“Su cose che si vedono nel cielo” di Carl Gustav Jung: L‘UFO come voce

È difficile valutare con precisione la portata di avvenimenti contemporanei, e il pericolo che il giudizio resti confinato nell’ambito della soggettività è grande. Sono quindi consapevole del rischio che corro accingendomi a sottoporre all’attenzione di chi mi voglia pazientemente seguire la mia opinione su alcuni avvenimenti contemporanei che mi paiono significativi.” – Carl Gustav Jung

Su cose che si vedono nel cielo

Carl Gustav Jung (Kesswil, 26 luglio 1875 – Küsnacht, 6 giugno 1961) nel 1958 pubblicò un saggio dal titolo “Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo” nel quale ricapitola essenzialmente le sue principali idee sulla psiche congiunte all’interpretazione psicologica del fenomeno UFO (Unidentified Flying Objects). Fenomeno che dal 1940 si è sempre più intensificato, soprattutto con la fine della Seconda guerra mondiale.

Il grande psichiatra svizzero, nell’introduzione al saggio, spiega in modo preciso le motivazioni che l’hanno portato a trattare questo spinoso argomento, conscio che un libro del genere sarebbe stato impopolare tra gli accademici e tra i gruppi di oscuri astrologi.

L’impulso che mi spinge a scrivere non nasce dalla presunzione, bensì dalla mia conoscenza di medico, che mi consiglia di compiere il mio dovere preavvisando quei pochi dai quali mi posso far intendere che l’umanità si trova alla soglia di avvenimenti che corrispondono alla fine di un eone (periodo). […] Parlando francamente, sono preoccupato per la sorte di quanti si lasciassero sorprendere impreparati dagli avvenimenti e si trovassero senza averne avuto il minimo presentimento, alle prese con un mondo che riuscirebbe loro incomprensibile.

La riflessione sugli UFO divenne, dunque, urgente perché si era già al tempo notato quanto il fenomeno si fosse espanso in ogni angolo del globo esplicitando paura, curiosità, negazione, e speranza di un intervento dall’alto che potesse ristabilire equilibrio fra le nazioni. Così, osservando il fenomeno per dieci anni, Jung analizzò il materiale a sua disposizione circoscrivendo alcune interpretazioni.

Il materiale di cui sono venuto a conoscenza finora, vale a dire negli ultimi dieci anni, consente entrambe le interpretazioni: in un caso un fatto obiettivamente reale, cioè fisico, costituirebbe il terreno su cui si genera un mito corrispondente, nell’altro caso un archetipo provocherebbe la visione. A questi rapporti di causa ed effetto bisogna aggiungere una terza possibilità, quella di una coincidenza sincronica, cioè acasuale e significativa, possibilità che, a partire da Geulincx, Leibiniz e Schopenhauer, non ha cessato di riproporsi alla speculazione umana.”

Su cose che si vedono nel cielo”, successivo all’introduzione, consta di sei capitoli e di un epilogo. Capitoli così denominati: “L’UFO come voce”, “L’UFO nel sogno”, “L’UFO nella pittura”, “Contributo alla storia del fenomeno degli UFO”, “Considerazioni riassuntive”, “L’UFO considerato sotto l’aspetto non psicologico”.

Si è deciso di riportare una selezione di asserzioni del primo capitolo, “L’UFO come voce”, così da comprendere il rilievo del ragionare su questi avvenimenti non solo incredibili ma che vanno in contrasto con la fisica. Il metodo analitico utilizzato da Jung principia analizzando gli eventi come pura e semplice “voce”.

 

“[…] Il problema degli UFO nacque in seguito alle osservazioni, effettuate in Svezia negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale, di misteriosi proiettili che si supposero inventati dai Russi, e ai rapporti su Foo fighters, cioè sui segnali luminosi che accompagnavano i bombardieri alleati che sorvolavano la Germania. Quindi seguirono le avventurose osservazioni dei flying saucers negli Stati Uniti. L’impossibilità di trovare una base terrestre per gli UFO e di spiegare le loro proprietà fisiche fece nascere rapidamente l’ipotesi che fossero di origine extraterrestre. Con questa variante, la voce trovò un punto di coincidenza con la psicologia del grande panico verificatosi prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale nel New Jersey, dove un radiogramma tratto da una novella di H. G. Wells, che prospettava l’invasione di New York City da parte dei marziani, causò fuggi fuggi generale, con parecchi incidenti d’auto. Evidentemente il radiogramma si era scontrato con l’emozione latente della guerra prossima a scoppiare.

