“Il libro dell’acqua e di altri specchi” di Nadeem Aslam: il conflitto religioso nel Pakistan contemporaneo
“Questo mondo è l’ultima cosa che Dio ci dirà. Poche ore prima di essere ucciso, Massud si svegliò per la chiamata alla preghiera. Veniva dagli altoparlanti del minareto dall’altro lato della via. Immaginò i fedeli che si avvicinavano in silenzio alla moschea settecentesca, alcuni con una lanterna in mano. La vista delle scarpe lasciate sulla soglia delle moschee gli faceva sempre pensare che subito prima di entrare gli uomini si fossero trasformati in puro spirito. Quando la chiamata terminò sentì il profumo del pane dalla casa dietro la moschea, dove abitava il chierico, la cui figlia si alzava a quell’ora per preparargli da mangiare”.
Si apre così il singolare romanzo di Nadeem Aslam, pachistano oggi residente in Inghilterra, dal titolo “Il libro dell’acqua e di altri specchi”, pubblicato in Italia da ADD Editore.
Ho usato l’aggettivo singolare in quanto siamo di fronte a un’opera che è sì un romanzo con ambientazioni reali e oggettive, ma è altresì capace di trasportarci in una realtà senza spazio e senza tempo.
Spesso le descrizioni di alcune scene del romanzo trasportano il lettore in un universo dai confini indefiniti, ci si chiede in quale mondo e in quale epoca si sia trasferito il racconto. Ma tutto questo non distrae dalla storia, che ha una sua radicalizzazione in un paese, il Pakistan, e in un’epoca, quella contemporanea, quella del dopo “torri gemelle”, dei conflitti con la vicina India per il predominio sul Kashmir, degli attacchi kamikaze dei terroristi.
E soprattutto la storia è radicata nell’immutato conflitto inter-religioso, fra musulmani e cristiani, un conflitto che riguarda molto da vicino i protagonisti delle vicende narrate.
Non mancano nel romanzo i rimandi alla situazione geo-politica di quegli anni, al terrore che aleggiava nelle città alla sola vista di qualcuno che potesse essere scambiato per un attentatore suicida. Così come non manca la rappresentazione realistica di un paese misogino e patriarcale, nel quale le donne si ritrovano sempre e comunque sottomesse. Un paese dove regna la corruzione a tutti i livelli e dove chi non si adegua può pagare anche con la morte.
Massud e Nargis sono due affermati architetti che, non avendo avuto figli, accolgono nella loro casa, quasi adottandola Helen, la figlia di Lily e Grace, una famiglia cristiana e come tale non molto benvoluta nella comunità musulmana della città di Zamana, in cui vivono.
Dopo la morte violenta della madre Grace, la piccola Helen si lega ancora di più a Nargis e a Massud, che la spronano e la supportano anche economicamente negli studi. Quella di Nargis e Massud è una relazione consolidata, fatta di un amore sincero, pieno, al quale entrambi si abbeverano quotidianamente.
Ma quando Massud muore, coinvolto in un attentato in centro città, Nargis si rende conto di non avergli mai detto la verità sulle sue origini, sulla sua vera identità. Nargis in realtà è Margaret ed è cristiana.
Si è finta musulmana fin da quando ha iniziato gli studi universitari per non avere problemi e non essere insultata e maltrattata come succedeva a tutte le donne cristiane. Non ha mai avuto il coraggio di fidarsi fino in fondo del suo uomo, confessandogli chi fosse realmente. Questo senso di colpa sarà la miccia che farà esplodere la sua coscienza, che ne sgretolerà la solidità d’animo.
Ma saranno proprio le vicende legate a Helen, a suo padre e alla persecuzione di cui saranno oggetto, a dare la forza a Nargis-Margaret di andare avanti, ammettendo al fine la sua reale identità.
“Dentro di lei si risvegliò la sua altra identità, Margaret. Tirò fuori la piccola fotografia di lei da bambina, in piedi con la sorella accanto allo zio. Un essere umano non è altro che i propri ricordi. Seraphine, sua sorella, ormai era morta, mentre con lo zio non parlava dal giorno in cui gli aveva confessato che viveva a Zamana facendosi passare per musulmana”.
Un romanzo, Il libro dell’acqua e di altri specchi, che con forza sottolinea la potenza dei legami familiari anche laddove sembrano affievoliti dalle trame che la vita tesse contro di noi. E di come questi legami si nutrano di ricordi “Un essere umano non è altro che i propri ricordi” è un passaggio di una profondità sconcertante.
La memoria è il legame, ciò che tiene insieme gli individui, siano essi parte di una famiglia o di un altro genere di comunità. La memoria come veicolo per traghettarci lungo il corso della vita. La memoria come lascito ereditario per quelli che arrivano dopo di noi.
Written by Beatrice Tauro