“Herstory 2” diretto da Monica Macchi: Regeni e gli altri, sabato 16 marzo, Milano
“Dobbiamo impedire a quel cervello di funzionare”
A pronunciarla è stato Michele Isgrò, pubblico ministero del tribunale speciale che ha condannato Antonio Gramsci, è stata poi ripetuta da ogni sistema di controllo che reprime fermenti culturali, artistici, letterari… l’Altro.
Herstory, un gioco di parole che rimanda alla femminilizzazione di History, è un progetto web di storia orale in creative Commons del collettivo Mosereen che ricostruisce la partecipazione delle donne alla rivoluzione egiziana del 2011 attraverso otto e nasce da una domanda: dove erano le donne egiziane?
Sono scese in piazza o secondo una visione orientalista avvallata dai media occidentali erano chiuse in casa, velate e sottomesse in attesa di essere salvate dall’Occidente?
Attraverso il linguaggio dei video subito postati on line in una vertoviana presa diretta con la realtà ‒ che aveva già spinto Zavattini a coniare l’espressione “cinema dell’accadendo e non dell’accaduto” ‒ si ascolta un corpus di narrazioni autobiografiche che svelano testimonianze di lotta e resistenza radicate in una concezione della storia intesa come materia viva e vivente, corporea.
Alle parole delle donne si mischiano produzioni artistiche legate all’immaginario visuale (foto di murales, vignette, caricature, stencil) come iconiche schegge di resistenza che aprono uno spazio narrativo inedito rispetto a quello mainstream che oscilla tra interpretazioni patriarcali ed esotismo.
Produzioni artistiche originali ma anche quelle rilette ed interpretate dai ragazzi del liceo Artistico Candiani di Busto Arsizio, dove Monica Macchi ha tenuto un progetto in alternanza scuola-lavoro e che vogliono trasmettere il senso di una esperienza popolare dal basso, accogliendo e raccogliendo le voci non egemoni ma assolutamente autorevoli di chi ha vissuto la Rivoluzione in prima persona, allargando lo sguardo oltre gli ormai iconici “diciotto giorni di Tahrir”.
Infatti l’Egitto pre e post-Tahrir è anche quello della sparizione e uccisione di Giulio Regeni (su cui la classe 4DV ha elaborato progetti per un memoriale) e quello raccontato da Majiid Nawaz in “Radical. Il mio viaggio dal fondamentalismo islamico alla democrazia”, (di cui sono stati teatralizzati alcuni brani) un ex-reclutatore jihadista che nella prigione di Mazrah Tora scopre, il sistema giudiziario parallelo ma anche un laboratorio politico che diventa una scuola popolare dove il recupero dell’oralità, la figura del cantastorie, la musica, l’ironia, la filosofia e la letteratura sono un metodo per riconoscere ed affrontare la complessità.
Rivoluzione non solo in senso politico come lotta contro un regime oppressivo e repressivo ma anche e soprattutto come lotta per il cambiamento in tutto il tessuto sociale a partire dalle dinamiche relazionali e identitarie.
Così Umm Gaber, una donna analfabeta che in Piazza ha scoperto la maternità collettiva e la differenza tra oppressi ed oppressori esprime la cultura gramsciana: “Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con gli altri esseri umani”.
E di fronte al Potere e alla manipolazione del Politico per impedire allo Sguardo di vedere e comprendere useremo la storia del tempo presente ma anche delle sue “radici lunghe” che si fanno memorie condivise con la proiezione di “Gramsci 44”, sull’esperienza della scuola dei confinati politici, dove il carcere e il confino ad Ustica, come ha scritto Angelo D’Orsi, ha decretato la fine dell’attività politica di un grande dirigente, ma “ha aperto la strada all’opera di un gigante del pensiero, non soltanto politico”.
Herstory 2: Regeni e gli altri
Ideato e diretto da Monica Macchi,
con Macchi Monica, Emanuele Milasi, Emiliano Barbucci
Sabato 16 marzo, ore 20,45
Pacta Teatri, via Ulisse Dini 7 (Milano)
MM Abbiategrasso