“Olimpiade, regina di Macedonia” di Lorenzo Braccesi: la madre di Alessandro Magno

“Il cielo non ha collere paragonabili all’amore trasformato in odio, né l’inferno ha furie paragonabili a una donna disprezzata”.  ‒ William Congreve

 

Olimpiade, regina di Macedonia

Ci sono tanti modi di ricordare chi è vissuto in un tempo lontano dal nostro.

Inoltre, ogni anima è un mondo e un tempo, all’interno di un’anima ci possono essere tempeste impetuose, guerre sanguinose e una furia che, a distanza di secoli, segna ancora l’immaginario di tutti coloro che si trovano ad avere a che fare con esse.

Sembra uno scenario da tragedia? Lo è ma, guardate bene, non è solo questo: è Storia.

Chi non ricorda il favoloso impero che Alessandro Magno aveva costruito?

Ora, pensateci, chi ricorda la ragazzina che, come una baccante, fu mandata dall’Epiro a sposare Filippo II?

Della ragazza che arrivò in Macedonia, sposa del re, la tradizione storiografica ha perduto il suo nome, quello vero, quello che aveva il giorno in cui venne al mondo.

Non era un uso inconsueto quello di cambiare il nome della propria sposa in certi regni. Per la Macedonia, questa ragazza era una barbara, quindi fu necessario che il suo nome divenisse più accattivante per le “delicate orecchie” della corte.

Forse il suo nome era Myrtale, forse Polissena, forse Stratonice.

Quello che è certo è che il mondo la conosce e, in alcuni casi la ricorda, come Olimpiade di Macedonia.

Fu figlia, sposa e madre di Re. La sua discendenza rispondeva al nome del grande Achille e fu, volente o nolente, la furia che mosse l’animo di suo figlio Alessandro e tutti gli animi a lui vicini.

Questa, la sua, è una storia di sortilegi, perché altro non è l’accavallarsi del tempo e dei pensieri.

Questa è una storia di Potere e di amore.

È la vita di una Donna che, per lungo tempo, è stata conosciuta come una strega e una folle. Solo perché era intelligente, colta e temeraria.

E se tutto il peregrinare verso l’orizzonte di Alessandro, altro non fosse che un tentativo di sentirsi degno della dinastia di sua madre? La donna scelta da un dio per dare vita ad un figlio destinato ad essere il più grande tra gli uomini?

Lorenzo Braccesi ha scelto un’altra donna tra le pieghe della storia e, come suo costume, attraverso la Storia che l’ha circondata, l’ha svelata e l’ha restituita alla vita.

Lui stesso la definisce: barbaricamente possessiva. Ed è vero, Olimpiade ha lottato per tutto quello che era suo.

Il saggio di Braccesi si intitola: “Olimpiade, regina di Macedonia”. È edito per Salerno editrice nel 2019 ed è uno specchio sulla donna che fu la madre, come ho già detto, di Alessandro Magno.

Oh, ma non è questo che era Olimpiade. O meglio, non era solo ed esclusivamente questo. Fu anche la madre di una donna che aveva il nome di Cleopatra, Alessandro aveva una sorella e scommetto che non molti lo ricordavano.

Olimpiade era una Regina. Olimpiade addomesticava serpenti ed era sacerdotessa del culto di Dioniso e, come la leggenda vuole, fu amata da Zeus.

Dalle lettere che scambiava con il figlio nasce il ritratto di una donna ironica, di un’intelligenza vivace e di una saggezza che, non senza un senso, le ha incastonato addosso il titolo di strega.

È probabile che, nel primo periodo in cui fu sposata a Filippo II, i rapporti con il marito fossero buoni, nonostante le numerose “frequentazioni” femminili del re.

(Anche se non si deve pensare che re Filippo saltasse da un letto all’altro senza una ragione.)

È certo che quando le venne affiancata, come regina, Euridice nipote di Attalo e greca di origine, i rapporti iniziarono a scricchiolare non poco.

Come vi ho anticipato, questa è una storia di Potere.

