“Il teorema del tempo perso” di Simona Sparaco: la corsa dell’uomo nel tentativo di fermare il tempo
“A fine giornata, di solito tra le sette e le otto, vado in palestra. Ormai è diventata un’abitudine alla quale rinuncio malvolentieri. La palestra è uno spazio sospeso nell’ottimismo dei buoni propositi… metto a dura prova i muscoli, li spingo al limite, finché non ottengo le mie piccole soddisfazioni…”
Il tempo è tiranno. Spesso lo è per tutti, ma per il personaggio principale del romanzo di Simona Sparaco sta diventando un’ossessione. Perché il suo tempo scorre troppo rapidamente, senza che lui abbia possibilità di fermarne la corsa. E ciò gli crea disordini emotivi di notevole valenza. Si può, quindi, affermare che il vero protagonista de Il teorema del tempo perso, pubblicato nel 2010 da Newton Compton Editori e scritto da Simona Sparaco, sia il tempo.
“Se c’è una cosa che non so fare è scusarmi. Soprattutto quando si tratta di far aspettare l’ingegner Baldi, un noto imprenditore, per venti minuti alla caffetteria di un hotel. Non c’è da stupirsi se adesso al telefono sta andando su tutte le furie…”
Svevo Romano è un giovane che dalla vita ha avuto molto. Una carriera ben indirizzata sui binari di un successo professionale sicuro e una vita mondana che fa da corollario alle sue serate. Il mondo che ruota intorno a Svevo è ravvivato da donne emancipate e compiacenti, bellissime, e che non disdegnano di dividere il letto con lui, anche se per una notte soltanto. Ma non solo dividono il letto con lui, anche esperienze molto poco edificanti, quali l’uso di cocaina e di alcol consumato in abbondanza in locali alla moda.
Una vita appagante, dal suo punto di vista, almeno fino a un certo punto della narrazione. Perché da quel momento in poi dovrà fare i conti con il suo nemico di sempre: il tempo
È forse il suo stile di vita che mette in crisi l’uomo, il quale avverte la sensazione che il tempo sia così fuggevole da non riuscire ad arrestare il suo continuo scorrere?
E le giornate trascorse senza uno scopo che gli dia pienezza, e che lo portano a dedicarsi a una vita sfrenata, lo fanno riflettere, e di conseguenza gli procurano un disagio psicologico che mette in discussione i suoi giorni passati. Una sensazione di malessere che scompagina la vita frenetica di Svevo. Perché assaporare le piccole gioie della vita è un’esperienza preclusa al personaggio di cui si racconta ne Il teorema del tempo perso.
Quella dell’uomo è una continua corsa nel tentativo di fermare il tempo che non vuole sapere di piegarsi al volere del giovane, diviso com’è fra la professione, che non è più appagante come un tempo, e le serate che non gli danno più l’energia emotiva che prima gli procuravano.
“Lo shock mi ha svuotato di ogni energia. Apro lo sportello e mi lascio cadere sul sedile perfettamente intatto. Mi accascio sul volante, ho le mani sudate. Ritorno ad accarezzarlo come facevo un tempo, quasi in un gesto di saluto. Intanto lo lascio esplodere questo primo, impaziente singhiozzo…”
La sua esistenza, così poco edificante, mette in crisi anche il rapporto con il padre, con cui non ha modo di incontrarsi, sempre convinto che il suo tempo sia insufficiente per spenderlo in un incontro che non lo soddisfa, e che invece potrebbe essere arricchente.
Ma, ahimè, il tempo, come già detto, è tiranno sempre, e per Svevo, anche le occasioni di incontrare il padre non avranno più motivo di essere; mentre la sua vita continua trastullandosi fra donne bellissime e amici compiacenti con cui dividere piaceri non apprezzabili.
Fino a quando nelle sue giornate scombinate compare lei: una donna diversa da quelle frequentate fino ad allora. Sarà lei, Isabelle, la chiave di svolta della vita di Svevo, una donna pronta a dare un diverso significato alle sue giornate. Perché Isabelle rappresenta il perno su cui ruota il suo tempo, quello che prima Svevo non riusciva a fermare diventa adesso un tempo rallentato.
Da quel momento, per lui, il tempo non sarà più un’ossessione, ma un piacere da assaporare. Il ritmo di vita che prima gli apparteneva non è più lo stesso, il suo tempo, almeno apparentemente, ha una durata maggiore: perché accanto a lui c’è la presenza rassicurante di Isabelle.
Rallentare il tempo sarà quindi un imperativo a cui Svevo deve rispondere, per dare un nuovo senso al suo presente.
“Nel tragitto fino a casa, i primi strappi di dolore. Più che un dolore, un senso di impotenza di fronte al pensiero che non ci sia… è come tirare i pugni al vento, una rabbia senza sfogo…”
Ma, diversa dalle altre donne frequentate, Isabelle non vuole dividere con l’uomo, che le ha giurato un amore duraturo e perfetto, esperienze negative; non vuole neppure sentir parlare di stupefacenti, o cose similari. Ha una bimba piccola e la vuole proteggere dalle brutture del mondo.
Sarà questo motivo di conflitto fra i due, doloroso oltre ogni limite, soprattutto per Svevo. Al contempo, sarà per lui una lezione di vita, che lo farà riflettere sulle priorità dell’esistenza. L’uomo non ‘ingoierà’ più la vita, ma da quel momento in poi si lascerà conquistare dai momenti preziosi che essa può offrire.
“Il cielo è terso, uno di quei cieli ammiccanti che Torino riesce a regalare di tanto in tanto, all’orizzonte si vedono le montagne e l’aria è fresca…”
Romanzo dalla trama lineare, ma non banale nei contenuti, Il teorema del tempo perso è narrazione che coinvolge il lettore, il quale partecipa alla storia di un uomo pronto ad abbandonare una vita di successo, ma superficiale e povera di valori autentici, per viverne un’altra dove il tempo ha il giusto peso, quello che merita. Ovvero, una vita aliena dalla frenesia dei nostri giorni, che viene sostituita da un’altra, più veritiera e da un ritmo più lento, quello che la natura umana pretende.
“Il vento diventa più intenso, le onde si gonfiano prima di infrangersi sul bagnasciuga. Mi vengono in mente le parole di mio padre… ‘Non puoi contrastare l’onda. La salvezza è dentro di lei, devi solo assecondarla’.”
Written by Carolina Colombi