“La lunga estate calda” di Martin Ritt: una storia di intrecci familiari intrisi di sentimenti difficili da esternarsi
“La vita mi piace, mi piace talmente che potrei campare in eterno…” ‒ Will Varner, uno dei protagonisti
La lunga estate calda è il titolo, tradotto in italiano, del film americano The long hot summer. Realizzata nel 1958 dal regista Martin Ritt, è pellicola che racconta delle complesse dinamiche familiari di una benestante famiglia del Mississippi, nel profondo Sud degli Stati Uniti.
Adattato a una serie di racconti di William Faulkner La lunga estate calda è uno spaccato, forte e realistico, della realtà americana di fine anni ’50.
Una delle caratteristiche che più di altre si evince dallo sviluppo filmico è l’attualità che la narrazione racchiude in sé, nonostante gli oltre sessant’anni trascorsi dai giorni in cui il lungometraggio è stato realizzato.
Altra peculiarità de La lunga estate calda è l’eccellente cast di attori di cui la pellicola è dotata, i quali hanno interpretato con originale espressività recitativa il loro ruolo, al fine di dare vita a un coinvolgente racconto scenico.
Il grande Orson Welles in primis, nelle vesti di Will Varner, il capofamiglia. In apparenza Varner è padre padrone di questa singolare e inquieta famiglia. In realtà, è sì un uomo duro, ma la sua durezza è dovuta al fatto che ha a cuore il benessere dei propri figli, anche se poco avvezzo a dimostrare l’affetto che nutre per loro. In conseguenza del quale, con modi spicci e poco garbati, cerca di spingerli a seguire la sua volontà.
In verità, dietro al suo modo burbero e provocatorio si nasconde il desiderio di sollecitarli a essere responsabili, a essere adulti affidabili a cui affidare i suoi beni, nel momento in cui debba lasciare per sempre questo mondo.
Jody, figlio del Varner, è personaggio interpretato dal versatile attore Anthony Franciosa, che si è calato a dovere nei panni di un giovane cresciuto con una certa mollezza, a causa anche della prematura morte della madre, alla cui memoria il padre è rimasto legato da un profondo sentimento.
Purtroppo, il legame che padre e figlio hanno stabilito fra loro è piuttosto conflittuale, a causa delle caratteristiche che coesistono nelle diverse personalità dei due uomini. Il capofamiglia, uomo energico e forte come una roccia, ha per Jody una sorta di biasimo, tanto da scuoterlo costantemente per sradicarlo dall’apatia da cui è posseduto.
È un sentimento quasi di sudditanza quello che lega il figlio al padre che, intimorito dal forte temperamento del genitore, non riesce a dialogare con lui.
A fianco di Jody trova posto Eula, sua moglie, giovane bella e affascinante. A interpretarne il ruolo è Lee Remick attrice dalla bravura e dal fascino indiscusso.
Per Eula ogni occasione è buona per civettare e fare la falsa ingenua e, pur amando il proprio marito, la ragazza ha poca stima e tantomeno rispetto di lui, proprio in virtù del suo carattere fin troppo arrendevole.
Anche la giovane Angela Lansbury, eccellente attrice inglese, fa parte del cast de La lunga estate calda. Nota soprattutto per la serie tv La signora in giallo, qui interpreta il ruolo di Minnie, frizzante compagna del vecchio Will Varner.
Infine, la partecipazione della coppia Paul Newman, nei panni di Ben Quick, e di Joanne Woodward in quelli di Clara Varner, coppia dalla recitazione eccellente e solida nella finzione cinematografica, così come lo è stata nella vita reale. Coppia, che nel film ha il compito di essere elemento trainante di tutta la narrazione scenica.
Per Clara, il padre coltiva una predilezione, anche se non comprende a pieno quella figlia un po’ enigmatica e inquieta. Bella, affascinante e colta, Will Varner vorrebbe vederla accasata, e costruire intorno a sé una famiglia con tanto di prole, sangue del suo sangue. Ma non con Alan Stewart (Richard Anderson), il fidanzato di sempre con cui la giovane si accompagna, perché inadeguato a rappresentare il marito di cui la figlia, secondo Varner, avrebbe bisogno.
