Life After Death: l’intervista allo scrittore Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes
La scorsa settimana vi abbiam presentato l’intervista al celebre pittore Vincent van Gogh ed oggi con la nostra macchina del tempo visiteremo un altrettanto celebre esponente del passato: lo scrittore Arthur Conan Doyle.
Conan Doyle: Dunque… ad una prima analisi direi che non ho trascurato nulla. Essendo la prima volta che lo faccio da solo sarà… interessante. Certo non dovrò stupirmi se non otterrò risultati immediati, non sono un professionista. E se fosse all’esterno? Alcuni preferiscono gli spazi chiusi, un ambiente più controllato. Altri invece prediligono un luogo specifico, che abbia un significato per la persona. No, no, non andiamo nel panico. Ragiona. Interno, si decisamente all’interno. Le finestre sono oscurate, il tavolo è pronto… dondola un po’, questo denota l’uso intensivo che se fa. La tavoletta c’è… la sfera di cristallo… la sfera di cristallo? Uhm… no quella no. Decisamente superflua in questo contesto, nonché fuori luogo. Ostenta una professionalità che certo non possiedo. Bene… direi che l’analisi è completa. Tutto è pronto per…
A.T.: Mi sente?
Conan Doyle: Cos’è stato?
A.T.: Sir Doyle mi sente? Riesce a sentirmi?
Conan Doyle: Oh cielo. Non ho ancora iniziato e già una presenza si palesa alla mia tavola. Ti sento!
A.T.: Sir Doyle… accidenti. Sembra che la macchina del tempo oggi abbia qualche problema, non riesce a stabilizzarsi… un momento prego…
Conan Doyle: Prenditi pure tutto il tempo che ti serve, io non ho fretta. Oh cielo… funziona sul serio…
A.T.: Oh, così dovrebbe andare. Ora riesce a sentirmi Sir Doyle?
Conan Doyle: Sì, sento forte e chiaro.
A.T.: E riesce anche a vedermi?
Conan Doyle: No. Non ti vedo, ma sento la tua voce. Dimmi spirito, come posso aiutarti. Cosa sei venuto a comunicarmi?
A.T.: Spirito? No, no mi scusi ci deve essere un errore. Io non sono uno spirito.
Conan Doyle: Uhm… da questo si può dedurre che è una giovane anima. Uno spirito, dalla voce di donna, probabilmente deceduta da poco che non ha piena coscienza della sua condizione. Un fantasma al suo stadio larvale che non avendo pieno possesso delle nuove facoltà deve avere intercettato il mio richiamo senza ch’io abbia interferito nel piano astrale. Qui abbisogna che apprenda nuovi indizi. Dimmi, oh spirito, ricordi il tuo nome?
A.T.: Ma le ripeto che io non sono uno spirito! Io sono una donna in carne e ossa! Oh, se solo la macchina del tempo funzionasse a dovere… Oh ecco… forse ci siamo. Ora dovrebbe anche vedermi.
Conan Doyle: Sì, sì ecco! Ti vedo! Oh dovrei dire La vedo. Oh, perdoni la mia maleducazione signora… darle così del tu…
A.T.: Non è un problema.
Conan Doyle: No, no la prego! Un po’ d’educazione è dovuta anche agli spiriti. Mi dica… quale ragione la porta sin qui nella mia dimora?
A.T.: Oh, finalmente una domanda seria. Vede, io faccio parte di una piccola emittente radio e sono venuta oggi qui per intervistarla. Ma partiamo da capo… (si schiarisce la voce) Amici di radio Claronda, siamo di nuovo tornati indietro nel tempo per voi, per poter intervistare un celeberrimo scrittore, nonché medico. Oggi è qui ai nostri microfoni, Sir Arthur Conan Doyle!
Conan Doyle: (tra sé) Questo spirito si comporta in modo assai strano… crede d’essere una giornalista. Uno scambio di ruoli in cui lo spirito pone domande ai vivi e non il contrario. Dovrò aggiungere un’appendice in merito al mio compendio sugli spiriti e sulle comunicazioni oltremondane. Per ora meglio assecondarla, non vorrei mai farla adirare. Chieda pure… cosa vuol conoscere?
