“Bezimena” di Nina Bunjevac: la violenza sulle donne in un fumetto
Se il titolo del romanzo a fumetti di Nina Bunjevac, “Bezimena” (Rizzoli) appunto, può farci pensare alla Grecia antica e alle divine sacerdotesse, il sottotitolo è eloquente del tema trattato: anatomia di uno stupro.

Il racconto è affidato alle stelle, come fossero loro a volerci dare questo chiaro messaggio contro la violenza, quasi un desiderio (asidera (ἀστήρ) = stella in greco) espresso dall’autrice per tutte coloro che sono state vittime, non a caso la dedica iniziale è per tutte loro.
L’inizio del racconto è strano; il fondo nero delle pagine è animato soltanto da due stelle che iniziano il loro dialogo, poi Bezimena fa la sua comparsa.
Una sacerdotessa la cerca ed è sollevata dall’averla trovata, ma l’altra non sembra dar peso alle sue lamentele e sommerge la sua testa nell’acqua: il liquido diventa quello amniotico dell’utero materno dal quale nasce un bambino e l’intera vicenda è narrata con i suoi occhi.
Quel bambino diventerà uno stupratore, ma ancora non lo sappiamo: si chiama Benny e la sua ossessione per il sesso inizia precocemente, ma senza violenza, solo una forte pulsione che non può controllare e per questo rimane ai margini della società diventando un guardiano dello zoo.
La violenza arriva dopo quando vede di nuovo la bambina ormai donna, il suo chiodo fisso che non ha potuto mai avere se non nelle sue notti di sogni erotici. Non c’è nessuna ipocrisia nel disegno, le parti anatomiche sia femminili sia maschili sono disegnate in modo veritiero.
Per un breve tratto del racconto non si capisce chi sia la vittima e chi il carnefice visto che la donna aveva lasciato un taccuino con dei disegni che è Benny ad interpretare e noi a vedere con i suoi occhi.
Poi tutto è chiaro e quello che sembrava una trappola per lui, in realtà era solo il buio della sua atrocità e delle sue perversioni mentali e fisiche.
Scene nere, come le pagine che separano i capitoli del fumetto e ci invitano a pensare e sprofondare nell’abisso come fa la sacerdotessa. Quando tira fuori la testa dall’acqua, Bezimena le chiede “Perché piangi?” e a questa domanda non c’è risposta.
È anche un adattamento moderno del mito di Artemide e Siprete (non è una mia invenzione, è un epigrafe in seconda di copertina). Nel mito Siprete vede la dea fare il bagno nuda e viene trasformato in una donna, trasportato in tempi moderni un modo per farci riflettere nei panni dell’altro e immedesimarsi nelle sue sofferenze e nelle sopraffazioni che un sesso rivendica sull’altro e viceversa.

È un fumetto atipico visto che non ci sono vignette scandite, ma ampie pagine illustrate con pochi dialoghi, in cui l’interpretazione è a volte difficile.
Si riesce a capire meglio leggendo la nota finale della stessa autrice: lei stessa è riuscita a sfuggire varie volte a delle violenze sessuali e ha voluto con quest’opera fare qualcosa per chi non è stata altrettanto fortunata.
Illustrazioni scure dai tratti morbidi con poche parole che riescono a far riflettere: la violenza va combattuta da entrambe le parti.
Il finale tragico fa riflettere anche sul fluire della vita stessa, eventi drammatici sembrano porre freno ai nostri desideri, ma la verità sembra dirci Bezimena, è di dare il giusto peso alle cose e di non lasciare che lo stato di vittima possa porre una fine irreversibile.
Impossibile non essere toccati in qualche modo da questo romanzo.
Written by Gloria Rubino