Selfie & Told: Mico Argirò racconta il singolo “Un altro Giugno73”

“Le nuvole fratto il cielo stanno alla tua gomma/ Quel tuo toccarti i capelli col dito a girare fanno un’altra scia chimica in cielo/ Ci siamo scoperti le anime, poi accarezzati la pelle/ Saranno gli echi nell’aria ma ho capito che con te/ Non volevo un altro Giugno 73//”

Mico Argirò

Tutta questa libertà mi spiazza… e allora evito le biografie che potreste leggere su almeno altri cinquanta siti. Sono Mico Argirò, un cantautore, cioè scrivo e canto le mie canzoni, e mi occupo spesso di comporre musica per il teatro.

In genere mi piace definirmi “uno che racconta storie”, oggi per fare i fighi si dice “Storyteller”, ma è una delle cose più antiche del mondo (credo davvero dai primi disegni sulle pareti delle caverne) e, in più, per me questa cosa ha anche una funzione di analisi del mondo e catartica (per quanto riguarda le storie della mia vita).

È uscita da poco una mia nuova canzone “Un altro Giugno73” e questo è, di fatto, il motivo per il quale sono qui nella rubrica Selfie & Told!

 

M.A.: Allora, caro Argirò, ci parli di questa “Un altro Giugno73”.

Mico Argirò: Prima di tutto lasciami dire che sei uno degli intervistatori più belli che mi siano capitati in questi anni, probabilmente anche il più preparato. “Giugno ‘73” è una canzone di Fabrizio De André che parla di una storia d’amore naufragata; è quella con la bellissima frase di chiusura “è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati” (perfetta per le didascalie delle foto un po’ scollacciate). Quando ho sentito il bisogno di raccontare la mia storia d’amore appena finita l’ho presa a simbolo, perché ognuno di noi ne ha vissuto uno, di Giugno73. La canzone racconta le varie fasi della storia d’amore, dall’iniziale non volere “un altro Giugno73”, passando per il credere che non sarà “un altro Giugno73” fino al dover accettare che è stato “Un altro Giugno73”.

 

M.A.: Siccome due parole sui live vanno dette: Sig. Argirò che ci dice di questo tour?

Mico Argirò: Grazie, caro, per avermi dato modo di parlare di una cosa alla quale tengo tanto. Dal 7 di dicembre scorso è partita una serie di live in tutta Italia, una nuova e bella opportunità di incontro con le persone, che ha già toccato varie tra le città più grandi e che continuerà nei prossimi mesi. Sono uno che non fa i live per ego o per fare la rockstar, ma davvero la prendo come occasione di incontro, di scoperta vicendevole. Ho conosciuto tante belle persone suonando in giro, tante realtà, tante comunità; l’Italia è più vivace di quanto si dica.

 

M.A.: Adesso, superando l’ironia che è uno dei mali di questo secolo, perché fai musica?

Mico Argirò

Mico Argirò: Per me la musica, le canzoni, sono una forma di combattimento; in un mondo individualistico fanno comunità, in un mondo cinico e sempre più freddo sono emozione calda, nel mondo del non dire, del politicamente corretto, sono la cosa giusta che va detta a gran voce. Quello per le canzoni, per l’espressione mista di parole e musica, è per me un amore puro e antico, una costante nella mia storia personale.

 

M.A.: Qual è il ruolo dell’arte e quanto può fare in un mondo sempre più individualistico?

Mico Argirò: La funzione dell’arte, oggettivamente, è zero… Ma se l’arte è Arte è il modo migliore per far tremare i culi di chi comanda; quegli stessi che ci vogliono in lotta contro altri come noi, sempre più ignoranti e avvelenati, sempre più automi da lavoro, sempre più soli, sempre più cinici, sempre più incoerenti. L’Arte è strumento di opposizione a tutto questo, è emozione, pura anche nella sporcizia, è plurale. Oggi un ragazzo che si mette a scrivere sinceramente una canzone o una ragazza che prova a far uscire un monologo da dentro l’anima sono dei rivoluzionari.

 

M.A.: Spero vi abbia interessato questo dialogo con me stesso, ritroviamoci in qualcuno dei link qui sotto o organizziamoci per una bevuta al bar.

 

“[…] Vorrei prendermi ogni tuo dolore per quanto sia banale/ Essere l’ultima birra del bar come un’oasi nel deserto/ Si sono incontrate le anime gli abbiamo donato una pelle/ Saranno i fumi nell’aria ma ho creduto che con te/ Non fosse un altro Giugno 73// […]”

 

Written by Mico Argirò

 

 

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