A.T.: Ma ovviamente lei sir Conan Doyle. Il padre del famoso detective…
Conan Doyle: Ehm, perdona spirito ma non ti sento più tanto bene…
A.T.: E ci risiamo con la faccenda dello spirito. Sir Doyle, come le ho detto, sono venuta con l’intento di intervistarla, di sapere di più sull’uomo che, insieme ad Edgar Allan Poe, è considerato il fondatore di due generi letterari molto in voga non solo in questo secolo ma anche nei prossimi, nonché dicevo, il padre del detective…
Conan Doyle: Dunque è vero. Gli spiriti oltre allo spazio trascendono anche il tempo?
A.T.: Ma io non sono… oh lasciamo perdere, contento lei. Diciamo che per particolari circostanze come questa, io e i miei colleghi possiamo viaggiare nel tempo.
Conan Doyle: Viaggi nel tempo! Oibò… Wells ne sarebbe entusiasta!
A.T.: Intende lo scrittore Herbert George Wells?
Conan Doyle: Proprio lui. È sempre stato un grande appassionato di fughe dalla realtà. Lo si capisce chiaramente dai suoi racconti.
A.T.: Bè certo lei non è da meno! Considerato uno dei padri fondatori del genere fantastico nonché di…
Conan Doyle: Fondatore? Oh via, mi pare un po’ eccessivo. Comunque, non userei certo il termine fantastico per descrivere i miei scritti.
A.T.: E come mai?
Conan Doyle: Il termine “fantastico”, è generico, crea preconcetti. È più accettabile “soprannaturale” ma come Wells prediligo la locuzione “fantascientifico”. Nel fantastico tutto è lecito. L’impossibile diventa possibile senza logica scientifica e analitica. La fantascienza è un’altra cosa! Le si chiede di essere, nonostante la straordinarietà della narrazione, credibile attraverso l’utilizzo di ciò che la scienza offre, elaborando teoremi, teorie…
A.T.: Insomma portare la scienza al limite del fantastico senza però dimenticare la sua origine logica.
Conan Doyle: Brillante deduzione la sua!
A.T.: A proposito di deduzioni, mi piacerebbe parlare ora di…
Conan Doyle: Accidenti sto di nuovo perdendo il contatto. Spirito ti prego, non lasciamo il discorso a metà… stavamo discutendo in merito alla fantascienza, rimembri?
A.T.: Sì certo, ma vede io…
Conan Doyle: Oh molto bene, dicevamo che la fantascienza è… è… è un ponte tra fantasia e realtà. Non sei d’accordo anche tu?
A.T.: Ehm… certo sì. Il suo romanzo “Il Mondo perduto” né è un buon esempio. Con avventurieri, dinosauri, uomini preistorici e scienziati eccentrici come il prof. Challenger.
Conan Doyle: Sì, un personaggio. Affronta la sfida di un passato preistorico con la ragione e la realtà, non con fantasiose e bizzarre congetture. Benché nel romanzo tutti lo reputino eccentrico a credere che i dinosauri siano ancora tra noi.
A.T.: Una cosa che si nota infatti nei suoi personaggi è il fatto che lei predilige gli uomini di ragione, nonché estremamente analitici in tutto. Il prof. Challenger, il prof. Maracot, Sherlock…
Conan Doyle: Certamente. Il punto di vista analitico è sempre presente nei miei scritti. I miei occhi analizzano tutto quanto. È molto utile, come quando ero l’assistente del dottor Bell e visitavamo i pazienti.
A.T.: Per i nostri amici all’ascolto, Sir Arthur Conan Doyle si è infatti laureato in medicina. Il Dottor Joseph Bell è stato suo mentore, un medico britannico e docente di medicina presso l’Università di Edimburgo. E sembra che proprio lui abbia influenzato la nascita di…
Conan Doyle: Oh, mi dica, l’ha forse incontrato?
A.T.: Chi?
Conan Doyle: Il dottor Bell. È morto ormai da diversi anni.
A.T.: Ehm… no. Non ho avuto ancora l’onore… diciamo.
Conan Doyle: Oh certo… dimenticavo la sua attuale condizione.
