Life After Death: l’intervista a Napoleone Bonaparte

Amici rieccoci qui per il consueto appuntamento con le nostre interviste alla storia.

 

Napoleone attraversa il passo del Gran San Bernardo – Jacques-Louis David – 1800

Siamo capitati in momento piuttosto delicato della storia di un paese nostro vicino. Siamo ora sulla nave inglese Northumberland e abbiamo avuto un permesso speciale dal capitano per intervistare un prigioniero.

Forse il nome della nave non dice molto a nessuno di voi, ma credetemi, per quest’uomo vorrà dire molto per gli anni che ancora gli restano.

(si sente un pesante chiavistello che si apre) Dobbiamo fare in fretta, la nave salperà a breve. I miei omaggi…

 

Napoleone Bonaparte: Un nuovo aguzzino? Almeno sembrate ben educato.

A.T.: No, no. Io non sono un membro di questa nave, ma mi è stato concesso l’onore… il privilegio di poter parlare con voi.

Napoleone Bonaparte: L’onore? Il Privilegio? Parlare con un uomo condannato all’esilio. Vi accontentate di poco devo dire. Benché la persona con cui parliate sia pur sempre… io. Napoleone Bonaparte.

A.T.: Mi scusi ma, proprio perché siete VOI signor Napoleone, è un onore. Un uomo della vostra levatura, della vostra statura…

Napoleone Bonaparte: State facendo proseliti sulla mia altezza per caso?

A.T.: No, no m scusi. Sono solo emozionato. Nel mio secolo non è d’uso comune comunicare con personaggi che hanno fatto la storia… e che l’anno vissuta.

Napoleone Bonaparte: La vostra epoca dev’essere molto noiosa. Di dove siete voi esattamente?

A.T.: Io? Del nord Italia signor Napoleone.

Napoleone Bonaparte: Ah, siete della Cisalpina dunque…

A.T.: Diciamo pure così.

Napoleone Bonaparte: Che vuol dire “diciamo”? O lo siete o non lo siete. Siate chiaro!

A.T.: Bè sire, tutta l’Italia nel mio tempo è una sola grande Repubblica.

Napoleone Bonaparte: Il potere di un intero stato in mano al popolo? Volete prendermi in giro vero? Una farsa costruita dai miei nemici ad opera d’arte per sbeffeggiarmi un’ultima volta?

A.T.: No sire. Io vengo da un paese unificato sotto un’unica bandiera. Certo… non dico che il governo attuale sia peggiore o migliore del vostro, fatto sta che sono venuto qui per voi.

Napoleone Bonaparte: Per me? E che mai potreste volere voi da me? Se siete in cerca di fama e gloria andate altrove. Io oltre al mio nome non ho nulla da offrire.

A.T.: Ed è proprio il vostro nome a portarmi qui. Ecco, io sire vengo per potervi intervistare.

Napoleone Bonaparte: Inter… cosa? Ah, forse ho capito. Il vostro compito è registrare le mie memorie. Siete uno scrivano.

A.T.: Una specie. Dunque possiamo iniziare. Anzitutto come dobbiamo chiamarla? Signor Bonaparte, Napoleone, Imperatore…

Napoleone Bonaparte: Imperatore… il titolo di Imperatore lo eviterei. Non che non lo apprezzi o che non sia corretto sulla mia persona ma… ha sempre creato troppi disagi presso il mio illustre nome.

A.T.: Come preferisce, allora la chiameremo Signor Napoleone.

Napoleone Bonaparte: Se proprio non può pensare a niente di meglio…

A.T.: Ma perché allora non vuole farsi chiamare Imperatore. Dopotutto lei…

Napoleone Bonaparte: Il concetto di Imperatore nel mio caso è sempre usato in maniera sbagliata. Sapete cosa dicevano di me? Che ero il Pacificatore del Mondo. L’uomo della provvidenza. Ora invece dicono di me ch’io sia stato il Tiranno, l’imperatore di Francia, ma non è assolutamente vero. Io mai sono stato l’imperatore di Francia! Era la stirpe dei Luigi che si definiva Re di Francia!

