“Il diario di Anna Frank” film di George Stevens: dal libro-simbolo della Shoah
“È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che sempre emergere…” ‒ Dal Diario di Anna Frank
The diary of Anne Frank, in italiano Il diario di Anna Frank, è un film del 1959 diretto dal regista George Stevens e dedicato ad un’eroina dei nostri tempi. Adattamento cinematografico di un lavoro teatrale del 1956, il film di George Stevens narra della drammatica vicenda toccata in sorte ad Anna Frank e ai suoi familiari.
“Non c’importa tanto di arrivare da nessuna parte quanto di non avere compagnia durante il tragitto”. ‒ Dal Diario di Anna Frank
Nata a Francoforte sul Meno nel 1929, Anna Frank vive parte della sua vita ad Amsterdam, dove la sua famiglia si è trasferita dopo l’ascesa al potere del Terzo Reich in Germania.
È il 1940 quando l’Olanda viene occupata dai nazisti, evento che aggrava la già precaria e instabile condizione della popolazione, e degli ebrei nella fattispecie. Tanto che, nel 1942, Anna e i suoi familiari, per sfuggire alle persecuzioni razziali, sono costretti a entrare in clandestinità.
Deportata ad Auschwitz nel 1944, viene poi trasferita al campo di concentramento di Bergen Belsen dove, nel 1945, muore di tifo e di stenti. La sua aspirazione era diventare una scrittrice di talento.
“Sono felice di natura, mi piace la gente, non sono sospettosa e voglio vedere tutti felici e insieme”. ‒ Dal Diario di Anna Frank
La narrazione filmica de Il Diario di Anna Frank ha inizio quando Otto Frank (Joseph Schildkraut), padre di Anna (Millie Perkins) e unico sopravvissuto alla deportazione nei campi di sterminio, torna ad Amsterdam.
Non è trascorso molto tempo da quando alloggiava in quella soffitta, in prossimità del centro della città olandese, dove ha abitato con la moglie e con le figlie prima che le SS catturassero lui e l’intera famiglia. È il 1945 e la guerra è finita, ma i postumi che ha lasciato nelle persone, come nella città devastata dai bombardamenti, in risposta alla follia nazista, sono più che mai evidenti. Raggiunta la misera abitazione, frugando fra rimasugli e poveri cenci, Otto trova un diario appartenuto alla figlia. Ed è proprio attraverso la sua lettura che viene scandito uno sviluppo filmico intenso e toccante, che porta lo spettatore a percorrere le vicende vissute dai Frank e dagli altri abitanti della casa.
È stato lo stesso Otto a regalare quel quadernetto alla figlia, nel tentativo forse di rendere un po’ meno triste la segregazione a cui era obbligata, quando i Frank sono stati costretti a rifugiarsi in quel luogo, ben occultato agli occhi di tutti e che Otto credeva protetto dalla brutalità nazista.
“Permettetemi di essere me stessa e sarò soddisfatta”. ‒ Dal Diario di Anna Frank
Su quel diario, diventato estensione della sua persona, Anna annota ogni cosa.
Dalla difficile convivenza con l’altra famiglia, anch’essa rifugiata nello stesso misero appartamento, agli eventi bellici che si svolgono al di fuori di quelle quattro mura, e di cui i Frank sono al corrente mediante spicciole notizie, ricevute grazie alla sporadica presenza di persone loro amiche.
Amici, un tempo dipendenti di Otto, che durante la sua prigionia si prodigano per rifornire i rifugiati di qualche genere alimentare reperito miracolosamente.
Ma ciò che Anna annota nel suo diario sono soprattutto i moti del suo animo, proteso verso un’ansia di vita infranta troppo presto dall’insano disegno nazista.
È un’adolescente Anna, e come ogni adolescente nasconde in fondo al suo giovane cuore speranze e sentimenti che non si possono confessare neppure ai genitori.
Ed anche per lei è così; in un muto dialogo affida al diario impeti e sentimenti forti che sono propri della sua tenera età. A quel quadernetto sgualcito Anna racconta della simpatia e dell’attrazione che nutre per Peter (Richard Beymer), figlio della coppia che divide quotidianità e abitazione con i Frank. Entusiasmi ed emozioni che non faranno in tempo a trasformarsi in un affetto duraturo.
