflitto di ampia portata.
Era il 1963 quando il presidente americano John Fitzgerald Kennedy fece visita a Berlino Ovest, di quella circostanza si ricorda una sua celebre frase “Ich bin ein Berliner”, quasi un monito per rassicurare i berlinesi dell’est che gli Stati Uniti non li avrebbero lasciati al loro triste destino.
In sostanza, però, l’Occidente non fece molto per sollevare il destino di quella gente, fino a quando, intorno agli anni ’80, un nuovo vento spirava sulla Germania e la situazione cominciò a cambiare. Un’evoluzione che portò allo sgretolamento del blocco sovietico e alla conseguente caduta del muro.
Ma, come avvenne il crollo del sistema comunista? Dall’apparenza così solido e capace di tenere a freno ogni spinta di libertà.
Le dure condizioni di vita degli abitanti dei paesi dell’Est e della stessa Unione Sovietica erano ormai una realtà che non si poteva più ignorare, e l’urgenza di nuove riforme si faceva sentire impellente e necessaria.
Ed ecco che, nel 1985, sulla scena politica compare un nuovo leader: Michail Gorbaciov, pronto a guidare un partito ormai in dissoluzione. Gorbaciov fu un leader illuminato che tentò di rendere più libero e democratico il blocco sovietico. Anche se il suo operato creò conseguenze economiche preoccupanti, quali l’inflazione e la disoccupazione, frutto di una nuova logica di mercato, ovvero delle prime ristrutturazioni aziendali. Inoltre, il leader fu ostacolato dalla nomenclatura del suo stesso partito che, colpita nei propri privilegi, non vedeva nulla di positivo nel cambiamento. Nel frattempo, furono vari gli eventi collaterali che intervennero a determinare il crollo dell’intero blocco sovietico.
In Polonia, per esempio, nel giugno del 1989 gli operai di Danzica fondarono un sindacato libero di ispirazione cattolica, Solidarnosc, guidato da Lech Walesa e ispirato dal polacco Karol Woytila; verrà però messo al bando, pur continuando ad agire in clandestinità. Solo in un momento successivo, libere elezioni porteranno al governo un suo rappresentante. In Ungheria, invece, vennero abbattute le barriere di filo spinato che marcavano la frontiera con l’Austria: fu il primo varco che si apriva nella cortina di ferro, e permetteva a migliaia di tedeschi dell’Est di raggiungere la Germania Ovest.
A testimoniare un passato non proprio edificante rimaneva il muro di Berlino, divenuto un simbolo imbarazzante davanti all’Occidente, più che mai critico nei confronti di un paese che teneva a bada i propri cittadini con la forza, nel timore che si trasferissero altrove.
A quel punto, il governo della Germania est non poteva fare altro che permettere ai suoi abitanti di visitare Berlino Ovest, passando anche per il Muro, spettro ormai di qualcosa che aveva perso il suo nefasto significato, e presupposto per la riunificazione della Germania.
Era il 9 novembre 1989 quando una folla, armata di piccone, si precipitò per abbattere il Muro, la cui caduta fu l’evidente dimostrazione plastica che la divisione della Germania in due parti non aveva più ragione di esistere.
“Signor Gorbaciov, se lei cerca la pace, se cerca prosperità per l’Unione Sovietica e l’Europa dell’est, signor Gorbaciov venga a questa porta, apra questa porta e abbatta questo muro”. – Ronald Reagan
Written by Carolina Colombi
Muri sempre muri
quattro lustri dalla sua caduta
noi celebriamo il muro che non c’è più
quello di Berlino, forse
ma quanti altri svettano ancora!…
falso e ipocrita chi non vuol vedere
i tanti muri che pesano sul mondo:
quello che spacca la Palestina
edificato dalla finta paura d’Israele,
quello super tecnologico degli Usa
con il troppo vicino sporco Messico…
ma più di tutti questi muri d’odio reali
fan paura quelli virtuali imponenti
fissi nella mente degli uomini
quelli che induriscono i cuori
che non permettono di amare
e di considerare fratello chi è diverso
per il colore della pelle o delle idee
per le scelte di sesso e di vita…
e sempre perseguendo lo sfacelo
di un pianeta occupato senza amore
senza il rispetto per le sue risorse
depredate e saccheggiate stoltamente
incuranti del futuro di altre generazioni…
uomini stolti, bipedi imperfetti
usciti dalle caverne della preistoria
per arrivare fin qui attraverso i secoli
senza aver capito e appreso nulla
o troppo poco per vivere in pace e bene
con altri muri fin dentro al cuore
Gianluigi ti ringraziamo per i tuoi versi e per la tua sensibilità.