A.T.: E lei invece addirittura Imperatore, secondo la storia…

Napoleone Bonaparte: La storia si sbaglia! Anzi, coloro che hanno scritto la storia si sbagliano! Io sono stato Imperatore questo sì, ma dei Francesi! Il senato di Francia e poi il Papa in persona mi hanno nominato Imperatore nel 1804. Potevo davvero scegliere di non accettare un simile titolo?

A.T.: Ma i rapporti con Pio VII non furono proprio buoni in seguito.

Napoleone Bonaparte: Non buoni? Mi ha persino scomunicato, definirli non buoni lo trovo alquanto limitativo. Comunque sia io col Papato ho avuto i miei scontri, ma non è questo ciò che stavamo dicendo. Ecco appunto, ora ho perso il filo del discorso, stavamo discutendo…

A.T.: Riguardo alla vostra incoronazione signor Napoleone.

Napoleone Bonaparte: Ah sì. Napoleone Bonaparte, investito dal Senato, quindi dal popolo francese, del titolo di “Imperatore dei Francesi”, badi bene, dei francesi non di Francia. Io ho guidato uomini non terre, soldati non zolle erbose, cittadini animosi e idolatranti, non sollevavo certo le acque della Senna con i miei gesti! Ecco dove ormai sbagliano in molti e io credo, nella mia non modesta opinione, che ci sia una differenza più che sostanziale! Gl’imperatori governano i popoli, non le terre. A me le terre non sono mai interessate, devo dire la verità.

A.T.: Be, forse non proprio quelle di Francia, ma… le terre degli altri. Insomma avete dato mezza Europa a molti vostri parenti, questo non potete negarlo. Inoltre siete riconosciuto per essere un grande ed ambizioso stratega che ha conquistato e spadroneggiato. Potreste quasi essere definito un mito moderno con tutto questo potere…

Napoleone Bonaparte: Perché “quasi”? Non vedo il motivo di limitare la mia grandezza e le mie imprese. Se poi voi affermate di venire da un luogo in cui sono ancora ricordate allora il mio scopo è raggiunto. Io ho lasciato il mio segno nella storia.

A.T.: Sì, signor Napoleone. Il vostro nome è inciso nei libri di Storia.

Napoleone Bonaparte: No, no, voi non capite la sottigliezza di quanto ho detto. Il mio nome è uno dei tanti, persi nei libri di storia ma IO l’ho reso celebre. IO sono un’impronta indelebile sul corpo della storia, IO l’ho portato alla stessa levatura di Carlo Magno, Cesare, Cristoforo Colombo, Gesù Cristo!

A.T.: Via, via… non esageriamo coi nomi altisonanti adesso. È vero lei è stato un pilastro importante per la storia di Francia e d’Europa ma… arrivare a paragonarsi a Nostro Signore… non le sembra di esagerare?

Napoleone Bonaparte: E perché mai? Con tutto quello che ho fatto, tutte le battaglie impossibili da vincere e che io ho vinto nonostante le avversità? Posso anche permettermelo non le pare? Di che cosa mi si accusa? Di essere poco modesto? Di essere una persona ambiziosa? Si è vero, lo sono. Ma questo mi ha portato dove sono oggi.

A.T.: In una cella di una nave inglese come prigioniero di guerra?

Napoleone Bonaparte: Volete fare lo spiritoso?

A.T.: No al contrario. Io mi limito a esporvi i fatti accaduti secondo quanto ci è arrivato. Sta a voi però correggermi se credete sia necessario.

Napoleone Bonaparte: Lo sarà senz’altro non tema. Dopotutto si sa, la storia è scritta dai vincitori, non dai vinti. E va bene, coraggio dunque, sentiamo. Di che altro mi si accusa, oltre che essere ambizioso oltremodo?

A.T.: Bè, se la mettete in questi termini…

Napoleone visita il trono di Carlo Magno nell’ottobre 1804 – Henri-Paul Motte

Napoleone Bonaparte: Io!?! Voi avete iniziato questo gioco. Se non ve la sentite potete sempre ritirarvi. Sarà un’altra vittoria per me, l’ennesima tacca da annoverare sulla mia gloria. Napoleone ha sconfitto anche la storia!

A.T.: Mi compiaccio di vedere che la prigionia non ha fiaccato il vostro ardore. Ebbene come le stavo per dire prima… lei è stato un grande della storia, Insomma la sua ambizione l’ha portata a spingersi molto oltre certi limiti.

