“Diego Maradona” docu-film di Asif Kapadia: Ribelle, Eroe, Sfrontato, Dio

“Quando sono arrivato mi hanno accolto in 85.000,

ora me ne vado da solo.”

Diego Maradona di Asif Kapadia
Diego Maradona di Asif Kapadia

Questa frase sintetizza la tesi del film di Asif Kapadia (già autore dei biopic dedicati ad Ayrton Senna e Amy Winehouse – quest’ultimo presentato a Cannes nel 2015): i miti vengano creati, plasmati, incensati, e poi all’acme, demoliti ed abbandonati.

Interviste esclusive (con l’ottima scelta stilistica di usare solo l’audio), partite con radiocronache originarie, sequenze di festeggiamenti negli spogliatoi (con tanto di Giampiero Galeazzi inondato di spumante e uno scatenato Ferlaino che balla), ritratti e immagini private dell’archivio personale di Maradona costituiscono il cuore di questo documentario che parte dall’annuncio che “la città più povera d’Italia acquista il calciatore più costoso del mondo”.

Una città e una squadra “materasso” in cerca di riscatto (che lo stesso Diego ammette candidamente di non conoscere), pesantemente insultata con cori e striscioni razzisti viene trascinata da un campione che diventa icona-mito e guida l’assalto allo strapotere delle squadre del Nord… al punto tale che Minà lo paragona a Masaniello!

E qui iniziano i problemi, perché come sostiene Italo Cucci:appena Maradona ha iniziato a vincere, è diventato antipatico”; non solo in campo perché c’è la vita notturna, le inaugurazioni pagate a suon di rolex, il gossip, le trasmissioni tv e le foto compromettenti come quelle con Carmine Giuliano… e sempre Cucci trova l’altro aspetto che non viene perdonato (“è kitsch come un ricco ma è nato povero”).

E di fronte a Pelè che dice esplicitamente che Diego Maradona non è pronto psicologicamente a reggere tutte queste responsabilità, si snoda tutto il film: Diego è rimasto il ragazzo insicuro che a quindici anni manteneva tutta la famiglia, Maradona è il personaggio che si è dovuto inventare per soddisfare il mondo del calcio e dei media ma Maradona prende il sopravvento su Diego. E ben presto arriva un terzo incomodo, la cocaina che a sua volta prende il sopravvento su Maradona.

Però sono i Mondiali, quello dell’86 e poi quello del ’90, a segnare il film: quello dell’86 è rimasto nell’immaginario collettivo per Argentina-Inghilterra dove il primo goal, la “Mano de Dios” assurge a rivincita simbolica per la guerra delle Falkland-Malvinas (del resto più volte Maradona ha spiegato che “il calcio è un gioco che si basa sull’inganno”) ed il secondo è così iconico da far dire a Daniel Arcucci:per spiegare il mito di Maradona basta una sola partita: Argentina-Inghilterra: un pizzico di disonestà compensata poi da un sacco di genialità”.

Diego Maradona di Asif Kapadia -Argentina 1986
Diego Maradona di Asif Kapadia – Argentina 1986

Mondiale, scudetto, coppa Italia, capocannoniere e siamo già a Italia 90: fischiato ovunque, arriva la semifinale Italia-Argentina a Napoli (e ancora non si capisce come la Federazione Italiana non abbia previsto questa possibilità!) tra polemiche razziste, politiche e socio-antropologiche (una su tutte “Napoli non è Italia”).

Il trauma collettivo dell’eliminazione imputato esclusivamente ed interamente a Maradona (anche se i rigori li sbagliano Donadoni e Serena!) gli fa rivoltare conto l’Italia tutta.

Viene scatenata una resa dei conti immediata che prende la forma di una vera e propria campagna d’odio: stampa (moltissimi giornali lo apostrofano con epiteti come “Diavolo” o “Lucifero”), intercettazioni della magistratura (“Operation China” per detenzione e cessione di droga e per sfruttamento della prostituzione) e un controllo anti-doping (nel marzo 1991): iniziano processi su processi che non vedranno mai nessuno del Napoli a sostenerlo in Tribunale.

Solo, abbandonato, odiato, inutile anche per la Camorra, sulle immagini finali di un Maradona imbolsito ed in lacrime risuonano amare le parole della sorella: “a tutti importava solo una cosa: spremerlo e sfruttarlo”.

Una parabola tragica e lacerante, magistralmente seguita ed eseguita sull’ingratitudine umana.

Diego Maradonadi Asif Kapadia prodotto da James Gay-Rees è distribuito in Italia da Nexo Digital e Leone Film Group in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY, MYmovies.it, Corriere dello Sport e Tuttosport, Rockol.it.

Il film è stato nelle sale cinematografiche italiane dal 23 al 25 settembre.

 

Written by Monica Macchi

 

 

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Sito Nexo Digital

 

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