Tramedautore 2019: “A.CH.A.B – All Chihuahua Are Bastards” di Aleksandros Memetaj
“Siamo obbligati a decidere se il confine è limen o limes,
soglia o barriera,
luogo dove ci trinceriamo o dove arriva lo sguardo, la volontà e il desiderio” – Massimo Cacciari
Undici spettacoli, un ciclo di appuntamenti –Camp degli Autori– nel Chiostro Nina Vinchi per presentare vari work in progress di nuove drammaturgie e sperimentazioni, una mostra sul testo di Davide Carnevali “Variazioni sul modello di Kraepelin”, Pleiadi, una performance itinerante di Alberi Maestri e Tavolo Export, pensato apposta per favorire la traduzione di opere italiane in altre lingue: ecco i numeri di Tramedautore 2019.
Tra i molti spettacoli, spicca ACHAB –All Chihuahua Are Bastards, andato in scena il 17 settembre a Milano.
“Organizzo attentati perché la società fa schifo” – Eva
Tre coinquilini, due disoccupati -Lorenzo detto Lollo ed Eva laureata in Scienze politiche ma aspirante donna delle pulizie part-time che si sta preparando ad un colloquio di lavoro ottenuto grazie a sorrisi e scollature-, e una precaria sfruttata -Maya- pagata 5 euro al pezzo costretta ad articoli improbabili su zucchine impiccate per protestare contro un raduno vegano- vivono in sedici metri quadrati e non riescono più a pagare le bollette. Che fare?
Lorenzo che non vuole cedere neppure un centimetro della sua bolla di solipsismo piena di amici immaginari si butta su invenzioni a suo dire geniali, da un panino con Butrytis Cinerea e muffetta (ossia un veggie burger di alberi di noce) ad un neurotrasmettitore a forma di tampax: tutte iniziative fallite e quindi eccoli costretti al coinquilino numero quattro: Luigi, ex galeotto ultraquarantenne con una figlia che non vede da anni.
Su una musica distorta, ritmata che segna continui rewind e flashback, tra scene ripetute con parole diverse e rivelazioni che nascondono la verità più difficile da accettare “le cose non vanno sempre come vogliamo noi” (e l’unica consolazione resta il cioccolato), si dipanano momenti rabbiosi di denuncia sociale (splendido il dittico sul lavoro al femminile tra Eva a colloquio vestita sexy ed ammiccante che rivela “vado matta per gli stracci umidi” e Maya che prende man mano coscienza di essere sfruttata da Fulvio che ha strappato applausi e consensi al pubblico) e una dimensione politica sottesa al testo.
Eva infatti con una maschera canina inizia a fare sopralluoghi attorno al Palazzo delle Libertà dove è previsto il Gran Comizio dei Chihuahua (il 30 febbraio!) perché Il cane che dà da mangiare al popolo è pericoloso mentre Maya inizia a scrivere articoli su fanatici che vogliono sterminare i Chihuahua perché appunto All Chihuahua Are Bastards.
Ci si muove così tra realismo e surrealismo, in un klimax di ironia, satira e sarcasmo con continui tocchi pop soprattutto nel dialogo tra Lorenzo e Luigi in simil-giovanilese in una improbabile lingua giapponese tra manga e sushi che risuona un po’ come il gramelot di Dario Fo.
Un testo estremamente contemporaneo e di grande fisicità che esprime una gamma di frustrazioni, inquietudini e punti di vista dei giovani e cerca di rispondere alla domanda: si può o addirittura si deve convivere coi Chihuahua o gli attentati sono l’unica forma di resistenza?
Scritto e diretto da Aleksandros Memetaj (che ha debuttato nel 2015 con “Albania casa mia” per la regia di Giampiero Rappa)
Cast Agnese Lorenzini, Ilaria Manocchio, Ciro Masella, Valerio Riondino
Produzione Nogu Teatro
Con il sostegno di Cie-twain physical theatre company, Giallomare Minimal teatro, Catalyst teatro
Written by Monica Macchi