Le métier de la critique: Cristina Trivulzio di Belgiojoso, una donna oltre il perbenismo

Advertisement

“Non dobbiamo mai dimenticare l’ardua e doppia impresa del nostro secolo, consiste nel distruggere e fecondare nello stesso tempo non dobbiamo dimenticare che scopo finale del nostro destino sulla terra non è l’incivilimento, ma l’amore sociale, la fratellanza degli uomini, il trionfo della verità e del bene assoluto.” − Cristina Trivulzio

Cristina Trivulzio di Belgiojoso by Henri Lehmann
Cristina Trivulzio di Belgiojoso by Henri Lehmann

Nonostante le numerose biografie a lei dedicate, Cristina Trivulzio di Belgiojoso (Milano, 28 giugno 1808 – Milano, 5 luglio 1871) è stata dimenticata dai più.

Di lei rimane solo un pallido ricordo in una via suburbana a Milano, sua città natale.

“La Principessa ha un pallore spettrale, porta turbanti e acconciature di stile insolito, abiti così eccessivamente scollati e vaporosi…” − Conte Rudolf Apponyi

Advertisement

Appartenente a una delle più importanti famiglie milanesi, viene menzionata soprattutto per aver fatto sua la causa risorgimentale italiana.

Nonostante fosse di gracile costituzione, Cristina era una persona intrepida, con un carattere risoluto, e ben decisa a portare avanti le battaglie in cui credeva. E ciò, grazie anche alla sua insegnante di disegno: Ernesta Bisi che le fece conoscere una realtà diversa da quella ovattata in cui era abituata a vivere, prospettandole idee innovative di provenienza anche francese.

A 16 anni, grazie alla sua forte personalità rifiuta un matrimonio con un cugino, combinato dai suoi genitori. Mentre è pronta ad andare in soccorso, intorno alla fine degli anni ’20 dell’Ottocento, ai patrioti che si battono per la causa risorgimentale.

Attenzionata sia dalla polizia di Milano come da quella austriaca, che le confisca ogni bene di famiglia, si trasferisce in maniera clandestina in Francia, dove vivrà momenti veramente difficili: per sopravvivere si ingegna a ricamare e a costruire coccarde.

Tuttavia, questa esperienza è per lei positiva, perché rafforza gli ideali in cui crede e che non è disposta ad abbandonare; entra infatti in contatto con gli esponenti della carboneria italiana in esilio in Francia, nel frattempo si dà alla scrittura occupandosi di giornalismo di stampo politico.

Ammirata, perché affascinante, la donna è molto corteggiata, ma andrà contro il volere della sua famiglia sposando Emilio di Belgiojoso, un uomo di cui è innamorata, ma da cui presto sarà disillusa.

Il principe, infatti, dimostrerà di non meritare il suo amore, in quanto libertino e interessato a mettere le mani sul patrimonio della sua sposa, più che sulla sposa stessa. Col tempo il matrimonio è comunque destinato a naufragare, a causa dei frequenti tradimenti del principe.

Cristina Trivulzio di Belgiojoso - ritratto di Vincent Vidal, 1836
Cristina Trivulzio di Belgiojoso – ritratto di Vincent Vidal, 1836

Ovviamente, il comportamento di Cristina è motivo di critica della buona società milanese; ma lei non si cura dell’opinione pubblica e continua ad appassionarsi alla questione patriottica italiana partecipando ai moti risorgimentali.

“È così che il mondo tratta le donne il cui carattere non è stato cancellato dall’educazione ricevuta, mentre gli uomini, al contrario, l’originalità è considerata un merito.” − Cristina di Belgiojoso

Cristina ha molti seguaci che come lei credono in quell’occasione di riscatto, ma ha anche un gran numero di detrattori che non vedono di buon occhio il suo impegno, soprattutto perché donna.

Honoré de Balzac la chiama la ‘cortigiana’, etichettandola in modo dispregiativo, perché ospita in casa sua fino a tarda notte il musicista Liszt. Lei, però, ancora una volta dimostra di essere uno spirito libero e non si cura delle critiche che le vengono mosse.

Nonostante il suo stato di salute sia spesso cagionevole, quando rientra in possesso dei suoi beni si trasferisce in un lussuoso appartamento parigino che diventa un salotto frequentato da intellettuali, ma soprattutto è riferimento per i patrioti che sostengono le idee risorgimentali.

È il 1838 quando, all’insaputa di tutti, nasce Maria, quella che sarà la sua unica figlia. L’identità del padre è sconosciuta e per garantire alla figlia un futuro, tempo dopo, la farà riconoscere dal principe di Belgiojoso.

