“Il collezionista di clessidre” di Maria Lidia Petrulli: il tempo è un’entità preziosa e le ore sono un tesoro cui non può rinunciare

 «Tutto scorre, diceva Eraclito».

Lo sguardo dell’Orologiaio si aggirava per la stanza senza finestre, l’attenzione calamitata dalle clessidre.

«L’acqua del fiume non è mai sempre la stessa. Gli antichi filosofi pensavano che ci fosse un parallelismo fra lo scorrere del tempo e quello dei fiumi, e utilizzarono innanzitutto l’acqua per misurarlo: le prime clessidre contenevano acqua, la sabbia fu utilizzata solo molto tempo dopo».

Il collezionista di clessidre
Il collezionista di clessidre

Lo scorrere del tempo non è una ruota che gira. Non è misurabile da un orologio con un meccanismo di rotelle che girano, perché non è ciclico. È più lo scorrere delle sabbia dentro la clessidra, per dare l’idea di qualcosa che si consuma; è più il fluire di un fiume, per dare l’idea dell’unicità di ogni momento.

Nel “Il Collezionista di clessidre” (Il Seme bianco, 2018), Maria Lidia Petrulli ti sbatte sul naso questi pensieri come il vento che ti spruzza in faccia le goccioline pungenti di pioggia gelata, anche se hai l’ombrello. Che rimani sorpreso, o comunque bagnato dai dubbi, intriso di tanti “magari se…”.

Perché l’idea centrale del libro è quella di aprire le porte del tempo. Di cercare di comprendere il motore che è all’origine del trascorrere dei giorni e degli anni. Ci si addentra nelle teorie dei quanti e delle menti estese, con leggerezza, senza temere alcun effetto collaterale. Con leggerezza, a considerare che forse il tempo si può dominare. Tutti i personaggi si affannano per arrivare al controllo del mistero del tempo che passa, ma non per cercare una salvezza, semmai per spirito di elevazione.

Tutti, però con motivazioni diverse. E lì che l’autrice inizia a farti riflettere, e ti chiedi tu da che parte stai?

Perché c’è chi vuole controllare il tempo per fermarlo e restare giovane.

Perché c’è chi vuole controllarlo per avere l’immortalità: una sorta di lascia passare per tutte le malattie e i dolori.

Perché c’è chi lo vuole controllare per arricchirsi e basta, ma arricchirsi all’infinito.

Perché c’è chi vuole solo e semplicemente una seconda occasione. Ma questa ce l’abbiamo già: è dentro di noi, se lo sappiamo. Se accettiamo che l’autrice ci strizzi l’occhio a più riprese per suggerircelo.

Così andando avanti nelle pagine ti trovi a misurarti con lo scorrere del tuo fiume, e a chiederti se il tempo passa oggettivamente per quello che è, o se puoi regolare il suo fluire con i tuoi pensieri e con le tue azioni, per farlo accelerare nelle rapide, o farlo rallentare nelle anse placide.

Sembrerebbe una complicazione, ma è il fascino, il valore aggiunto, di questo libro.

All’inizio ti sembra soltanto un giallo, un bel giallo: segui il mistero imperscrutabile di Brigitte che si affida a una psichiatra davvero speciale, Nora. Ti appassiona subito lanciarti alla scoperta di tutto un entroterra molto intrigante, seguendo i passi del medico specialista che, secondo il suo ruolo, deve andare ad indagare la mente umana.

Ma indagare la mente umana è come scavare nel fondo del mare per cercare un tesoro: ci si deve immergere in profondità, sporcare le mani rischiando di ferirsi, con poche speranze di trovare subito la moneta d’oro che si cerca, e sempre esposti al pericolo, ma soprattutto essere ben consci che dopo poco finisce l’aria e devi per forza tornare in superficie per respirare. Ecco, già questo ti appassiona fin dalle prime pagine, e ti fa calzare i panni della protagonista.

Perché Maria Lidia Petrulli ha il grande merito di farti vivere la scena con gli occhi, le orecchie, le mani e il cuore dei suoi personaggi. Così inizia il viaggio imparando ad amare subito le due protagoniste, due grandi donne speculari, inverse; come si scopre piano piano ne “Il Collezionista di clessidre”.

L’angelo bianco e l’angelo nero, cadute sulla terra, simili, ma opposte. E mano a mano che si va avanti si resta presi dentro il gioco che ognuna delle due ha bisogno dell’altra. Ha bisogno dell’altra per salvarsi. Anche qui, per salvarsi in maniera assolutamente opposta. Non specifico altro per non svelare troppo. A tutto questo si aggiunga un innesto, perfettamente riuscito nel tessuto giallo, della teoria dei quanti e delle menti estese che portano, porterebbero, verso mondi paralleli dove lo scorrere del tempo diventa soprattutto un concetto filosofico.

Le clessidre sono degli strumenti affascinanti; in esse il tempo non solo scorre, acquisisce la dimensione della creazione e del sogno, come se fosse irreale; ma è solo un’illusione, il tempo è sempre reale e dotato di un movimento che non percepiamo. Per questa ragione si resta ancorati al passato e al presente, poiché il movimento segue correnti che non siamo capaci di avvertire.”

Così, come dicevamo, lo scorrere del tempo entra dentro la trama diventando uno dei protagonisti. La trama, in effetti, è semplice, invece no, è intricata, ma Maria Lidia Petrulli la fa apparire molto lineare, anche quando ti fa sbandare, tremare ed emozionare nei colpi di scena in serie nella seconda parte del libro. Anche nel tessuto narrativo, quindi, questo giocare tra gli opposti in contraddizione ti appassiona e ti porta a riferirli a te stesso.

Maria Lidia Petrulli
Maria Lidia Petrulli

La psichiatra Nora, immergendosi nel fondo del mare del caso clinico di Brigitte, si appassiona e si lascia coinvolgere, quasi passivamente, nelle vicende personali della sua paziente per scoprire i misteri del vissuto che hanno portata la psiche della sua paziente in una spirale a scendere.

La specialista segue la scia della della sua paziente su una strada tortuosa, forse tracciata da altri, che la porta da Cagliari alla Costa Azzurra, e in un luogo che dovrebbe essere onirico, ma che è assolutamente reale, oltre i confini del tempo.

In questo viaggio, nello spazio e nella mente, per risolvere il mistero di Brigitte si arruolano tanti personaggi fondamentali e determinanti per l’evolversi della storia. Edmondo, il lato curioso, non convenzionale e creativo della protagonista; l’orologiaio, filosofo del tempo, che porta nel racconto il suo bagaglio di conoscenze della teoria dei quanti. E tutta una serie di personaggi tratteggiati benissimo che stupiscono il lettore per rivelarsi, alla resa dei conti, diversi da come si lasciava credere.

La morte fa ruotare a trecentosessanta gradi l’occhio sulla vita. Permette di capire che il tempo è un’entità preziosa, che le ore sono un tesoro cui non possiamo rinunciare.”

Così, allo scorrere dei capitoli, il mistero di Brigitte piano piano scopre tutte le carte svelando gli intriganti segreti della sua ricchissima famiglia d’origine. In questo Maria Lidia Petrulli rende il lettore protagonista delle cose che si svelano vivendole nelle meravigliose descrizioni anche delle ambientazioni.

Il libro finisce con… no, non finisce, continua nello spirito di chi legge. Perché il viaggio nel tempo e dentro se stessi è talmente profondo che dopo si cambia anche modo di vedere le cose. Al di là di quella famosa seconda possibilità tanto sbandierata del romanzo, ti trovi a riflettere sulla tua filosofia del tempo. E riflettere, sia durante la lettura, che dopo l’ultima pagina, dovrebbe essere il ruolo primo della letteratura.

Forse il libro finisce proprio in quel guardasi dentro per capire.

Lo scorrere del tempo viene messo in discussione per buona parte del romanzo, ma poi ti accorgi che non è un esercizio estetico, ma che ti porta esattamente dentro il tuo più intimo rapporto con la tua clessidra che scorre.

Attenzione, quando finisce il libro ti guardi in faccia. E, se perdonare o meno Maria Lidia Petrulli, dipende da quello che vedi.

 

Written by Pier Bruno Cosso

 

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