Le métier de la critique: La scapigliatura, tendenza letteraria dell’Italia postrisorgimentale
“Un beato branco di pecore risuscitava il poema epico, l’idillio degli arcadi e l’inno dei profeti galvanizzandosi il cuore, adulterando la storia e brutalizzando il vangelo…”
![La scapigliatura e il 6 febbraio - Cletto Arrighi](http://oubliettemagazine.com/wp-content/uploads/La-scapigliatura-e-il-6-febbraio-Cletto-Arrighi-200x300.jpg)
È il 1862 quando Cletto Arrighi (pseudonimo di Carlo Righetti) pubblica La scapigliatura e il 6 febbraio, da considerarsi un primo segnale che preannuncia la nascita della Scapigliatura.
Nel romanzo si racconta di giovani intellettuali dalla vita ribelle e dal totalizzante rifiuto verso i valori canonici riconosciuti come la norma.
È dunque intorno all’inizio degli anni Sessanta dell’Ottocento che nasce in Italia la Scapigliatura (la parola è una libera traduzione del francese bohème, ovvero vita da zingari, termine usato per designare la vita anticonformista degli intellettuali parigini), e Milano è la città che più di altre accoglie le esigenze dei giovani che aderiscono a tale corrente.
La Scapigliatura non è però espressione di un vero movimento letterario; il fenomeno è un atteggiamento atipico, più che una vera corrente, uno stile di vita proprio di scrittori che interpretano la società in modo singolare, cercando di dare una rappresentazione realistica del loro tempo, nei suoi aspetti meno celebrati e più malinconici, ricorrendo talvolta al linguaggio quotidiano e al dialetto.
“La virtù è come la cimice. Perché esali il suo odore bisogna schiacciarla.” – Carlo Dossi
Ma perché a tale movimento è stato attribuita l’originale definizione di Scapigliatura?
Certo è che i suoi appartenenti sono trasandati e sciatti, e questo potrebbe essere riconducibile a tale enunciazione; non è però questa la motivazione principale per cui gli aderenti vengano definiti scapigliati, semmai è la critica che mettono in atto verso la società dell’epoca.
“Una colpa non è cancellata finché si rammenta.” – Carlo Dossi
Il romanticismo è ormai al tramonto e lo scenario poetico lascia spazio a fenomeni quali verismo, naturalismo e positivismo, ed è fra il tardo romanticismo e il naturalismo che si inserisce la Scapigliatura.
Come già accennato, gli aderenti alla Scapigliatura sono giovani che rifiutano ogni convenzione sociale e amano condurre una vita disordinata, e al di fuori delle regole di un comportamento tradizionale, comportamento che inevitabilmente si esprime anche sul piano culturale e artistico.
Il sentimentalismo proprio del tardo romanticismo è criticato in maniera accesa, se non addirittura dileggiato, perché considerato solo di ‘facciata’.
Pertanto, un netto rifiuto verso la tradizione letteraria italiana, considerata idilliaca e provinciale, e nelle figure del Manzoni e del Leopardi, nel particolare.
L’eredità del Manzoni non è ritenuta importante, e il concetto di Provvidenza, fulcro dell’opera manzoniana, non è neppure preso in considerazione. Anzi, gli scapigliati lo negano in toto.
“Che è un matrimonio, in tutti i paesi del mondo, per quanto premeditato, se non un getto di dadi?” – Carlo Dossi
![Carlo Dossi a 18 anni - Dipinto di Tranquillo Cremona - 1867](http://oubliettemagazine.com/wp-content/uploads/Carlo-Dossi-a-18-anni-Dipinto-di-Tranquillo-Cremona-1867-225x300.jpg)
Oltre che in contrapposizione al romanticismo, gli scapigliati si ribellano ai vari aspetti della cultura risorgimentale e della morale borghese del loro tempo, considerata intrisa di ipocrisia e costruita sull’esteriorità, la mediocrità e la grettezza: un modello di società verso cui esprimere dissenso.
Un rigetto, insomma, che si concretizza in un tipo di vita vissuta ai margini della società, la quale si alimenta del disprezzo per il quieto vivere, e coltiva, quale stile di vita anticonformistico, il cosiddetto ‘maledettismo’.
In Italia, i poeti e i narratori appartenenti alla Scapigliatura accusano il clima moderato che prevale nell’Italia unita: certo è che sugli scapigliati pesa anche la delusione riposta nelle aspettative risorgimentali andate fallite.
“Chi molto dice – pensa poco” – Carlo Dossi
L’opposizione tra artista e società diventa il focus della questione Scapigliatura con le conseguenze che questo tipo di problematica comporta.
Un cambiamento radicale rispetto al passato, per esempio, e la conseguente modernizzazione della letteratura post unitaria, con un’inclinazione verso il romanticismo europeo. Ma la loro poetica non raggiunge livelli di spessore tali da poter stare al passo con altre espressioni letterarie.
“Un libro indegno di essere letto una seconda volta è indegno pure di essere letto prima” – Carlo Dossi
Ma da dove nasce la negazione di valori considerati le fondamenta di una società che tale possa definirsi?
La seconda rivoluzione industriale ha creato malessere sociale, manifesto soprattutto al nord, zona ad elevata concentrazione industriale; ed ecco, da qui, nascere la protesta degli scapigliati che culmina nel rifiuto delle convenzioni e si coniuga nella ricerca di un’arte che sia espressione di tale malcontento, individuando nella decadenza una ragione per esprimersi poeticamente.
È l’immagine dell’artista maledetto a diventare modello per gli scapigliati, manifestandosi attraverso un’intuizione che si coniuga con il fascino del macabro.
Infatti, a prevalere nelle loro opere e nei racconti sono le immagini che rappresentano l’orrido e il mistero, oltre che l’esotismo.
Inoltre, in questi autori, il vero e l’ideale hanno un atteggiamento ambivalente: se da un lato apprezzano valori del passato quali la bellezza, l’arte, la natura, valori che, secondo gli scapigliati, il progresso sta annientando, dall’altro lato, a questi ideali smarriti sostituiscono la rappresentazione del vero.
![Emilio Praga - Carlo Dossi - Luigi Conconi - Cletto Arrighi](http://oubliettemagazine.com/wp-content/uploads/Emilio-Praga-Carlo-Dossi-Luigi-Conconi-Cletto-Arrighi-300x172.jpg)
Un dualismo, quindi, come spiega Arrigo Boito, che si manifesta in una vita permeata dall’angoscia, dall’incertezza e dalla sofferenza esistenziale.
I maggiori esponenti della Scapigliatura sono Emilio Praga, il già citato Cletto Arrighi, i fratelli Boito, Carlo Dossi, Iginio Ugo Tarchetti e Vittorio Imbriani.
Autori bizzarri e dalle personalità originali che manifestano dubbi, se non addirittura il rifiuto, del progresso tecnologico, e criticano lo sviluppo industriale e capitalistico. Purtroppo, l’emarginazione e il disagio sociale che hanno scelto come stile di vita porta molti scapigliati a condurre un’esistenza tormentata, la quale spesso si conclude in giovane età.
“Un’arte malata, vaneggiante, al dire di molti, un’arte di decadenza, di barocchismo, di razionalismo, di realismo…”
Written by Carolina Colombi
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