A.T.: La mia…? Oh già la faccenda dello spirito. Meglio sorvolare. Mi racconti, com’era il dottor Bell?
Conan Doyle: Un uomo eccezionale. Dapprima, mi approcciavo alla medicina in modo troppo emotivo, ma il dottor Bell era… diverso. Un uomo serio, posato, non faceva trapelare spesso le sue emozioni. Sul lavoro inoltre era molto rigido e distaccato. Alcuni lo ritenevano troppo freddo per fare il medico, ma lui non se ne è mai curato. Il suo comportamento lo aiutava ad analizzare il tutto in maniera più distaccata.
A.T.: Poco empatico insomma, ma molto professionale.
Conan Doyle: Infatti. Ricordo, era uno dei primi giorni che gli feci da assistente, lui era seduto tranquillo nel suo studio e fece entrare un paziente. Non appena lo vide disse “Vi siete goduto una buona passeggiata a West Rings?” il paziente era allibito. Non aveva proferito ancora parola. “Come faccio a saperlo?” riprese Bell “Avete terra rossa sulle vostre scarpe e quella è l’unica zona nei dintorni in cui c’è quel tipo di terreno”. Rimasi stupefatto.
A.T.: Lo credo bene. Questo dottor Bell aveva un colpo d’occhio formidabile!
Conan Doyle: Era più di questo. Un’altra circostanza che ricordo, in cui diede sfoggio delle sue abilità deduttive, fu quella del sottoufficiale.
A.T.: Del sottoufficiale?
Conan Doyle: C’era un uomo nel suo studio, un paziente certo, ma era entrato senza permesso ed il dottor Bell disse “A voi militari non le insegnano le buone maniere?”. Le lascio immaginare lo sguardo del paziente. Era davvero un militare “Certo, voi siete un militare, più precisamente un sottufficiale. Avete da poco prestato servizio oltre oceano. Via Doyle non fate quella faccia ebetita, dopo tutti questi mesi come mio assistente credevo aveste imparato ad usare gli occhi! È entrato nella stanza senza permesso ma si è immediatamente alzato non appena siamo entrati e si è portato il cappello sotto braccio, un riflesso automatico. Noti inoltre la sua posizione statuaria, come se stesse sull’attenti e non si è ancora seduto, come se aspettasse il permesso di un superiore per accomodarsi. Da ciò ho dedotto che il signore è un militare. Inoltre l’aria autoritaria, abbinata all’età, mi ha fatto supporre che fosse un sottufficiale”.
A.T.: E per il fatto che avesse servito oltreoceano?
Conan Doyle: Quella fu la cosa più semplice. Il sottoufficiale aveva una brutta eruzione cutanea, un tipico caso di scottature che il dottor Bell aveva già visto e curato in altri pazienti. Tutti erano stati all’estero. Ci furono poi altri momenti ma sarebbe difficile citarli tutti. Comunque lui fu l’uomo che m’insegnò il metodo scientifico e analitico. Bisogna avere l’occhio indagatore, mio caro spirito. Un occhio che possa vedere i fatti e non le semplici congetture. È questo che mi ha trasmesso di più il dottor Bell.
A.T.: Immagino si possa dire che le piace scavare a fondo… investigare?
Conan Doyle: Investigare? Oh no, no, mi creda, io non sono… oh cielo, credo di sapere dove andrà il discorso. Non è possibile… ancora!
A.T.: Come dicevo infatti, questo dottor Bell ha influenzato fortemente la nascita del suo personaggio principe: l’investigatore… Sherlock Holmes!
Conan Doyle: Oh per amor del… inutile non c’è scampo. Persino nell’aldilà sono riconosciuto unicamente per aver inventato quell… lui! È una condanna!
A.T.: Perché mai una condanna? Sherlock Holmes è il personaggio che più di tutti la contraddistingue. È riuscito a rendere questo personaggio… quasi vivo!
Conan Doyle: Dica pure vivo! Questo lo so fin troppo bene!
A.T.: Dimostra quindi che è un bravo scrittore. Non è contento?
