Storie di Pirati #1: il Capitano Phillips e le regole vigenti a bordo della Revenge

“Correva l’anno 1724. A Londra, vicino alla Cattedrale di San Paolo, nella libreria di Charles Rivington, apparve per la prima volta un piccolo volume in ottavo. L’autore, un certo Capitano Johnson, era un perfetto sconosciuto, e il libro sarebbe passato totalmente inosservato se non fosse stato per il suo titolo coinvolgente: A General Hystory of the Robberies and Murders of the most notorious Pyrates (Storia Generale delle ruberie e degli assassinii dei più celebri Pirati)” ‒ dall’introduzione italiana di Storia Generale dei Pirati

Storia Generale dei pirati – Captain Charles Johnson – 1724

“Storia Generale delle ruberie e degli assassinii dei più celebri Pirati” fu il primo libro ad affrontare e descrivere il mondo dei pirati e dei filibustieri, e a ispirare la moderna visione della figura del pirata. Il suo successo fra i lettori fu tale che ne furono ristampate tre edizioni in soli due anni, e autori quali Sir Walter Scott, R.L. Stevenson, J.M. Barrie, e Raphael Sabatini riconobbero apertamente il loro debito nell’aver tratto ispirazione dai resoconti del Capitano Johnson per personaggi quali Long John Silver e Capitan Uncino.

L’identità del Capitano Charles Johnson è avvolta nel mistero: sono state fatte differenti ipotesi, considerando soprattutto che egli aveva una conoscenza approfondita di molti fatti reali che narra, del linguaggio marinaresco, delle imbarcazioni e degli strumenti del mestiere, per cui si suppone fosse un pirata a tutti gli effetti o perlomeno un cacciatore di taglie.

Intorno agli anni Trenta si fece largo l’ipotesi che Johnson fosse in realtà lo pseudonimo dello scrittore Daniel Defoe, esperto di falsi documenti storici e appassionato della vita piratesca. Robert Moore, nel libro Defoe in the Pillory and Other Studies (1934), compara gli stili dei due autori, confutando l’ipotesi. Questa ipotesi su Defoe fu definitivamente scartata grazie agli studi di Furbank e Owen, pubblicati in The Canonisation of Daniel Defoe (1988), i quali attaccano questa teoria sottolineando diverse discrepanze e l’assenza di legami tra i due autori.

Oggi si ipotizza che Defoe potesse aver revisionato solo alcune parti della quarta edizione. Si accettò così che Capitano Johnson fosse il vero nome dell’autore, ma i problemi tornarono a galla quando si scoprì che nei registri della Royal Navy e della Marina Mercantile Britannica, non si citava alcun capitano sotto questo nome.

Tuttavia il libro ed il suo misterioso autore non cessano di sorprendere i suoi studiosi. Una serie di ricerche condotte negli archivi della Marina Britannica hanno recentemente rivelato che buona parte dei contenuti dei racconti di Johnson non solo si riferisce a storie vere, ma questi documenti all’epoca della prima edizione erano segreti e strettamente confidenziali all’interno dell’Intelligence della Marina di Sua Maestà Britannica.

Il secondo elemento probatorio di alcuni eventi descritti arriva invece dall’archeologia navale, grazie al ritrovamento e all’identificazione di alcuni relitti nei luoghi di cui lo stesso Johnson scriveva.

Storia Generale dei pirati – Captain Charles Johnson

L’ipotesi che il Capitano Johnson fosse effettivamente un pirata o un agente della Royal Navy, diventa così facilmente confutabile: nel libro viene illustrata la differenza tra corsari, bucanieri e filibustieri, nonché il significato del Jolly Roger, la tradizionale bandiera nera dei pirati, con le sue varianti e simbologie.

Viene inoltre illustrato come la pirateria vivesse secondo leggi proprie: le decisioni importanti venivano prese da tutto l’equipaggio per alzata di mano, il capitano stesso veniva eletto dalla ciurma e la sua condotta seguita e giudicata dal quartiermastro, un uomo della ciurma, che insieme ad essa poteva persino rimuoverlo dall’incarico.

In “Storia Generale delle ruberie e degli assassinii dei più celebri Pirati” troviamo ben venti celebri pirati raccontati dal Capitano Johnson. Si vuole iniziare questo excursus con il Capitano John Phillips.

 

John Phillips era mastro d’ascia; navigando sulla rotta per Terranova su una nave dell’Ovest[1]
venne catturato e fatto prigioniero dal brigantino Good Fortune del Capitano Anstis, il giorno dopo che quest’ultimo si era diviso dal suo compagno di navigazione e commodoro, il Capitano Roberts. Phillips si abituò in un batter d’occhio alla vita del pirata, e siccome era un tipo in gamba venne nominato mastro d’ascia del vascello, né all’inizio aveva ambizioni più alte.  Continuò così finché la compagnia non si sciolse a Tobago, e lui fu tra quelli che, come abbiamo raccontato, ritornarono in patria e affondarono la corvetta nel Canale di Bristol.