Napoleone Bonaparte: Di per sé allora ogni uomo sulla Terra dovrebbe essere processato e condannato ogni volta che desidera superarsi? O che pesta i piedi a qualcuno per raggiungere i suoi scopi? Ma se una lista di queste persone deve essere fatta, allora io mi vanto di essere uno dei primi, se non il primo di codesta lista. Io, Napoleone Bonaparte!

A.T.: Ecco mi permetta, iniziamo proprio da questo. Lei non si chiama così! Il suo vero nome è Buonaparte. Lei è nato ad Ajaccio in Corsica, ma i suoi genitori sono italiani. Lei di per sé dunque… non è francese.

Napoleone Bonaparte: Non serve che mi si ricordino i miei natali! Che io abbia cambiato cognome è storia vecchia e sepolta e comunque non l’ho certo cambiato perché mi vergogno delle mie origini. Solo ho reputato fosse meglio modificarlo per semplice comodità di pronuncia. Ed è stato tutto comprovato! Quindi non mi si può certo accusare di false generalità! E che io non sia francese… bè non mi risulta di aver mai detto il contrario. E poi serve forse essere francese per essere Imperatore dei francesi? Guardi Maria Antonietta, lei era austriaca eppure è diventata regina di Francia. Le generalità servono a poco caro mio. Sono i fatti, le mie azioni ad avermi reso quello che sono!

A.T.: Questo è vero.

Napoleone Bonaparte: Lo so da me che ho ragione. Il mio nome comunque non è mai stato messo in discussione quando portavo onore e gloria. Persino in Italia il mio nome venne osannato. Grazie a me le lotte interne delle signorie ebbero termine, io ho spronato il popolo italiano a sollevarsi! Ebbene gli italiani di allora non ebbero da ridire, perché dovrebbero farlo quelli di oggi?

A.T.: Certo, sì ma è pur vero che per queste campagne, definiamole “liberatorie” non sono state proprio senza danno e soprattutto gratuite. O mi sbaglio?

Napoleone Bonaparte: Che persona pedante che è lei. Ma lei che cosa pretende da me? Ma lei ha mai combattuto in guerra prima d’ora?

A.T.: Be veramente no, e mi ritengo fortunato.

Napoleone Bonaparte: Allora lei non può permettersi di giudicarmi! Lei non può capire cosa vuol dire affrontare il freddo, la fame, l’insoddisfazione che ogni soldato prova ogni volta che va in battaglia. Sono stato accusato di molte cose, dal massacro di animali ai furti, alle razzie, ai saccheggi. Persino lei all’inizio di questa… come ha detto che si chiama questa cosa?

A.T.: Intervista, signor Napoleone.

Napoleone Bonaparte: Ecco! All’inizio lei non mi accusava forse di Falsa generalità? Ebbene, lei che non è mai stato in battaglia non può capire. Va bene lo ammetto, non sarà stata una campagna pulita ma con un esercito pari a quello di Francia da gestire è ovvio che ogni tanto qualche soldato faceva di testa sua.

A.T.: Mi permetta. Ecco, per quanto riguarda quella che potremmo qui definire “Immigrazione clandestina” cioè quando Lei è entrato nel territorio italiano con al seguito altre 30.000 persone, ebbene di questo non la si potrebbe più accusare a causa del trattato di Schengen.

Napoleone Bonaparte: Il trattato di Schengen? E che sarebbe?

A.T.: Un documento che sarà redatto alla fine del prossimo secolo signor Napoleone, che permette una più libera circolazione dei popoli all’interno degli stati Europei. Certo non tutti hanno aderito. L’Inghilterra per esempio.

Napoleone Bonaparte: Non mi sorprende per nulla. L’Europa ed il mondo vanno in un verso e lei vuole andare in senso contrario. Non ha mai accettato il fatto di aver perso la corona, di non essere più la regina del mondo. Da quando poi ha perso potere sulle Americhe…

A.T.: Comunque sia questo non giustifica altre cose, come ad esempio, ah ecco qui, Lei nell’aprile 1796 fece tagliare ben 40 alberi secolari a Millesimo. E questo per noi è un reato!

Napoleone Bonaparte: Abbattere alberi è diventato un crimine? Ma che razza di epoca è mai la vostra?