Conan Doyle: Per quel che riguarda lui, assolutamente no! Ma si rende conto di cosa voglia dire sentire sempre parlare di lui. Come se fosse reale! E io che sono il suo creatore invece? Relegato nell’ombra, come se io fossi Watson, il gregario stupido che si limita a riportare i suoi successi investigativi! Si figuri, mi scrivono anche delle lettere… indirizzate a lui e non a me! Mr. Holmes le scrivo perché… Caro Mr. Holmes volevo congratularmi per… Holmes, lei un vero genio! Holmes vorrei sottoporle il mio caso… Holmes potrei avere il suo autografo? Holmes, se dovesse stancarsi di Watson, potrei farle da assistente? Holmes! Holmes! Holmes! Holmes! Sempre e solo Holmes!
A.T.: Bè, Sir Doyle, certo, lei non ha scritto solo di lui, ha scritto di fantascienza, di soprannaturale, è stato un medico. Si insomma non v’è dubbio che lei abbia fatto anche altro ma….
Conan Doyle: Certo che ho fatto altro! Io prediligo l’avventura, la fantascienza del prof. Challenger!
A.T.: Certo, certo, ricordiamo anche che proprio dal libro “Il Mondo Perduto”, nel 1925 è stato tratto un film muto.
Conan Doyle: Esatto! E invece no! Holmes! E i miei romanzi storici come “La compagnia Bianca” o “Sir Nigel”? I miei racconti sulle avventure del brigadiere Gérard pubblicati ad inizio secolo? Sono stato anche corrispondente nella guerra anglo-boera in Sudafrica sa? E anche nella Grande Guerra! Ho scritto persino un articolo per il Daily Mail riguardo alle Olimpiadi del 1908! Eppure a nessuno interessa! Vogliono tutti Sherlock Holmes! Ho scritto di lui più di quanto volessi e solo per insistenze da parte di amici. L’ho reso un drogato dipendente da morfina, eroina e persino cocaina e tutti continuano ad ammirarlo. Non riesco a credere di essere arrivato ad odiare un uomo che non esiste!
A.T.: Cielo… l’argomento vedo non le piace molto. Ma… ecco giusto per farne un accenno…
Conan Doyle: Vedo che non si arrende. Va bene, se questo darà pace al suo spirito… che vuole sapere di Sherlock Holmes?
A.T.: L’idea in sé di questo investigatore, com’è nata? Cosa ha spinto un medico come lei a scrivere di polizieschi?
Conan Doyle: Il genere poliziesco era di mio gradimento da giovane ma trovavo assai illogico che gl’investigatori arrivassero a risolvere il caso quasi fortuitamente, senza un processo logico. Così mi sono chiesto… perché non spiegare come si arriva alla soluzione? Perché non inserire il metodo scientifico nell’indagine?
A.T.: Il metodo del dottor Bell appunto.
Conan Doyle: Esatto. Fu così che, ispirato proprio dalla figura di Bell, inventai questo personaggio che non si limita alla fortuna, ma arriva alla soluzione per logica e ragione. In molti mi chiedono di riprendere a scrivere di lui ma… no. Sherlock Holmes ha fatto il suo tempo. Ha già avuto la sua dose di notorietà.
A.T.: E ora invece a cosa si dedica?
Conan Doyle: Credevo fosse ovvio! A questo!
A.T.: Ehm… mi scusi, questo cosa?
Conan Doyle: Questo mia cara signora! Lo Spiritismo! L’arte dello Spirito, la comunicazione con l’aldilà! Una scienza altamente istruttiva e realistica!
A.T.: Comunicare con gli spiriti dei morti? Una scienza?
Conan Doyle: Esattamente mia cara. Quello che sto facendo con lei!
A.T.: Ribadisco che non sono uno spirito, sir Doyle. Inoltre non crede che forse i morti dovrebbero essere lasciati in pace?
Conan Doyle: Mia cara signora, la nostra è una comunità molto seria. Non risvegliamo i morti perché ci aggrada disturbarli, ma solo per sapere come stanno. Un modo che ci permette di restare accanto ai nostri cari. Di norma io stesso non pratico se non in compagnia di esperti del settore. Oggi è stato solo un caso raro. Nonostante sia un convinto sostenitore dello spiritismo da molti anni, non mi sento di definirmi un suo principale esponente. Ne sono più un promotore.