Quelli provati da Anna sono moti emozionali che fanno parte del suo universo giovanile, impulsi che stupiscono anche la ragazzina stessa, così combattuta fra l’affezione per il ragazzo e l’idea che il suo sentire non sia onesto, semmai qualcosa di cui vergognarsi. Parla inoltre delle angosce, delle illusioni, di sogni e delle speranze custoditi gelosamente in fondo al suo cuore, oltre che delle piccole cose, le quali partecipano alla quotidianità di ciascuno.
Purtroppo, il germoglio del tenero amore che sarebbe potuto nascere fra i due non avrà un seguito, a causa del drammatico epilogo verso cui convergono le loro esistenze. La vita di Anna, e quella degli altri abitanti della soffitta, a eccezione di Otto, verrà spezzata ancor prima che la ragazzina si possa trasformare in farfalla.
Individuato il nascondiglio, a causa di un maldestro tentativo di furto da parte di un ladruncolo, il quale in cambio della libertà denuncia la presenza nella soffitta dei residenti, le SS irrompono repentinamente e ne deportano tutti gli abitanti, trasferendoli verso destinazioni diverse. I genitori sono separati dai figli, ma tutti vengono convogliati verso i ben noti campi di sterminio riservati agli ebrei.
Con questa tragica chiusa finale si concludono gli scritti di Anna, che non hanno più ragione di essere colmati da pensieri e parole, perché la fine arriva improvvisa a interrompere tutti i sogni di una ragazzina il cui maggior auspicio è soltanto la fine della sua prigionia; anche per vedere concretizzarsi il suo sogno di diventare scrittrice.
“Chiunque è felice, renderà felici gli altri”. ‒ Dal Diario di Anna Frank
Si racconta che la giovanissima Anna abbia messo mano al suo diario sollecitata da un discorso ascoltato casualmente alla radio, durante il quale un membro del governo olandese in esilio affermava che, terminato il conflitto, l’Olanda avrebbe registrato e denunciato le sofferenze patite dalla popolazione sotto l’occupazione nazista.
Oltre a dar conto degli episodi di elementare quotidianità, nel diario sono contemplate considerazioni di carattere storico e sociale sulla guerra, e non ultimo il ruolo della donna nella società; riflessioni tutte che denotano una maturità umana e morale di valenza straordinaria.
“Una cosa però l’ho imparata: per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta. Solo allora puoi giudicare il suo carattere.” ‒ Dal Diario di Anna Frank
In seguito, a guerra ultimata, indagando sulla cattura degli abitanti della soffitta, si è arrivati a concludere che l’arresto sia avvenuto a causa di una delazione, forse da parte di un ex dipendente di Otto; anche se l’individuo in questione ha sempre negato di aver riferito alle SS la presenza dei rifugiati in quella mansarda, rifugio attrezzato appositamente da Otto per nascondervi la propria famiglia.
“Non penso a tutta la miseria ma alla bellezza che rimane ancora”. Dal Diario di Anna Frank
La pubblicazione del diario la si deve ad Otto che, dopo averlo ricevuto dagli stessi amici che l’hanno aiutato durante la clandestinità, e lo hanno poi ospitato al ritorno dal campo di concentramento dove era stato internato, lo ha dato alle stampe dopo averlo in parte modificato.
Era il 1947; nasceva così, dalle mani di un padre affettuoso il libro-simbolo della Shoah. La testimonianza di una ragazzina che, attraverso parole e frasi, è stata ricomposta sulle pagine, ancora palpitante di vita, e in tutta la sua innocente umanità.
Il libro ha suscitato un enorme interesse nel pubblico, tanto da celebrare Anna Frank come un’eroina del Novecento. Anche se, a posteriori, si è ritenuto che parte degli scritti di Anna siano andati perduti.