Il suo soggiorno in Inghilterra non durò a lungo, poiché mentre faceva le prime visite ai vecchi amici nel Devonshire, venne a sapere della sventura di alcuni suoi compagni, ovvero ch’erano stati presi e gettati in galera a Bristol; e avendo delle buonissime ragioni per sentirsi in pericolo, vista l’aria che tirava, raggiunse in tutta fretta Topsham, il porto più vicino, e li si imbarcò con un certo Capitano Wadham per un viaggio di andata a Terranova e ritorno; che per altro Mr. Phillipsnon aveva alcuna intenzione di portare a termine, deciso di non rivedere mai più in vita sua l’Inghilterra.

Quando la nave giunse a Peter Harbour, in Terranova, Phillips tagliò la corda e trascorse la stagione lavorando nell’industria della pesca: con l’idea fissa però, di tornare il prima possibile alla vita del fuorilegge.

A quest’uopo si accordò con alcuni compagni di lavoro per trafugare uno dei vascelli che stavano alla fonda nel porto e partire alla ventura come pirati. Stabilirono la data fissata per il colpo, cioè la notte del 27 agosto 1723; ma, vuoi per il rimorso, vuoi per la paura, dei sedici uomini che erano del complotto, soltanto cinque tennero fede alla parola.

Ciononostante, Phillips insisté per andare avanti con quel minuscolo equipaggio, assicurando i compagni che ben presto la ciurma si sarebbe ingrandita. Messi infine tutti d’accordo, trafugarono un vascello ed uscirono dal porto.

La prima cosa che dovevano fare ora era eleggere gli ufficiali, mettere per iscritto gli articoli e rinsaldare le basi della loro nuova piccola repubblica, per prevenire dispute e tumulti in futuro: fu così che John Phillips venne nominato Capitano, John Nutt ufficiale di rotta, James Spark capocannoniere, Thomas Fern mastro d’ascia; mentre William White era l’unico marinaio semplice di tutta la ciurma. Fatto ciò, uno di loro redasse i seguenti articoli (che riferiamo alla lettera) e tutti, in mancanza di una Bibbia, giurarono su una scure.

 

ARTICOLI VIGENTI A BORDO DELLA REVENGE

Storie di pirati – Capitano Phillips

1. Ognuno obbedirà agli ordini dei superiori; il Capitano s’avrà una quota e mezza di ogni bottino; l’Ufficiale di Rotta, il Mastro d’Ascia, il Nostromo e il Capocannoniere avranno una quota e un quarto.

2. Se qualcuno tentasse di fuggire, o mantenesse un Segreto con la Compagnia, verrà abbandonato in un Luogo deserto, con una Bottiglia di Polvere [da sparo, n.d.r.], una Bottiglia d’Acqua, un’Arma Leggera, e delle Palle.

3. Se qualcuno dovesse rubare qualcosa di appartenente o alla Compagnia o a una Preda, per un Valore di un Pezzo da Otto, sarà abbandonato in un luogo deserto o fucilato.

4. Se mai dovessimo imbatterci in un’altra Nave Pirata, colui che firmasse i suoi Articoli senza il Consenso della nostra Compagnia, sarà sottoposto al Castigo che il Capitano e la Compagnia riterranno più opportuno.

5. Chi dovesse colpire un compagno, fintanto che questi Articoli sono in vigore, sarà sottoposto alla Legge di Mosè (cioè 40 scudisciate meno una) sulla schiena nuda.

6. Chi trovandosi nella Stiva dovesse far scattare una Pistola, o fumasse Tabacco senza il suo Copripipa, o portasse una Candela accesa senza Lanterna, sarà sottoposto al medesimo Castigo come nel precedente Articolo.

7. Chi non dovesse tenere pulite le sue Armi, pronte per la Battaglia, o trascurasse i propri Doveri, verrà escluso dalla Divisione del Bottino e subirà quegli altri Castighi che il Capitano e la Compagnia riterranno più opportuni.

8. Se un uomo dovesse perdere in Battaglia un pezzo di un arto, avrà 400 Pezzi da Otto; se un arto intero 800.

9. Nel caso ci si imbattesse in una Donna onesta, chi tentasse di possederla senza il di Lei Consenso, sarà immediatamente Condannato a Morte.

Sistemate queste cose, gli intrepidi pirati si misero in mare (…)”

 

Info

Rubrica Storie di Pirati

Photo “Storie di pirati – Capitano Phillips” – Olio su tela “Lo scontro navale di Cartagena” di Samuel Scott (1708)

 

Bibliografia

“Storia Generale dei Pirati”, Capitano Johnson, Cavallo di Ferro Editore, Roma, 2006

 

Note

[1] West Country: il comprensorio delle regioni sud occidentali della Gran Bretagna

 

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