Classis: la visita al nuovo museo di Ravenna tra mare e stratigrafia storiografica
Il 1 dicembre 2018, a Ravenna, ha avuto luogo l’apertura del nuovo fulcro del parco archeologico di Classe: il Classis, museo della città e del territorio.

Tutta la città ha pazientemente aspettato e guardato all’apertura di questo nuovo e “speciale” spazio espositivo come un passo verso qualcosa di moderno e come una sorta di nuova cattedrale atta a conservare e, in un certo senso, a santificare la storia di Ravenna attraverso la sua stratigrafia storiografica.
Sì, perché Ravenna non è solo la città dei mosaici bizantini di San Vitale, Galla Placidia e Sant’Apollinare, per citare i siti più importanti, ma la storia della città ha inizio già dalla compresenza delle popolazioni etrusche e umbre nel territorio.
Una presenza ha sempre fatto da padrona sullo sfondo della futura capitale dell’impero romano d’Occidente e poi dell’esarcato bizantino: il mare. Già, perché se Ravenna non avesse potuto usufruire della sua posizione strategica sul mare Adriatico, probabilmente, ora, avrebbe un’altra storia da narrare.
Ed eccoci qui, dopo anni, mesi, giorni e minuti di lavoro, davanti al Classis che ho avuto modo di visitare qualche giorno fa, in una giornata fresca ma assolata.
Il Classis, che prende il nome dal termine che indica la flotta, ivi stanziata, si erge in una zona che una volta era simbolo di degrado ma ora è rinata a nuova vita grazie al recupero del vecchio zuccherificio che, dopo anni di restauro, ospita la sua storia e quello della città.
È stata una delle opere di recupero più importanti degli ultimi anni e, come il progetto di esposizione all’interno, è la testimonianza “vivente” di come l’archeologia aziendale possa essere la portavoce di tutta la storia a lei precedente e sua voce parlante.
Il Classis nasce per essere il “grillo parlante” della storia della città e alla sua messa in opera hanno partecipato molte volontà che lo hanno reso possibile.
Basti pensare che lo staff tecnico per la realizzazione dei 2600 mq dell’area espositiva è presieduto da un enorme nome del campo dell’archeologia: Andrea Carandini. Suoi bracci destri e collaboratori sono altri esimi professori e architetti tra cui Andrea Mandara che ha appunto prestato la sua opera alla riqualificazione dell’edificio. Inoltre, la cito per ultima, non per importanza, la forza e la tenacia con cui la fondazione RavennAntica ha voluto donare questo spazio culturale alla Ravenna che, come ho già detto, non si identifica solo nell’oro di Bisanzio ma è molto di più.
Appena varcato il cancello che vi immette all’area del Classis, vi trovate di fronte alla sua immensa mole e alla scalinata che vi accompagnerà nel vostro personalissimo viaggio. Lo stesso mare vi sussurrerà salendo le scale: siate navi tra i miei flutti e, come se foste Odisseo, vi porterò tra le onde della storia e vi sfamerò di vita.
Siete affamati ora, davanti alla porta di ingresso? Volete sapere tutto quello che il mare ha da sussurrarvi? Allora non dovete far altro che varcare la soglia e munirvi di biglietto. Perché come Odisseo, pagherete la conoscenza che vi verrà fornita ma, sappiatelo, la cultura ha bisogno di fondi per fa sì che i resti e le testimonianze del passato continuino a parlarci. È uno scambio equo, sulla carta almeno.

Prima di addentrarvi tra le possenti braccia di Poseidone, attardatevi a vedere e ascoltare il filmato proiettato sul plastico a terra che vi si para davanti, è un ottimo inizio e vi reca in dono la giusta dimensione per comprendere quello che vedrete.
La prima visione d’insieme, di fronte a voi, terminato il filmato, è strabiliante. Al centro della navata sorge e si erge, in tutte le sue componenti, la linea del tempo che, come remo della vostra nave, utilizzerete per viaggiare tra le epoche e i grandi personaggi che erano il simbolo della loro era.
Tutto questo, tra le travi di carattere e materiale industriale per ricordarvi che, oltre al mare, è lo spirito della storia dell’edificio che vi sta accompagnando. In una città che, tra gli altri illustri nomi della storia, ha ospitato Dante Alighieri, cercate di accoglierlo come fosse il vostro Virgilio.
Il tempo e il suo fascino sono letteralmente e fisicamente tutto intorno a voi.
Il vostro percorso parte da destra insieme al racconto museale che vi mostra l’epoca che potrebbe collocarsi tra la storia e la leggenda, siete nel periodo Etrusco e Umbro della città. Vedrete un bellissimo corredo funerario di un guerriero e oggetti appartenenti alla vita quotidiana di una persona dell’epoca.
L’unica cosa che mi dispiace, a posteriori, è che tra quelli che vengono declamati come i principali reperti del museo, non figuri l’elmo di San Pietro in Campiano. Dopo tutta la fatica e la polemica attraversata, per portarlo al nuovo museo, non è citato tra i principali pezzi esposti. Datemi retta, è davvero un bel pezzo di storia e dietro ad esso potete immaginare il suo possessore e l’intera frazione che ha amato e che ama questo reperto trovato nel loro territorio.
Lo so, si tratta una sciccheria nostalgica, la mia, di sperare di leggere il nome del reperto tra quelli più importanti presenti, perché tutti ne conosciamo il valore e sappiamo che nel nuovo museo sarà apprezzato. È solo che, dopo averlo spostato, sembra che in realtà non fosse così necessario e dispiace.
Sopra le vostre teste, ho già detto che la storia è tutta intorno a voi, quindi chiedete al vostro collo di pazientare, la teca è accompagnata da una citazione di Strabone, altro Cicerone per il viaggio che state affrontando; quindi, non mancate di leggere la poesia tra sue parole.
In ogni teca, scusate se soprassiedo ma non vorrei vi perdeste lo straordinario approccio tecnologico del museo, spesso, troverete degli schermi che vi illustreranno cosa accadeva a Ravenna o in Italia nel periodo. Questi sono a vostro servizio per meglio farvi comprendere e farvi assaporare il percorso.
Entrerete poi nell’età romana, quando la palude inizierà ad ospitare la vera e propria città in cui abiteranno i marinai, con le loro famiglie e, di conseguenza, tutti coloro che attenderanno al funzionamento di una città che vive e ospita la flotta imperiale qui stanziata per ordine di Augusto. È stato un percorso di evoluzione che portò l’attenzione del primo Imperatore di Roma ed interessarsi alla città, forse, il primo passo verso la nomina a capitale.
Ma quando Ravenna diventa così importante per l’Impero Romano?