Carl Gustav Jung

Il motivo dell’invasione extraterrestre entrò a far parte del patrimonio delle voci, e gli UFO furono considerati macchine guidate da esseri intelligenti provenienti dallo spazio. […] Poiché questi visitatori non causavano alcun danno, evitando ogni atto ostile, si suppose che la loro apparizione nella atmosfera terrestre fosse dovuta alla curiosità, cioè al desiderio di compiere osservazioni. […]

Le voci ottennero perfino un riconoscimento ufficiale quando le autorità militari statunitensi crearono un ufficio speciale per la raccolta, la ricerca e la valutazione delle osservazioni relative agli UFO. Pare che la stessa cosa sia stata fatta in Francia, Italia, Svezia, Gran Bretagna e in altri paesi. […]

Stando alle voci, gli UFO hanno di regola forma lenticolare, oblunga o a sigaro, emettono luce di vari coloro o riflessi metallici; passano dallo stato di quiete alla velocità di circa 15.000 km orari, e la loro accelerazione può raggiungere valori tali che, se fossero pilotati da essere umani, questi ne morirebbero. La loro traiettoria descrive angoli possibili soltanto a un oggetto non sottoposto a gravità, ed è simile al percorso di un insetto in volo. […]

Il loro preteso interesse per aeroporti e installazioni industriali connesse con la scissione nucleare non è sempre confermato, dato che sono stati osservati anche nell’Antartide, nel Sahara e sull’Himalaya. […] Pare che i nostri aeroplani li incuriosiscano, perché succede spesso che volino loro incontro e che li seguano. Talvolta però li precedono. […]

Naturalmente corre anche voce di atterraggi in cui questi esseri non solo sarebbero stati visti da vicino, ma avrebbero anche tentato rapimenti. […]

[…] se si tratta di proiezione psicologica deve esistere per essa una causa psichica, perché non si può certo ammettere che affermazioni ricorrenti con tata frequenza e in tale estensione come quelle che hanno dato origine alla leggenda degli UFO, siano un fatto di nessuna importanza e puramente casuale. […] Quando affermazioni di questo tipo vengono accertate pressoché dappertutto bisogna avanzare l’ipotesi che esista dappertutto anche un motivo corrispondente. […]

Fondamento di questo tipo di voci è una tensione emotiva motivata da una situazione d’emergenza, cioè da un pericolo collettivo o da un bisogno psichico vitale. […]

Di questi contenuti la coscienza non conosce nulla, e si trova quindi di fronte a una situazione apparentemente senza uscita; i contenuti estranei non possono essere integrati direttamente e consciamente, ma cercano di esprimersi indirettamente, dando origine a impressioni, convinzioni, illusioni e visioni inattese e in un primo tempo inspiegabili. […] Infine, è possibile che molte persone, indipendentemente l’una dall’altra, e perfino contemporaneamente, vedano cose che non hanno realtà fisica. Anche i processi di associazione di molte persone presentano un parallelismo temporale e spaziale, e può accadere a esempio, come dimostra abbondantemente la storia del pensiero, che menti diverse producano simultaneamente e indipendentemente le stesse nuove idee.

[…] l’inconscio, per rendere percepibili i suoi contenuti, ricorre a drastiche misure. Il mezzo più energico è rappresentato dalla proiezione, cioè dallo spostamento su un oggetto esterno di un contenuto segreto prima appartenente all’inconscio. Il processo della proiezione può essere osservato dovunque, nelle malattie mentali, nelle idee di persecuzione e nelle allucinazioni, negli individui cosiddetti normali che scorgono la pagliuzza nell’occhio degli altri ma non vedono la trave che sta nel proprio e infine, in dimensioni macroscopiche, nella propaganda politica. […]

In queste circostanze non sarebbe affatto strano che quei settori della popolazione che non si pongono domande siano visitati da visioni, cioè da un mito diffuso dovunque a cui molti credono seriamente e che altri respingono come una cosa ridicola. […]