In seguito alla nascita di Maria, Cristina tornerà al suo luogo d’origine: la sua amata Lombardia. Ma anche qui, nell’oasi bucolica che Locate rappresenta, pare non trovare quiete. Si cimenta infatti in un’avventura, anche questa volta clamorosa.

Per mettere in pratica le sue idee innovative trasforma la sua tenuta in impresa di tipo sociale, un modello di società che non prevede alcuna vessazione da esercitare sui contadini.

Continuando a occuparsi dei giornali che ha fondato, in questo periodo Cristina fa lunghe riflessioni sulle condizioni dei contadini, che vivono in uno stato di miseria inimmaginabile.

“Non sarebbe ormai tempo che la società così ansiosa di abbattere tutte le tirannidi si ricordasse che in ogni casa, in ogni famiglia, v’hanno vittime più o meno rassegnate, assorte nel procurare la maggior dose di felicità possibile a chi le condanna a una vita di dipendenza e di sacrificio?” Cristina di Belgiojoso

Cristina Trivulzio di Belgiojoso – di Francesco Hayez

Anche in questo caso Cristina viene giudicata negativamente per le sue idee riformiste; fra tutti è uno più di altri che la ostacola: Alessandro Manzoni, che in occasione della morte di Giulia Beccaria, amica di Cristina, le impedisce di darle l’ultimo saluto.

Il 1848 è l’anno fatidico per i moti risorgimentali, e Cristina va in soccorso dei carbonari per sostenerli nella lotta. Quando esplode la rivolta delle Cinque Giornate di Milano, da Napoli organizza una spedizione mettendo a disposizione i suoi beni.

Ma il tradimento del re sancisce il fallimento dei moti, che riconsegna Milano agli austriaci e spegne ogni speranza nei patrioti.

Tempo dopo Cristina raggiunge Roma per sostenere la Repubblica insieme a Giuseppe Mazzini, che la incarica di coordinare gli ospedali creando un eterogeneo corpo di assistenza femminile: infermiere, prostitute e nobildonne.

Anche in questo caso Cristina è criticata.

Soprattutto è il papa a tuonare contro i metodi della principessa.

“Le donne che mi venivano denunciate erano state per giorni e giorni a vigilare al capezzale dei feriti; non si ritraevano dinanzi alle fatiche più estenuanti, né agli spettacoli o alle funzioni più ripugnanti…” − Cristina di Belgiojoso

Costretta a fuggire, a causa di un probabile arresto da parte della Curia romana, inizia un lungo viaggio in Asia Minore.

Con il poco che le è rimasto compra una casa in Turchia per ospitare i rifugiati italiani.

Raggiunge la Siria, il Libano e la Palestina, viaggi che testimonia giornalisticamente con saggi; Cristina infatti è una giornalista attenta e moderna che illustra argomenti vari che spaziano su temi diversi, soprattutto si occupa di dare conto della condizione della donna.

Purtroppo in Turchia è vittima di un tentato omicidio che le procura danni perenni.

È il 1855 quando torna in Lombardia, provata nel fisico e nello spirito, anche per i giudizi negativi che le vengono rivolti.

Cristina Trivulzio di Belgiojoso - 1832, di Francesco Hayez
Cristina Trivulzio di Belgiojoso – 1832, di Francesco Hayez

“Vedo le rughe solcarsi a forza sulle mie guance ed imprimere al mio volto un’espressione di severità, o di noia, o di indifferenza, che non ebbero mai il corrispettivo né nel mio cuore, né nella mia testa.” − Cristina di Belgiojoso

Nel 1861, quando viene proclamata l’unita d’Italia è l’unica nobile a non essere invitata al ricevimento dato da Vittorio Emanuele.

La principessa muore a Locate nel 1871: nessun appartenente del Risorgimento è presente al suo funerale.

Cristina muore, non prima però di aver scritto un saggio attualissimo: un suo testamento a favore delle nuove generazioni.

“Che le donne felici e stimate del futuro rivolgano i pensieri al dolore e all’umiliazione di quelle che le hanno precedute e ricordino con un po’ di gratitudine i nomi di quante hanno aperto e preparato la strada alla loro mai gustata prima e forse agognata felicità.” − Cristina di Belgiojoso

 

Written by Carolina Colombi

 

 

Info

Sito Cristina Trivulzio di Belgiojoso

 

Advertisement

Un pensiero su “Le métier de la critique: Cristina Trivulzio di Belgiojoso, una donna oltre il perbenismo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: