Selfie & Told: il menestrello Andrea Negro racconta l’album “L’alieno”

 “Vi lascio l’Italia, quella che non legge e guarda le figure / Minaccia la rivolta e si fa sempre gregge per le dittature / Vi lascio l’Italia, quella che cazzeggia, che si vinca o perda / L’Italia che galleggia […]” “Vi lascio l’Italia”

Andrea Negro

Ciao Oubliettofili, sono Andrea Negro, un menestrello di quasi 50 anni. Nei miei geni ho Roma e la Toscana e l’Abruzzo ma da tempo mi divido tra Legnano dove abito e il Lago Maggiore dove vivo.

Scrivo canzoni da sempre. Le curve della vita mi hanno rallentato la corsa ma due mesi fa undici creature hanno visto la luce nel mio album d’esordio, “L’alieno”, per Areasonica Records.

Da allora le creature sono cresciute con me e io con loro, ci siamo esibiti insieme nei locali, ci siamo raccontati in tivvù e radio, ci siamo pavoneggiati in rete.

Una di loro, “Vi lascio l’Italia”, ha voluto subito distinguersi dalle sorelle mostrandosi in video. Ma tanta personalità ha ingolosito le altre e, dopo una feroce selezione, è stata scelta una seconda canzone che presto si farà racconto per immagini in un nuovo video, “Lo specchio di Marta”.

Coltivare dubbi e farmi domande è la mia ossessione preferita, stavolta però mi farò interrogare per voi direttamente dall’alieno in questa Selfie & Told!

 

A.N.: Dimmelo subito, perché “L’alieno”?

Andrea Negro: L’alieno è la mia identità segreta, è l’ospite indesiderato che vive dentro di me da sempre, raccoglie in sé tutti i miei difetti, i miei limiti, i pericoli per me e per gli altri. L’alieno è in agguato costante, aspetta solo che l’uomo si distragga per scavalcarlo e vomitare sul mondo la propria frustrazione. Sulla cover dell’album ho voluto rappresentarlo come un mostro pronto a divorare la mia innocenza di fanciullo se solo mi sporgo troppo sullo stagno. Il riferimento al mito di Narciso è evidente ma il rischio qui non è di innamorarmi della mia immagine migliore bensì di non contenere la mia immagine peggiore, l’alieno che è in me. Tutto il disco è pervaso da una sensazione d’impotenza ma un paio di tracce descrivono perfettamente la mia paura nei confronti dei miei istinti, penso a “Incandescente (il lupo ha fame)” che apre l’album e soprattutto a “Un lieve disagio”, in cui il mostro prende decisamente il sopravvento sull’uomo. Accanto all’alieno nascosto – l’alieno “privato” – c’è un alieno pubblico che esibisco al mondo, testimone della mia invincibile difficoltà nell’essere “sociale”, integrato nei meccanismi di convivenza collettiva, del rifiuto fin da ragazzo di appartenere a gruppi, compagnie, caste. Quest’isolamento interpretato a volte come snobismo a volte come fragilità psicologica – in ogni caso mai davvero accettato – mi ha di fatto consentito di osservare gli altri da una posizione privilegiata, libera, come appena sceso sulla Terra. Ispirandomi diversi testi di denuncia sociale, ora più indulgenti come nell’album il brano “Sono loro quelli felici” – una carrellata di “mostri” antropologici intorno a noi – ora più feroci e dolorosi come il singolo attualmente in radio “Vi lascio l’Italia”.

 

A.N.: Parlamene un po’ …

L’Alieno – Andrea Negro

Andrea: “Vi lascio l’Italia” è un brano che scava nel cantautorato più “cattivo” traendo spunto dai miei ascolti giovanili e non, penso al primo Vecchioni, a Venditti, De Gregori, anche Guccini. Chi dei nostri migliori autori non ha parlato – e male – dell’Italia?! Purtroppo è un’operazione facile, basta distogliere lo sguardo dai paesaggi, dai borghi medievali e dai monumenti e concentrarlo sul dissesto idrogeologico, sulla corruzione, sul degrado morale diffuso. L’ho composto in una notte, cosa rara per me che ho tempi di scrittura molto lunghi, era tale l’indignazione per l’ennesima alluvione malgestita, per l’ennesimo arresto per tangenti, per l’ennesimo scandalo di baby prostitute che ho dovuto dar sfogo immediato alla mia rabbia. Ma in “Vi lascio l’Italia” non c’è solo la cruda rappresentazione dei nostri misfatti nazionali, ci ho messo anche tutto l’amore e tutto il dolore per il mio Paese mascherandoli da cinica provocazione. Io mi sento profondamente italiano, ho le mie radici nel vero Centro, tra Adriatico e Tirreno, e non vorrei mai lasciare la mia terra d’origine. Ma qualcosa deve cambiare, non a livello politico ma a livello sociale, culturale. Ecco, forse l’intenzione più autentica del brano sta nel voler spronare chi comanda e chi obbedisce a creare un’Italia migliore di questa.