“Ecco le difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà.” ‒ Dal diario di Anna Frank
Nel 2009 Il Diario di Anna Frank è stato inserito dall’Unesco nell’Elenco delle Memorie del mondo. Dopo la morte di Otto Frank, avvenuta nel 1980, il diario originale è stato ereditato dall’Istituto dei Paesi Bassi per la documentazione di guerra.
Nonostante ciò, nei primi anni Cinquanta del Novecento i negazionisti hanno fatto sentire la loro voce imputando al libro molte contraddizioni, e catalogandolo come un falso. È stata una perizia calligrafa, comparata con la scrittura di Anna, e un’analisi di colla, carta e inchiostro a dichiarare l’autenticità del diario.
A conferma di ciò, nel 1963 Simon Wiesenthal rintracciò l’ufficiale delle SS che aveva compiuto l’arresto di Anna e dei suoi familiari, il quale confermò i fatti avvenuti, aggiungendo ulteriori dettagli sulla cattura.
Nel 1998 la Corte distrettuale di Amsterdam ha emesso una sentenza in cui si vieta ogni futura negazione circa l’autenticità del diario, oltre che la distribuzione di pubblicazioni che ne affermassero la falsità. Imponendo una sanzione per ogni eventuale violazione della sentenza.
“A dispetto di tutto quanto credo ancora che la gente abbia davvero un buon cuore”. ‒ Dal Diario di Anna Frank
Della commovente vicenda di Anna Frank e del film diretto da George Stevens sono stati realizzati diversi remake anche per la televisione, e ciascuno ha rappresentato egregiamente e con triste attendibilità la situazione in cui la famiglia Frank si è trovata in seguito alla ‘caccia all’ebreo’, di nazifascista memoria.
Ma, nel particolare, il film diretto da George Stevens ha il pregio di aver mostrato con verosimiglianza come può diventare difficile e crudele la convivenza di diversi membri sotto lo stesso tetto, seppur legati da familiarità o da amicizia.
Come si evince dal film, da un’iniziale affiatamento e da una buona e civile disposizione, in nuclei radunati intorno a una piccola comunità, si sviluppa un rapporto conflittuale che arriva a sfiorare l’odio: la fame e la miseria che attanagliano i personaggi li portano a un comportamento a dir poco primitivo e bestiale.
Ciò, a dimostrazione di quanto l’uomo può arrivare a essere meschino, trovandosi di fronte a condizioni avverse che reclamano la condivisione di minime cose, quale può essere un pezzo di pane o un bicchiere d’acqua, palesando in questo modo i suoi peggiori istinti che, seppur nascosti, sono tristemente radicati nell’animo umano.
“La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta”. ‒ Dal Diario di Anna Frank
Written by Carolina Colombi
27 gennaio 2018
il giorno della memoria
ricordare per non dimenticare
l’orrenda nube dell’Olocausto
di quelle montagne grigie
di corpi ammassati
che ogni volta riproposti
davanti ai nostri occhi
pur assuefatti al peggio
ci turbano profondamente…
e non diverso è l’orrore
del terrorismo globale di oggi
che fa strage di corpi e di anime
e non risparmia nemmeno l’arte…
quanti crimini efferati
per un colore di pelle
per una idea di divinità
per un ruggito di possesso
e su tutto l’odioso disprezzo
per le anime d’ogni creatura…
caduti d’ogni razza di guerre inutili
rinfrescano la memoria
di chi già soffre dei suoi ricordi
e che oggi si chiede con rabbia ed angoscia
perché le vittime di ieri
diventano i carnefici di oggi?
ricordare per non dimenticare
ma già tutto è stato scordato
niente di niente l’uomo
sa imparare dal suo passato
se ancora l’odio e la diffidenza
lo allontanano dai suoi simili
se ancora al potere elegge
rappresentanti indegni e grotteschi…
se ancora oggi c’è chi non condanna
i terribili regimi dittatoriali
e se nuovi eletti da un popolo beota
ripropongono barriere, muri d’odio
per imbrigliare l’infinita migrazione
di chi fugge da orrori e miseria…
la memoria, ahimè
è solo un gadget povero
della sofferta civiltà moderna
opulenta di meschinità
e incapace di perfezione
Grazie mille Gianluigi! <3