Si potrebbe facilmente supporre che la terra stia diventando troppo stretta per gli uomini, e che essi cerchino di fuggire dalla loro prigione, minacciata non solo dalla bomba all’idrogeno ma, più ancora, dal vertiginoso aumento della popolazione, causa di serie preoccupazioni. […]

Se mai saremo inclini a pensare alla possibilità di disturbi psichici, soprattutto perché la nostra situazione morale è divenuta in certo qual modo problematica dall’ultima guerra in poi. Sotto questo aspetto sussiste un crescente senso di insicurezza. Perfino la nostra storiografia non è più in grado di valutare e interpretare coi mezzi tradizionali gli sconvolgimenti di cui è stata preda l’Europa negli ultimi decenni, ma deve ammettere che fattori psicologici e psicopatologici cominciano a ampliare considerevolmente l’orizzonte storiografico. […]

Su cose che si vedono in cielo – Carl Gustav Jung – L’UFO come voce

I corpi rotondi, in particolare, sono figure simili a quelle che l’inconscio porta alla luce in sogni, visioni, ecc. In tal caso vanno intesi come simboli che rappresentano, in forma perspicua e evidente, un pensiero pensato non consciamente, ma presente solo potenzialmente, vale a dire in forma non evidente, nell’inconscio, e che raggiunge evidenza solo attraverso il processo del diventare conscio. […]

Se si applica tale interpretazione all’oggetto rotondo veduto, disco o sfera che sia, balza subito agli occhi l’analogia con il Mandala, il simbolo della totalità ben noto ai conoscitori della psicologia del profondo. Non si tratta affatto di una nuova scoperta: il Mandala è sempre esistito per così dire ubiquitariamente e in tutti i tempi, con modalità specifiche di volta in volta, e risorge continuamente, senza trasmissione esteriore, nell’uomo moderno come cerchio apotropaico che limita, custodisce, ora come cosiddetto cerchio solare preistorico, ora come cerchio magico, ora come microcosmo alchimistico, ora come simbolo moderno che racchiude e ordina la totalità psichica. […]

Il Mandala, in quanto indica e custodisce una totalità psichica, la difende dalle forze esterne e tende a unificare contrasti interni, è anche un preciso simbolo di individuazione, già noto come tale, nel mondo occidentale, agli alchimisti del Medioevo. Si attribuiva all’anima, per analogia con l’anima universale platonica, una forma sferica; nello stesso simbolo ci imbattiamo anche in sogni moderni. La remota età di questo simbolo ci riporta perciò negli spazi celesti, nel luogo eterno di Platone in cui sono sospese le Idee di tutte le cose. […]

L’antica definizione dice: Deus est circulus cuius centrum est ubique, cuius circonferentia vero nusquam (Dio è un cerchio il cui centro è dappertutto, ma la cui circonferenza non è in nessun luogo). […]”

 

Si invita il lettore coscienzioso all’acquisto del libro per poter seguire maggiormente l’argomento, visto che, come si è esplicitato inizialmente, ciò che è stato letto sinora è una piccola selezione e non l’intero capitolo “L’Ufo come voce”.

 

 

Bibliografia

Carl Gustav Jung, “Su cose che si vedono in cielo”, Sonzogno, 1974. Traduzione di Silvano Daniele.

 

8 pensieri su ““Su cose che si vedono nel cielo” di Carl Gustav Jung: L‘UFO come voce

  1. E’ davvero incredibile come non si tenga mai conto del giudizio finale di JUNG sugli “UFO”: il 1958 è quello delle famose interviste del 30 luglio 1958 sul Washington Post “Flying Objects Real, Psychiatrist Insist e sul New York H. T.(LINK 1), dove senza mezzi termini affermava: Dr. Jung Says “Saucers” Exist; Bars Psychological Explanations” Tale intervista fu poi ripresa dalla rivista italiana l’Europeo dove ribadiva il concetto che: E’ mia opinione che “i dischi volanti siano vere apparizioni materiali, entità di natura sconosciuta proveniente probabilmente dagli spazi e che erano già visibili, forse da lungo tempo agli abitanti della Terra, ma che per il resto non hanno rapporti di sorta col nostro mondo”
    Fonte: https://www.centroufologiconazionale.net/faq/Jung-UFO.pdf
    Speriamo di essere stati utili per completezza al reale giudizio di Jung, che si è andato modificando con il passare degli anni giungendo a questa definitiva conclusione.