Il vostro percorso si addentra sempre più in età tardo imperiale, fino a quando l’Imperatore Onorio, nel V secolo, non stabilirà qui la sua capitale.
Qui inizia la Ravenna di cui tutti ricordano.
Siete nel 493 d.C., a Ravenna arrivano i Goti di Teodorico. La città esplode in bellezza e cultura e le testimonianze, camminando tra le vie della città, sono ben visibili. Ma quello che vedrete nel museo è solo il sussurro che vi porterà a comprendere come le vicende si sono susseguite fino a quel punto.
Perché questo si prefigge il Classis: essere il vostro punto di partenza per poter poi apprezzare e amare ogni cosa che vedrete in città.
Non è bellissimo? Assaporare il profumo delizioso che poi vi condurrà alla torta?
È il prezioso incentivo che vi condurrà alla scoperta.
Si arriva, infine, al momento di massimo splendore: la conquista Bizantina e tutti hanno ben in mente le sfavillanti basiliche della città sotto il regno di Giustiniano.
Tutto il percorso è accompagnato, oltre che dai supporti digitali e dalla linea del tempo, da plastici e fotografie.
Il percorso museale è pensato anche per offrire alcuni approfondimenti tematici legati alla città. Oltre ai culti e alla vita dei cittadini dell’antica Ravenna, una sala è occupata dal tema di Ravenna e il mare.
Magari, oltre alle stele funerarie dei classiari, le anfore da commercio e alle splendide lucerne, aggiungerei, nelle didascalie delle opere, qualche elemento in più sulle anfore. Sappiamo da dove provengono ma cosa contenevano? Chi ha studiato archeologia può saperlo, chi di storia e reperti è poco avvezzo si ritrova spaesato.
Ultimo scrigno del museo è dedicato alla storia della struttura in cui il museo è ospitato, il padrone delle travi e dell’industrialità del luogo: lo zuccherificio. Tramite degli schermi e grazie alla linea temporale, si ha addirittura l’impressione di poter parlare con le persone che ne hanno vissuto l’attività.
Tutto davvero bello e accogliente. Ma, perché c’è qualche piccolo ma, come quasi tutte le cose davvero molto belle e scenografiche, c’è qualche elemento perfettibile.
Scorrendo lungo la linea del tempo, guardando i reperti nelle teche, un visitatore cerca di collegare la didascalia numerata ad un numero di riferimento nella teca. Ecco, a volte, questi mancano.
Le fotografie hanno indicazione dell’anno e del presunto luogo di appartenenza ma non vi è modo di capire dove esso sia nella Ravenna che il visitatore si appresta a visitare. Per assaporare la città sarebbe fantastico saperlo; in fondo il Classis deve essere un punto di partenza non un insieme di oggetti bellissimi ma devitalizzati.

Un altro piccolo appunto, che posso comprendere sia stata una scelta museale, riguarda le copie in… materiale plastico? Sarò una nostalgica ma non mi sono piaciute, di fianco alla pietra calcarea o al marmo, perdono davvero di fascino.
Mi ripeto, piccole cose che saranno certamente in via di miglioramento e arricchimento per questo grande museo che crescerà con la città e con le scoperte archeologiche.
Magari, la prossima volta, nel biglietto sarà compresa la visita al vecchio porto e del complesso di San Severo e, tra una visita e l’altra, sarebbe splendido poter usufruire del grande spazio antistante il museo. Un po’ come alle Terme di Caracalla: il parco come parte integrante della vita del museo, dove i visitatori sono accolti da panchine e verde che permette loro di gioire ulteriormente della visita.
Buona fortuna Classis, cresciamo insieme!
Written by Altea Gardini
Info
Intervista a Giuseppe Sassatelli – RavennAntica