Sempre secondo l’opinione del Varner, il partner adatto alla figlia è rappresentato dalla figura del giovane Ben Quick, accompagnato da una fama non propriamente limpida e, seppur molto diverso dalla giovane, in quanto rozzamente affarista, il nuovo arrivato alla magione Varner potrebbe ricoprire il ruolo del compagno di Clara.
“Si tolga questa roba miss Clara, perché ora io la bacio; le farò vedere quanto è semplice: lei soddisfi me e io soddisferò lei…” ‒ Ben Quick
Nonostante i sentimenti negativi che Jody nutre verso Ben Quick, il vecchio Varner ne vuole fare il suo pupillo, anche perché caratterialmente il giovane è specchio dello stesso Varner. Entrambi sono uomini che affrontano la vita con una gran dose di sfrontatezza e di caparbietà, indispensabile per trattare gli affari e trarne il massimo profitto, senza troppo badare se i loro gesti danneggiano persone più sprovvedute di loro.
È quindi in un crescendo di tensione emotiva, fra alti e bassi, portati da gelosie nate in seno alla famiglia di cui Ben Quick entra a far parte per volontà del boss, che si sviluppa una storia appassionante dove nulla è come appare.
Perché l’intreccio che guida le complesse dinamiche familiari messe in scena nella finzione filmica hanno poco della finzione e sono molto aderenti alla realtà. Dinamiche che scandagliano a fondo ciò che si annida nell’animo umano, sia di negativo come di positivo, a volte anche senza che i protagonisti in questione ne abbiano consapevolezza.
Dalla pellicola, inoltre, emergono anche altre problematiche.
La freddezza e il distacco di Ben Quick nei confronti della realtà in cui è inserito sono una forma di compensazione sociale, che lo porta ad avere un atteggiamento arrogante, per riscattarsi da una fama che lo segue come un’ombra malevola. Da qui tutta una serie di incomprensioni con Jody, intimorito che l’altro possa impossessarsi dei beni che non gli appartengono.
Quindi, il divario fra ricchi e poveri, tematica spesso affrontata dal cinema americano di metà secolo.
Infine, lo scontro generazionale, quello che avviene in certi momenti della narrazione fra il Varner e Ben Quick, personaggio complesso, da potersi definire un self made man, per la sua intraprendenza e la sua voglia di elevarsi: il personaggio incarna così il sogno americano rappresentato da quella allegoria che è la terra promessa, dove ogni desiderio per raggiungere fama e ricchezza, è realizzabile.
“E ricordati giovanotto, che nella mia idea di prigione la parola alibi non esiste…” ‒ Will Varner
Film di costume, La lunga estate calda non lo si può ascrivere soltanto al genere drammatico, come spesso viene classificato, ma si sviluppa in un alternarsi di vicende che ne fanno un film anche di ordine sentimentale, che coinvolge emotivamente lo spettatore dalla prima all’ultima sequenza. In modo tale da far partecipe la platea delle emozioni e dei sentimenti ben espressi dai personaggi anche attraverso i dialoghi, molti significativi, perché vanno in un’unica direzione, ovvero mettere i protagonisti di fronte a se stessi e alle loro idiosincrasie.
Quindi, storia di intrecci familiari intrisi di sentimenti difficili da esternarsi; sentimenti anche positivi, ma dove apparentemente tutti sono contro tutti.
A fare del film La lunga estate calda un capolavoro di suggestione scenica è anche l’ambientazione del Mississippi, area geografica dal clima umido e soffocante, che si fa elemento imprescindibile per dare al film il significato aggiunto di spaccato di una società per alcuni aspetti obsoleta. Ma di assoluta verosimiglianza.
Da aggiungere, che all’undicesimo Festival di Cannes il film La lunga estate calda ha ricevuto il premio, nella figura di Paul Newman, per la miglior interpretazione maschile. Inoltre, la pellicola segna l’incontro sul set di Paul Newman e Joanne Woodard, che l’anno successivo all’uscita del film si sono legati in matrimonio, e in quel vincolo sono rimasti uniti per tutta la vita.
Written by Carolina Colombi