    1. Vladimiro teniamo a precisare che si è preso in oggetto il primo capitolo del libro (come è stato sottolineato nell’articolo).

      Il libro è del 1958 e non c’è stato, dunque, come lei dice “un passare degli anni”.
      Ci auguriamo che lei abbia potuto leggere “Su cose che si vedono in cielo” e non si sia fermato alle pubblicazioni di queste interviste.

  2. Certamente conosco bene l’opera la cui prima edizione tradotta in lingua italiana è del 1960 edita dalla Bompiani e che possiedo, come le edizioni successive.
    Il testo è il frutto di riflessioni degli anni ’50 cioè da quando la stampa USA dava risalto a tali notizie ed era in esecuzione il Project Blue Book dell’USAF.
    Come Centro Ufologico Nazionale abbiamo avuto anche la fortuna di collaborare (non io ma chi mi ha preceduto) con Lou Zinsstag , nipote di Jung.
    Rimane da capire come mai dopo la pubblicazione del suo libro, Carl Gustav Jung si sia prodigato per promuovere il cambio di pensiero sul fenomeno UFO da rilasciare senza equivoci questa intervista/dichiarazione non ad un giornale qualsiasi ma sul Washington Post e sul New York Times. Tali dichiarazioni furono riprese poi dalla stampa estera, come in Italia con l’Europeo.
    Credo che dovremmo chiederci come mai queste “forti” dichiarazioni, così differenti dal libro, siano omesse o mai citate, per un personaggio del suo calibro. Quasi a voler censurare la radicale modifica rispetto al suo pensiero iniziale. Spero di non monopolizzare il dibattito ma credo sia utile per la ricerca esaminare tutti i materiali , nessuno escluso. Ma credo che questo interrogativo dovrebbero porselo tutti i ricercatori, senza pregiudizi alcuno.

    1. Dunque ricapitolando la sua svista sulla data. Prendiamo in considerazione i fatti.
      Jung muore nel 1961, il libro è stato pubblicato nel 1958. Quindi possiamo dire che nel suo primo commento è incappato in una svista di ragionamento portando avanti la frase “con il passare degli anni”.

      Se lei ha letto il libro saprà benissimo che la citazione che ha riportato c’è anche sul libro e che precede e segue altre frasi molto importanti da legare.

      Consiglio valido sempre ed i ogni caso: mai prendere una sola frase dissociandola dal resto.

      Il nostro amato psichiatra quando ha pubblicato il libro, frutto di anni ed anni di ricerche e di ragionamenti, l’ha fatto in coscienza.

      Mi pare alquanto improbabile che sempre nel 1958 (come lei afferma e queste interviste affermano) abbia smentito tutto il suo lavoro, piuttosto non si è compreso (o letto bene) ciò che ha scritto e le assicuro che ciò che ha portato avanti Jung “fa molta più paura” dei possibili extraterrestri, è molto più complesso da accettare come “verità plausibile”.

      Jung ha sempre dimostrato di badare al rispetto verso l’editoria e del “messaggio” lasciato ai posteri (non so se conosce il “Libro rosso” di recente pubblicazione).

      Non ho alcun parere sul nipote di Jung, come lei scrive: è il nipote, non Jung. Non bado alla celebrità che può avere una persona solo perché è parente od amico. Ogni uomo è unico, il pensiero non fa parte della parentela, né una persona vicina ai grandi autori comprende le parole dette solo per vicinanza fisica. Non è facile comunicare per gli esseri umani, soprattutto se si usano le parole, dipende dal grado di apertura che uno ha, dalla conoscenza dell’etimo, dal polo o dal non polo che si decide di usare.