A.T.: Un’epoca che cerca di tutelare non solo i patrimoni artistici ma anche quelli naturali. Non ci si può mettere ad abbattere alberi come si vuole.

Napoleone Bonaparte: Purbleau. La trovo una cosa ridicola. Ricordo comunque di aver fatto quanto lei dice per un solo motivo: il freddo! Il freddo e la necessità di far sopravvivere i miei soldati. Dovevo forse farli morire di freddo e di fame?

A.T.: Ecco appunto. Nello stesso anno le sono stati attribuiti reati di violenza contro animali. Fece abbattere, più volte, brutalmente numerosi cavalli, crudelmente macellati senza alcuna tutela o garanzia per la conservazione delle carni. Non molto igienico insomma…

Napoleone Bonaparte: Mi si accusa di non aver rispettato l’etichetta durante una guerra? Mi si vuole prendere in giro? Erano bestie ferite o malate. Carne per i miei uomini. Come si può combattere a stomaco vuoto? Si pensa male e si agisce anche peggio. La vita militare mi creda, non è affatto facile. Però questo non lo si dice. Si dice solo quello che fa comodo, come gli avvocati che tirano fuori i fatti dai contesti solo per portare acqua ai loro mulini! Insomma… si tratta solo di questo? A tal segno ci si può spingere per accusare un uomo? Lei… lei non ha il metro giusto per poter giudicare quel che io ho fatto.

A.T.: Forse io no, ma lo hanno i suoi contemporanei. Non per nulla lei è stato esiliato, non una ma ben due volte dal territorio della Francia.

Napoleone I sul trono imperiale – Jean-Auguste-Dominique Ingres

Napoleone Bonaparte: Burocrati e passacarte. Invidiosi. Gente che i campi di battaglia li ha visti in qualche cartolina o che si limitava a leggere i rapporti, quando il lavoro erano altri che lo facevano. Che hanno visto impotenti il mio potere che cresceva e alla prima occasione, si sono avventati come avvoltoi sulla preda mentre il leone non guarda. E comunque… quando sono rientrato in Francia dal mio esilio, dopo che sono fuggito dall’Isola d’Elba, il popolo mi ha accolto a braccia aperte e mi sono ripreso il potere.

A.T.: Evaso, direi piuttosto. È un termine più calzante.

Napoleone Bonaparte: Vogliamo farne una questione di grammatica? E comunque non è questo il punto! Il punto è che il popolo mi amava ancora. E quei cento giorni non sono stati un regalo di qualcuno. Ancora una volta, quei cento giorni me li sono presi!

A.T.: Come vi siete preso altre cose da tutte le vostre campagne.

Napoleone Bonaparte: Cosa vorreste insinuare?

A.T.: Che a conti fatti, parlando di cose materiali, molte delle cose che voi avete per così dire “esportato” dopo le vostre campagne non sono mai tornate indietro una volta terminato il vostro periodo d’oro, se così vogliamo definirlo. Insomma, non si può certo parlare di triangolazione in questo caso visto che, se parliamo dell’Italia, molto beni non sono mai rientrati in nostro possesso a tutt’oggi.

Napoleone Bonaparte: La pregherei di smetterla all’instante. Io ho conquistato ai miei tempi e mi sono sempre considerato un uomo che rispetta sani principi. Tutte queste opere che lei sta ora dicendomi, in realtà non furono che un banale indennizzo per la mia personale campagna italiana! Ma ladronerie, furti e saccheggi? Ah no! Quelli li ho vietati io stesso ai miei uomini e chi mi disobbediva veniva passato per le armi! Se oggi voi vi lagnate, come facevate in passato, e non fate comunque nulla per cambiare la situazione che colpa posso averne io? Napoleone dovrà resuscitare dalla tomba per rimettere i torti subiti dagli italiani?

A.T.: Per carità, non volevo dire… (fa strani versi)

Napoleone Bonaparte: State poco bene?

A.T.: No, mi scusi. È che non sono abituato a stare su una nave.

Napoleone Bonaparte: Debole di stomaco eh? E siamo ancora in porto. Domani mi porteranno via. Per l’Inghilterra probabilmente. Dubito che il governo inglese voglia lasciarmi nelle mani degli Stati Uniti. Lei prima mi ha chiamato prigioniero di guerra. No mio caro, io mi sono lasciato prendere. Mi sono consegnato io stesso. Potevo fuggire sa?