A.T.: Quando dice “esperti” intende come lo spiritista scozzese Daniel Dunglas Home? Quello che sosteneva di avere la capacità di levitare, parlare coi morti, di prevedere il futuro e spostare oggetti con la mente?
Conan Doyle: Proprio lui. Ho avuto occasione di vederlo in azione e devo dire ne sono rimasto impressionato. Come vede c’è gente molto più esperta di me nel settore quindi il mio interesse sul campo è molto amatoriale e blando.
A.T.: Ma non la preoccupa che… ecco possa venire criticato per la sua scelta così aperta. Non per criticare ci mancherebbe ma non la trova una cosa… poco scientifica?
Conan Doyle: Poco scientifica lei dice? Ma se sto parlando ora proprio con lei in questo momento! Cos’è la scienza se non una spiegazione tangibile della realtà?
A.T.: Ma io…
Conan Doyle: Con la sua apparizione in casa mia di quale altra prova ho bisogno? Potrò inserire nel mio prossimo compendio che ho avuto un’esperienza diretta e ho potuto parlare con uno spirito. Esperienza esaltante direi. Sono infatti molto stupito di essere riuscito a contattare uno spirito così facilmente.
A.T.: Bè… mi spiace doverle guastare l’umore ma sembra proprio che il mio tempo sia scaduto.
Conan Doyle: Oh sì… in più d’un senso io temo mia cara signora.
A.T.: Sir Doyle! Non portiamo sfiga per favore!
Conan Doyle: Sfiga?… perdonami spirito non credo di conoscere codesta terminologia.
A.T.: Sfortuna, sir Doyle. Un termine che si usa nel mio tempo.
Conan Doyle: Ah, un termine del futuro italiano dice?
A.T.: Sì esatto. Un… come fa a sapere che vengo dal futuro? E che sono italiana?
Conan Doyle: Del nord Italia mi azzarderei a dire.
A.T.: Sì esatto… ma come ha…
Conan Doyle: Mia cara signora è stato semplice. Da una prima analisi della sua sola voce ho potuto determinare il suo sesso ed il fatto che avesse superato i cinquant’anni d’età, inoltre il suo accento denotava una componente italiana nordica che ho già avuto modo di ascoltare in alcuni emigrati italiani. Dopo che si è palesata ho potuto esaminarla coi miei occhi. Si evince in modo ineffabile che lei, cara signora, non appartiene a quest’epoca e non essendo vestita come una dama dei secoli passati ho dedotto che l’unica altra possibilità era il futuro.
A.T.: Incredibile.
Conan Doyle: È di ceto medio-borghese direi. I suoi capi d’abbigliamento sono di buona fattura ma non indicano certo un alto grado sociale. Deduco inoltre che ha da poco lasciato un locale per signore volto senz’altro al miglioramento estetico visto che i suoi capelli sono ordinati in maniera tanto impeccabile che nessuna donna in casa propria potrebbe mai riuscire.
A.T.: Effettivamente sono stata da poco dal parrucchiere.
Conan Doyle: Ha fatto colazione di fretta, la macchia scura poco al di sopra del seno destro indica che ha bevuto… del caffè azzarderei. Senza contare la sua gestualità corporale: elegante, educata ma allo stesso tempo molto diretta. È una donna che non si fa mettere i piedi in testa, degna delle suffragette che, immagino vinceranno la loro battaglia, visto il modo in cui lei si pone nei miei riguardi. È stata maestra per molti anni, ma ora si gode l’intimità della sua casa con suo marito, casa circondata dal verde, ma non in aperta campagna, la sua pelle non è molto abbronzata. Quello d’intervistatrice del passato presumo sia un hobby, iniziato di recente altrimenti avrebbe fatto molte più domande come ogni bravo cronista.
A.T.: E tutto questo solo guardandomi? Bè ma perché mi sorprendo. Dopotutto sto parlando con il vero… Sherlock Holmes.
Conan Doyle: Ma mia cara signora, era palese, ovvio, indubbio, pleonastico e chiaro come il sole… direi quasi… elementare.
Written by Alister Tinker
Voce intervistatore: Vilma Tenchini
Voce Conan Doyle: Alister Tinker
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