 

A.N.: E ne hai voluto fare un video.

Andrea Negro: Chi ha sentito “Vi lascio l’Italia” appena scritta ne ha subito colto le potenzialità visive oltre che di narrazione ed è venuto quindi naturale sceglierla come primo brano da lanciare come singolo e realizzarne un video. Mi sono occupato personalmente di trama, costumi di scena e location affidando la regia a Nicola Crucinio, un giovane moviemaker di Varese. Mi sono anche divertito a recitare insieme a Rossella Vicino, l’attrice protagonista, che ho scelto per la sua immagine splendidamente italiana, un viso e un corpo seducenti e malinconici insieme. L’idea cardine è stata dare forma di donna all’Italia, una femmina intenta a farsi bella, a specchiarsi ma che vive in una casa diroccata dove nello squallore dominante campeggiano schermi di televisioni e computer sempre accesi sulle miserie italiane raccontate ventiquattr’ore al giorno dallo speaker di un telegiornale (che ha la mia faccia). La tensione della storia via via aumenta fino alla scena finale che ovviamente non ti racconto.

 

A.N.: Bene, andrò a guardarmelo allora… “Vi lascio l’Italia” è un pezzo rock come tutto “L’alieno”, cosa ti ha spinto in questa direzione in tempi di pop, indie e trap?

Andrea Negro: Beh innanzitutto la consapevolezza che non so scrivere canzoni pop, indie o trap. E poi tutta la mia formazione musicale passa dal rock, magari declinato in blues o folk, ma sempre rock di base e fondamentalmente anglosassone. “L’alieno” risente moltissimo delle ore spese ad ascoltare e suonare Radiohead, R.E.M., Jeff Buckley solo per citare alcuni dei miei riferimenti più chiari. Anche tra gli artisti italiani ho sempre preferito coloro che hanno dato alla musica un ruolo principale senza subordinarla sempre e comunque ai testi. E nel disco riecheggiano sicuramente Bennato, Finardi, Fortis. È un disco vintage e tutto suonato, decisamente lontano dalle sonorità di moda oggi, un po’ plastificate. “L’alieno” è gonfio di chitarre, a tratti debordanti, ma ho tentato di mantenere un’atmosfera confidenziale ricercando in ogni brano il perfetto punto di equilibrio tra “muro del suono” e intensità delle parole. La mia ambizione fin dalle prime registrazioni è stata di avvolgere l’ascoltatore, farlo entrare in un mondo altro, alieno appunto, un mondo di pancia, cuore e cervello. E se ho anche solo sfiorato questo risultato molto del merito va agli eccellenti amici musicisti che hanno collaborato nel disco, Fabio Ponzelletti che ha percosso tutte le batterie, Maurizio Gallazzi che ha suonato tutti i bassi, Christian Tetteroo autore di tutte le parti soliste di chitarra, ma anche Max Mantovani al sax e Corrado “Ray” Giunta all’hammond. Il resto ce l’ho messo io. Ma la gran mole di musica registrata non avrebbe mai raggiunto la sua efficacia senza il fondamentale lavoro di Andrea “Cajo” Cajelli al mixaggio e di Giovanni Versari alla masterizzazione, due persone speciali, Cajo purtroppo non c’è più, con cui si è andati ben oltre il rapporto professionale.

 

A.N.: Quindi hai voluto seguire le tue inclinazioni registrando un album rock, ti ha penalizzato questa scelta in termini di penetrazione nel mercato musicale?

