Donne contro il Femminicidio #52: le parole che cambiano il mondo con Tatiana Pagano
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno, per Donne contro il Femminicidio, di Tatiana Pagano, catanese, psicologa, psicodiagnosta e psicoterapeuta in formazione presso l’Istituto di Gestalt HCC Italy di Siracusa. Svolge attività privata e, come socia di un’associazione senza fini di lucro, è impegnata in attività di ricerca nei presidi scolastici del territorio.
Femmina
L’essere femmina è molto più di una semplice distinzione biologica di genere. C’è chi ama fare una differenza tra femmina e donna affermando che nel primo caso ci si riferisce soltanto ad un essere umano di sesso femminile e nel secondo alle sue caratteristiche e doti. C’è anche chi utilizza il termine “femmina” in modo dispregiativo lasciandosi trasportare da un mero stereotipo di genere che vede gli uomini più forti, capaci e razionali, mentre le femmine sono fragili e sentimentali. Io non amo accostarmi a nessuna delle due accezioni, ma anzi tendo a distaccarmene quanto più possibile nel tentativo, a volte purtroppo vano, di ripristinare un giusto equilibrio biologico e culturale fra i due sessi che non tenga assolutamente conto di stereotipi e pregiudizi ormai troppo diffusi.
Femminismo
Beh, come non ricordare i numerosi movimenti femministi? Forse alcuni non sanno, e sarebbe bene ricordarlo, che le origini del femminismo risalgono alla seconda metà del Settecento. Già all’epoca, le rivolte contro le discriminazioni del genere femminile assunsero una connotazione politica e sociale trasformando quella che era inizialmente una “posizione” o un “atteggiamento, in un vero e proprio movimento volto a rivendicare pari diritti e dignità fra uomini e donne. Anche nell’ambito psicologico, grazie a psicanaliste come ad esempio Karen Horney, si è tentato di ripristinare l’immagine ed il ruolo femminile a costo di essere tacciati come “eretici”. Karen Horney, infatti, fu allontanata nel 1941 dalla Società di Psicanalisi anche per aver rifiutato l’idea freudiana secondo la quale la donna dovrebbe essere considerata un soggetto passivo perché la sua stessa conformazione corporea (organi riproduttivi interni), differente da quella “esterna” (e quindi considerata senza alcun fondamento anche più attiva) dell’uomo, farebbe pensare questo. Per fortuna adesso, spero, siamo lontano anni luce da questo pensiero alquanto riduttivo e non veritiero.
Gli ultimi casi di cronaca non fanno altro che ricordarci quanto il fenomeno del femminicidio sia ormai vasto ed incontrollato. Ho scritto un articolo sulla violenza di genere e la manipolazione relazionale tentando di spiegare quali siano i meccanismi sottesi a tale fenomeno, ma stento a rintracciare una spiegazione che riesca a farmi digerire tanta cattiveria e disumanità. Considero il femminicidio come un vero e proprio tentativo di annientare l’identità femminile perpetuando violenza e morte. Tutto questo non può essere accettato. Da psicologa mi impegno nel privato per sostenere anche le donne vittime di violenza, ma ritengo assolutamente necessario che si incrementino i centri di ascolto in tutto il Paese (e anche all’estero). Non dobbiamo aspettare la morte per agire, ma possiamo e dobbiamo intervenire prima che questa si presenti.
Educazione sentimentale
Educazione sentimentale… che bella parola! È anche il titolo di un romanzo di Gustave Flaubert; l’ho scoperto recentemente e credo narri la storia di un giovane studioso di giurisprudenza che si innamora di due donne completamente diverse e non sa quale delle due scegliere. Forse c’entra ben poco, ma non mi viene in mente nient’altro che l’amore da associare al concetto di sentimento. Nel romanzo, Flaubert scrive: “a volte gli sembrava che solo la musica fosse capace di esprimere i suoi turbamenti interiori”. Una buona educazione sentimentale non prescinde dalla capacità di riconoscere, anche nel corpo, il proprio sentire ed i propri sentimenti lasciandoli fluire ed esprimere nel modo giusto. La repressione di questi o l’incapacità di gestirli porta ad un accumulo di ansia talvolta così elevato da dover desensibilizzare il corpo per tollerarlo. Tutti abbiamo bisogno di un’educazione sentimentale e prima ancora di un’educazione all’ascolto, soprattutto di noi stessi e dell’energia che scorre nel nostro corpo. Credo vadano di pari passo, quindi, l’educazione sentimentale, l’educazione di genere, l’educazione emotiva, l’educazione all’ascolto e l’educazione sessuale. È importante che i genitori si prestino a parlare di questi argomenti soprattutto ai figli adolescenti che spesso sono disillusi, demotivati e chiusi in se stessi. I giovani non riconosco le emozioni che sentono e spesso neanche le “sentono”. Non distinguono i sentimenti fra loro e, al tempo stesso, non sanno definire come stanno in relazione all’Altro e all’ambiente circostante. Come migliorare la propria educazione sentimentale? Abituiamoci a riconoscere e ad avere rispetto dei propri ed altrui sentimenti, ricordandoci che questi assumono significato nel momento in cui vengono adeguatamente espressi e condivisi.
Written by Emma Fenu
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