Olimpiade non esiterà ad assistere e, in alcuni casi, ad essere la mano che assiste alle dipartite di coloro che minacciarono la sua famiglia. No, non stiamo parlando di Filippo II ma di suo figlio, unico erede al trono almeno fino a che Euridice non avesse dato al mondo l’infante che teneva in grembo. Ma, voi capite, in un mondo in cui la politica è fatta di equilibri troppo pecari e di crudeltà, coloro che possono portarti via ciò che è tuo di diritto vanno eliminati prima che possano essere un problema.

Questa è anche una storia di morte e di dolore.

Filippo cercò di portarle via l’amore di suo fratello: Alessandro il Molosso e di suo figlio.

Filippo osò ripudiarla e disconoscere Alessandro come suo erede.

Questo fu troppo.

“Al toro incoronato di corona/ S’approssima la fine;/ s’appressa già l’addetto al sacrificio” vaticinio Delfico”

Fu davvero lei a condurre la mano di Pausania all’uccisione di Filippo? Fu Alessandro? Il gran re di Persia?

Lorenzo Braccesi

Braccesi analizza tutte le ipotesi e al lettore rimane l’onere di scegliere la risposta.

“Abile sei, esperta in malefici/ Soffri perché privata dello sposo/ Minacci chi ha dato in matrimonio/ La figlia, e lo sposo e la sposa/ Minacci stando a ciò che si racconta” Euripide, Medea

Per capire perché Medea rientri nella storia di Olimpiade, avreste dovuto essere Pausania quando Alessandro gli citò questi versi in un sussurro che solo lui poteva udire.

Quando il regno del figlio iniziò e iniziarono le guerre e le conquiste, Olimpiade rimase a Pella per consolidare la posizione del figlio. Combatté come una menade danzante per la stabilità del regno di un figlio troppo distante dalla sua capitale, contro coloro che bramavano di spodestarlo.

Alessandro mirava a conquistare il mondo e i cuori di coloro che lo circondavano elevandoli a posizioni simili a quelle di re e la stessa Olimpiade lo mise in guardia più di una volta.

Fu lui a non ascoltare.

Fu la storiografia a dire che Olimpiade torturava i pensieri del figlio lontano. Alessandro era un faro che, in alcune occasioni, rimase abbagliato dalla sua stessa luce.

Alessandro era un re, non un compagno di giochi.

E il primo a doverlo comprendere, come sosteneva Olimpiade, era proprio lui.

Il loro rapporto fu affettuoso e schietto e, nonostante il grande re non informasse la madre, in quanto donna, di tutto, Olimpiade era la sua consigliera più vicina. Oltre ad Efestione, si intende.

Anche quest’ultimo fu motivo di discussione tra madre e figlio, forse solo per gelosia.

Olimpiade fu la regina che faceva tremare chiunque minacciasse il regno di suo figlio e, alla sua morte, dopo aver tentato in ogni modo di proteggere la moglie e l’erede postumo del grande Alessandro, si mostro fiera ed impavida, tanto che Giustino ci tramanda che non morì da “donna qualsiasi”

“Ma Olimpiade, come vide venire verso di lei uomini armati si fece loro incontro, in abbigliamento regale e dando il braccio a due ancelle. Vedendola, i sicari sgomenti per la sua sorte si trattennero, memori dell’antica maestà di lei e dei tanti nomi di re che ella rinverdiva nella loro mente, finché da Cassandro furono inviati altri a trafiggerla. Ella ne fuggi dinnanzi al ferro e alle ferite né si mise a strillare come una donna qualsiasi, ma come è costume di uomini forti cedette alla morte secondo la gloria della sua antica stirpe, in modo siffatto che anche Alessandro si sarebbe potuto riconoscere nella genitrice morente.” ‒ Giustino (XIV 6 9-11)

Come ogni donna del mondo antico, la storia che le riguarda deve passare attraverso gli uomini di cui si scritto. Olimpiade fu travolta dalle dilazioni che si fecero di lei dopo la sua morte e anche prima.

Lorenzo Braccesi ci ha restituito la donna con la corona e tutto quello che essa ha rappresentato come essere umano.

Una furia dell’inferno?

Una Medea furibonda?

Una Circe senza scrupoli?

La figlia del grande Achille, dico io.

 

Written by Altea Gardini

 

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