Andrea Negro

Andrea Negro: Sarei ipocrita a negare di non aver pensato alla “commercializzazione” del disco, proporre un album d’esordio di rock italiano a quasi 50 anni senza scimmiottare l’indie-rock o il rock facile da network radiofonici poteva rinchiudermi in una nicchia molto stretta. Il rock d’autore, quella miscela suggestiva di suoni elettrici e testi ragionati, non va certo in cima alle classifiche in Italia. Ma ho pensato che valesse la pena scommettere su un prodotto genuino e che mi rappresentasse appieno, fregandomene dei trend e convinto che chi lo avesse ascoltato ne avrebbe apprezzato l’autenticità, nelle undici tracce de “L’alieno” infatti c’è tutta la mia vita. Per questo motivo mi ha dato enorme soddisfazione che un’etichetta vivace e moderna come Areasonica Records abbia creduto nel progetto, prendendolo per mano negli ultimi due mesi e dandomi una visibilità che da solo non avrei mai raggiunto. In questo essenziale è stato fin qui il lavoro di La Suburbana Lab, l’agenzia bolognese che si occupa del lancio dell’album, e in particolare di Gaia Paolillo a cui va la mia sempiterna gratitudine per l’applicazione e la pazienza. Grazie ad una promozione mirata e incisiva di cui sono io stesso partecipe, la scommessa iniziale sta producendo i suoi frutti e scopro ogni giorno di più quanto in realtà ci sia fame di musica diversa da parte di un pubblico adulto che non si ritrova nel mainstream o nel giovane-a-tutti-i-costi.

 

A.N.: Cosa stai facendo per far conoscere “L’alieno”?

Andrea Negro: Con Gaia abbiamo suscitato la curiosità di molte riviste di settore e non che ci hanno ospitato sulle loro pagine o siti come Oubliette Magazine, poi siamo entrati nei circuiti radiofonici più attenti alla musica emergente e molte radio hanno mostrato interesse a saperne di più di me attraverso interviste telefoniche o invitandomi in studio. Soltanto pochi giorni fa ero a Roma per un minitour che mi ha portato a parlare del disco in tre radio molto seguite nella capitale, Radio L’Olgiata, Mini Radio Web e Radio Godot, in quest’ultima ho avuto anche il piacere di suonare in acustico quattro brani de “L’alieno” insieme a Francesco Colombo, che attualmente mi accompagna alla chitarra, e Massimiliano Salina che ha partecipato amichevolmente alle percussioni. Inoltre sono salito sui palchi di un paio di club romani, il Club 55 e il Rione XX con bel riscontro di pubblico. Ecco la parte live è decisamente quella che preferisco, vengo da una lunghissima esperienza di musica dal vivo, in trent’anni ho suonato dovunque in band o da solo, nei villaggi turistici, nei pianobar lombardi fino allo stadio di San Siro e, quest’anno, a Sanremo dove mi sono esibito per Red Ronnie, per Casa Siae e al Premio Lucio Dalla. Sul palco il mio rock d’autore, quella famosa miscela di cui ti parlavo, suoni elettrici che incontrano testi “pensati”, raggiunge la sua pienezza perché davanti al pubblico prende vita una sorta di racconto dell’album caratterizzato anche e soprattutto dall’interazione con chi ascolta, io apro leggermente la porta del mio mondo e sono poi gli spettatori a spalancarla e ad entrarvi con entusiasmo. Per questo motivo sono sempre alla ricerca di club per prolungare all’infinito L’alieno Tour e renderlo una specie di Neverending Tour come Dylan. Naturalmente non trascuro i Social, sono attivo su Facebook sia come profilo personale sia come Pagina Artista, su Instagram e Twitter e da qualche tempo sto curando con attenzione il canale Youtube, ricco di performances live e di interviste oltre che luogo d’elezione per vedere il videoclip ufficiale di “Vi lascio l’Italia”.

 

A.N.: Siamo arrivati in fondo, avrai sicuramente un nuovo progetto di cui parlarmi per salutarci.

Andrea Negro: Più di uno. Con Francesco stiamo scrivendo i pezzi del nuovo lavoro, l’idea è di registrare un concept album come si faceva un tempo per raccontare una mia vicenda personale di molti anni fa. Sto organizzando un evento a Legnano, la città in cui abito, in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi di Milano attiva da anni nella lotta contro il cancro. Ma il progetto cui tengo di più oggi è la realizzazione del video di “Lo specchio di Marta”, il secondo tratto da “L’alieno”, per la quale ho lanciato una campagna di crowdfunding con Musicraiser. Ci sono già tanti fans che hanno voluto dare il loro contributo e spero davvero che tutti gli Oubliettofili che leggono vorranno parteciparvi.

 

 “Ho paura che presto si svegli la belva che adesso riposa / Se non saprò lasciarmi alle spalle qualcuno, vorrei lasciare qualcosa / Qualcosa che purifichi l’universo / Che riempia le vene di un sangue diverso / Può nascere un nuovo giardino da un seme disperso […]” “Incandescente (il lupo ha fame)”

 

Written by Andrea Negro

 

 

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