  3. Certamente ma le dichiarazioni sono di Jung e non si capirebbe perché le abbia fatte su i principali giornali statunitensi e non su un giornalino di quartiere….ripeto, perché non leggiamo senza pregiudizio alcuno, le dichiarazioni in calce sui giornali? sono Fake news? Invenzioni della stampa USA? Non credo proprio che Jung avrebbe permesso la manipolazione del suo pensiero originale. Credo semmai che porsi il quesito sul perché le abbia rilasciate a mezzo stampa, confermi quanto supposto da molti, cioè che il libro sia una raccolta di scritti su pensiero accumulata dal 1947 al 1958, dove invece la dichiarazione sulla stampa testimoni semmai il mutare di giudizio, visto anche le sue collaborazioni con una delle prime associazioni sugli UFO, come l’APRO composta da Militari ed ex membri delle varie agenzie di Intelligence. Io non posso rispondere a quella che sembrerebbe una incongruenza tra l’uscita del libro e tra le dichiarazioni rilasciate sulla stampa, sapendo il potere che ha negli USA. Porsi delle domande in merito credo sia la cosa migliore, anziché scartare a priori alcune ipotesi. Rileggiamo quanto scritto da Jung e non da un giornalista, sui due giornali e poi riparliamone.
    PS
    Sul cambio di pensiero ne è un esempio la dichiarazione di ieri fatta da un portavoce del Pentagono, pubblicata dall’ANSA ieri sera.
    Cordiali saluti e comunque complimenti perle tematiche che affrontate nel vostro web magazine.

    1. “Nel tentativo di identificare le fonti, il potere e i limiti dell’opinione pubblica è innanzitutto necessario determinare cosa sia l’opinione pubblica. Secondo il dizionario Webster l’opinione privata è il “giudizio o il sentimento che la mente si forma riguardo a cose e persone…”

      Questa è una citazione presa da “Sul giornalismo” di Joseph Pulitzer (Makó, 10 aprile 1847 – Charleston, 29 ottobre 1911). Riporto le date perché è importante per il discorso notare come in America si avvertisse già da tempo l’inganno del giornalismo. Pulitzer non risparmia parole di dolore su questo mestiere che sempre più è diventato propaganda, non è dissimile oggi anche in Italia il sensazionalismo, la ricerca del like, la volontà di ingannare il lettore solo per aver letture (dunque visualizzazioni di pubblicità, dunque denaro).
      Sempre Pulitzer: “Abbiamo bisogno che nel giornalismo si sviluppi un senso di comunanza basato non sul denaro ma sui principi morali, sulla preparazione e sul carattere…”
      E penso di aver spiegato bene la mia opinione sui giornali dell’epoca.

      Dunque confrontando il libro di Jung (che sottolineo pubblicato nel 1958) e la citazione ripresa da questa intervista americana si nota come il giornalista non sia riuscito a riportare il seguito del ragionamento di Jung. Forse perché le parole del nostro amato psichiatra non sono state comprese, o forse perché faceva comodo in quel periodo continuare a strumentalizzare l’UFO in una sola direzione. Mentre Jung analizza il fenomeno in svariate situazioni, ed è questo che uno studioso della psiche deve fare.

      Vorrei dunque porre l’accento su concetti come Selbst e come Mandala, concetti chiave per comprendere ciò che Jung aveva individuato.

      Sul cambio di pensiero: certamente una persona può cambiare opinione, certamente può arrivare ad altre interpretazioni, ma qui ci troviamo davanti ad un caso diverso. Si sta parlando di uno studio di dieci anni, pubblicato su volontà dell’autore e smentito da un’intervista americana nello stesso anno di pubblicazione del saggio. Ergo, mi pare improbabile già per questo fatto. In secondo luogo ahimé devo ripetermi ma la frase citata è presente sul libro ed è utilizzata da Jung per continuare un ragionamento.

      Questa situazione mi ricorda molto l’Atlantide di Platone, certi libri (filosofia, psicoanalisi) bisogna leggerli entrando nel mood della materia, con il linguaggio adatto altrimenti si può incappare in errori di interpretazione, ed è importante continuare a leggere senza fermarsi solo a ciò che si stava cercando.

      Detto questo non affermo con certezza che Jung avesse ragione con la sua interpretazione (Mandala=UFO) ma ritengo sia molto affascinante ed è incline ai miei studi, dunque l’appoggio. Però non mi prendo la responsabilità di dire al lettore che sia l’interpretazione vincente. E questo è un insegnamento che ho potuto apprendere dai convegni di Corrado Malanga negli anni novanta.

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