“Nel silenzio delle nostre parole” di Simona Sparaco: il timore e la difficoltà di comunicare
“Come quasi ogni mattina, anche quel 23 marzo, puntuale, il telefono di Alice cominciò a squillare. Lei dormiva così profondamente che nessun rumore sembrava potesse raggiungerla. Era piuttosto il ragazzo steso al suo fianco, Matthias, a esserne infastidito. Si limitò tuttavia a infilare la testa sotto il cuscino…”

Alice, Matthias, Bastien, Polina e gli altri sono i protagonisti del romanzo di Simona Sparaco Nel silenzio delle nostre parole, pubblicato nel 2019 da DeA Planeta, casa editrice spagnola.
Il romanzo è nato leggendo un articolo di giornale, come sottolinea l’autrice a fine libro, dove si racconta di un tragico evento avvenuto a Londra nel 2017. Ed è stato proprio il bisogno di dare voce alle vittime che ha spinto la scrittrice a commentare i momenti in cui la vita e la morte si sfiorano.
“Il tavolo da pranzo dove Bastien era seduto era lo stesso della sua infanzia e affacciava sul salotto…”
È nella Berlino dei nostri giorni che si srotolano le esistenze dei personaggi che danno vita al romanzo. Le loro esistenze sono abitate da conflitti taciuti, occultati, difficili da raccontare e da manifestare, ma non sanno che la loro quotidianità verrà presto sconquassata da un errore del caso, che sarà motivo di sofferenza per coloro che restano, i quali si rammaricheranno per ciò che poteva essere e non è stato.
Ed è per uno strano gioco del destino che le vite di queste persone s’intrecciano l’un l’altra diventando un unicum, in quanto legate da un tragico evento di cui sono vittime inconsapevoli.
Nel frattempo, mentre la tragedia si fa strada, subdola e silente, ognuno combatte la sua personale battaglia emotiva di cui non vedrà mai la risoluzione.
Tutti credono di avere del tempo a disposizione, per risolvere le incomprensioni che hanno lasciato in sospeso, in realtà non sanno che a breve tutto sarà vanificato perché il caso ha già scelto per loro: l’invisibile filo che li mette in comunicazione con la tragedia, in agguato, sta per inghiottirli in una spirale che non dà la salvezza a tutti. E che li costringe a fare delle scelte, anche dolorose ed estreme, ma necessarie pur di salvare quello che altrimenti non si potrebbe salvare.
“Con Janis addormentato nella carrozzina, Polina si avvicinò a un teatro. Avrebbe potuto optare per un marsupio, ma non lo aveva nemmeno acquistato. Spingeva la carrozzina con le braccia ben tese, quasi a volerlo tenere a distanza…”
Polina, ex ballerina classica, è diventata mamma di recente e l’evento, anziché renderla felice, la rende vittima non solo di una depressione post partum, ma anche di se stessa, in quanto contrariata di dover badare al suo piccolino anziché dedicarsi al balletto, la sua passione di sempre.
Alice e Matthias sono una giovanissima coppia unita da una passione che supera le loro diverse origini. Alice è a Berlino per motivi di studio, ma più che a studiare, la ragazza dedica il suo tempo alla bella storia d’amore intrecciata con Matthias. Mentre in Italia, la madre si preoccupa costantemente per quella figlia così lontana da lei: quasi fosse una messaggera nefasta della tragedia che si sta per abbattere sulla sua vita e su quella dei suoi familiari.
Bastien e i suoi genitori; anche loro corrotti da dinamiche familiari sbagliate, a causa dell’incapacità di comunicare. Ed ecco, da qui, nascere incomprensioni difficili da superare, nonostante il sentimento filiale che Bastien prova per i suoi genitori sia forte.
E poi c’è Hulya, che ricopre un ruolo fondamentale nella triste vicenda raccontata dalla Sparaco. Considerata da tutti un’eroina, anche se lei non si sente tale, nella tragedia ha perso qualcosa che mai potrà tornare a lei, ma nel contempo ha avuto un ruolo salvifico, perché ha sottratto il piccolo figlio di Polina alla morte.

Un anno dopo i sopravvissuti e i loro parenti si ritrovano per commemorare la tragedia. Seduti nel luogo dove era stato edificato il palazzo della catastrofe, ormai inesistente, si guardano intorno smarriti e incapaci di darsi una qualsiasi spiegazione: perché proprio loro sono stati toccati da un destino tanto crudele? Si chiedono, mentre esterrefatti assistono alle parole che ricordano coloro che hanno fatto parte delle loro vite, lacerate da un dolore difficile da contenere.
“Solo molto tempo dopo avere attraversato il ponte, quasi a un chilometro di distanza dal palazzo, Bastien si accorse di aver dimenticato il cellulare. Probabilmente era rimasto incastrato tra i cuscini del divano, perché quando si era alzato per andarsene non l’aveva visto. Doveva tornare indietro…”
Vincitore del premio DeA Planeta alla sua prima edizione, Nel silenzio delle nostre parole, romanzo dal titolo eloquente, contempla in sé la realtà che appartiene ai protagonisti: dal dolore per le cose non dette, alla conseguente infelicità che questo gesto comporta.
Nel silenzio delle nostre parole è libro intenso, nel quale si evince soprattutto quella circostanza crudele ma realistica che partecipa a molti esseri umani, ovvero il timore e la difficoltà di comunicare. Forse per paura di venire giudicati, o per qualche altro recondito motivo.
Tuttavia, nonostante l’argomento che tratta sia dolente, Nel silenzio delle nostre parole è romanzo da leggere e apprezzare nella sua interezza.
Da rilevare lo scavo psicologico dei personaggi, esplicito e ben costruito. Descritti con dovizia di dettagli, tanto che al lettore può sembrare di vedere i protagonisti con le loro debolezze, le fragilità che li spingono a combattere una battaglia persa in partenza, perché coloro che rimangono, dopo aver attraversato l’inferno, avranno perduto sicuramente qualcosa: affetti oppure oggetti non fa differenza; ma dopo l’evento drammatico che li ha visti protagonisti le loro vite non saranno più le stesse.
“Tra le ginocchia del nonno, Janis emette un urlo divertito, che suona quasi come un punto alla fine di una frase. Mantas lo solleva di nuovo in aria e, prima che possa rimetterlo a terra, Michail si sporge verso di lui e gli toglie con delicatezza il bambino dalle mani…”
Written by Carolina Colombi
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