Selfie & Told: Feryanto racconta il suo album “We are Infinite”
“Bisogna cercare la disciplina nella libertà, ascoltare i consigli del vento che passa e racconta una storia.”
Pianista, compositore e insegnante, Feryanto ha partecipato a diverse rassegne musicali, tra cui MITO e Piemonte in musica, collaborando con artisti contemporanei quali Giorgio Mirto ed Ezio Bosso.
Incide al pianoforte parte della colonna sonora del film “Il dolce e l’amaro” del regista Andrea Porporati e partecipa a numerosi contest nazionali ed internazionali come pianista e compositore.
È uno dei fondatori della scuola di musica “musicavAnguardia” di Rivoli (TO) dove è anche docente di musica classica e moderna.
Ha appena ultimato il suo ultimo lavoro per piano ed elettronica, l’album è uscito il 15 luglio e pubblicato dalla Blue Spiral Reacords, si intitola “We are Infinite”.
Ed ora beccatevi la sua auto-intervista per la rubrica Selfie & Told!
F.: Chi è Feryanto?
Feryanto: Feryanto è cresciuto con la musica e il pianoforte. Quasi ha imparato prima a suonare Mozart che a scrivere un tema a scuola. Così trascorre la sua infanzia, crescendo con Bach, Mozart e Schumann e diventa un assiduo partecipante di concorsi nazionali e internazionali. Studia direzione d’orchestra in Svizzera e grazie alla Roland di San Benedetto del Tronto di cui è stato sponsor, parte per una tournée come pianista solista nella sua terra nativa, l’Indonesia. Grazie una chitarra di suo padre scopre la “canzone” e nuovi generi musicali, il rock e il pop con i Queen e Michael Jackson. Da allora impara a giocare con diversi strumenti e forma una rock band. Lo studio del pianoforte continua ma la sua attrazione verso nuovi suoni e generi lo avvicina sempre più alla scrittura musicale. Studia così composizione in Conservatorio e musica per cinema con Ezio Bosso e dopo aver concluso gli studi di pianoforte a Pavia, si dedica completamente alla “sua musica” dove la classica e quella moderna condividono lo stesso spartito, elaborando un genere che lui ama definire “accolta”.
F.: Perché “We are Infinite”?
Feryanto: Mi piace pensare che le cose hanno un inizio ed una fine ma noi possiamo renderle infinite. La vita stessa ad un certo punto si interrompe e le persone cadono, ma attraverso il ricordo, la trasmissione dei pensieri, la trascrizione, la rappresentazione degli eventi, le riportiamo in vita “per sempre”. Anche in musica è così: le note a disposizioni sono limitate ma mescolate a rumori e strumenti diversi, le sfumature di colori e di timbro e le possibilità compositive sono inimmaginabili. E poi… i suoni misteriosi dello spazio e dei buchi neri, il ritmo dispari della pioggia, il silenzio come evento sonoro…
F.: Come descriveresti “We are Infinite”?
Feryanto: We are Infinite è l’espressione di un paesaggio sonoro interiore. L’architettura dei 9 brani si sviluppa su cellule melodiche e brevi figure ritmiche immediate nella quale dipana il discorso creativo sulla ripetizione, mentre il castello armonico e timbrico si evolve a formare la chiave espressiva dell’album, con la complicità dell’elettronica, della musica classica e ritmi pop. Lo definirei un album classico poetico-minimale.
F.: Come nasce la tua musica?
Feryanto: Nasce da “improvvisazioni controllate” seguendo la tecnica del Gamut, in cui una gamma di gesti sonori vengono scelti e definiti in sé, come oggetti astratti e modulari che successivamente vengono collocati in sequenza all’interno di un brano. Metto insieme processi mnemonici legati all’esperienza dell’ascolto e gesti sonori. Cerco di creare un territorio musicale continuo, fatto da lente ondulazioni melodiche da considerare quasi pittorico. Considero la mia musica non tanto l’immagine di un paesaggio in sé, quanto un “essere-nel-paesaggio”, quindi una sorta di esperienza di vita.
F.: Qual è la sua concezione di “musica”?
Feryanto: La musica per me è dove natura e tempo musicale svelano una forte complicità, poiché l’una serve a spiegare il significato dell’altro e viceversa. La natura, con i suoi ritmi, i suoi respiri, la sua organicità e creatività è il mio modello in senso metaforico in musica. Cerco la disciplina nella libertà di espressione e non nelle formule di vecchie filosofie. Ho una concezione del tempo musicale affine all’estetica orientale, fatta di istanti che si ripetono infinitamente identici o simili a se stessi, seguendo un movimento circolare. La misura primaria è il respiro, unità flessibile e continua, meno cadenzata e più irregolare, dove spesso la fine coincide con l’inizio.
F.: Grazie Feryanto.
Feryanto: Di nulla, è stato un piacere.
Written by Feryanto
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