A.T.: Veramente?

Napoleone Bonaparte: Certo. Mi era stato proposto dai miei ancora fidati, una via sicura di fuga verso l’America. Ma quella sarebbe stata una sconfitta che avrebbe sovrastato e coperto di fango ogni minima parte del mio buon nome. Napoleone Bonaparte mai si è tirato indietro, mai è arretrato in una battaglia se non per ritirate strategiche. Se fossi fuggito, come un vile ladro, una nullità, nel buio con il mantello ed il bavero, che si sarebbe detto di me? Che il grande conquistatore aveva paura, che era forte sin tanto che l’esercito lo spalleggiava ma che una volta sconfitto, è fuggito come chiunque. Come fecero Luigi e Maria Antonietta con la rivoluzione francese? Ed il risultato? Per cosa sono conosciuti? Per essere stati dei codardi che hanno preferito abbandonare il trono e il paese piuttosto che affrontare il nemico. No no, un imperatore non può permettersi il lusso della fuga. La mia coscienza, il mio onore non l’avrebbero mai tollerato. In silenzio ed in punta di piedi? No, no. Con un colpo di cannone, un proiettile e l’odore della polvere da sparo! Ecco come avrei voluto andarmene. Che fine gloriosa sarebbe stata. Ed invece, mi sono consegnato, l’ho trovato più dignitoso della fuga. Certo l’Inghilterra non è che mi attiri devo dire. Io non sopporto le isole. Mi paiono anguste, strette dalla morsa del mare, senza possibilità di fuga. Io ho bisogno di ampio raggio d’azione, di spazi dove la mia mente possa pianificare…

A.T.: E dove ci sia da conquistare.

Napoleone Bonaparte: Certo. Io sono pur sempre un militare, anche se un imperatore. Questo io non l’ho mai dimenticato. Mi si degni almeno del fatto che io non rimanevo chiuso nei palazzi a trastullarmi mentre altri combattevano le mie guerre! Io ero sempre in prima fila! L’impero che io ho costruito l’ho fatto da me! Che dire di nomi importanti delle battaglie di Montenotte, Austerlitz, il Cairo, Wagram, Dresda, Lipsia… Marengo!

A.T.: Marengo! Pensi che una contrada del mio paese porta questo nome!

Napoleone Bonaparte: Ah, mi fa piacere. Sarà un motivo di vanto per voi avere un simile nome. Un’altra prova che il mio lascito alla storia permane!

A.T.: Certo molte battaglie vinte, signor Napoleone, ma che dire però di Mosca e… Waterloo.

Napoleone Bonaparte: Basta! Vi proibisco di parlare oltre. Non nominatemi quella città, non l’ho mai amata, né ho mai amato la Russia. Una terra sterile, fredda quanto un’amante insoddisfatta che non ho mai potuto…

A.T.: Conquistare?

Napoleone Bonaparte: Pacificare! Il mio unico intento era quello di portare l’Europa sotto un’unica bandiera, un’unica egida…

A.T.: Cioè la vostra!

Napoleone Bonaparte: Se siete venuto sin qui per trattarmi da tiranno allora potete anche andarvene! Non mi interessa condividere i miei ultimi pensieri da uomo libero con uno scrivano che si permette di mettere bocca su ogni mio pensiero, suo ogni mia azione fatta! Di che mi accusate adesso? Di non rinnegare nulla di quanto ho fatto? Di aver accettato gli onori che mi venivano offerti dalle genti e dai popoli? Di essere stato un miliare amato dai suoi commilitoni e dai cittadini dell’impero di Francia e della Repubblica Cisalpina? Di voler costruire un impero di cui l’Europa potesse andare fiera in futuro?!?

A.T.: Tranquillizzatevi vi prego. Io non vi accuso di nulla signor Napoleone. Al contrario potete considerarmi la vostra ultima occasione.

Napoleone Bonaparte: E di fare cosa?

A.T.: Di comunicare al mondo il vostro punto di vista, l’opportunità di far conoscere al mondo le vostre ultime parole.

Napoleone a Sant’Elena – František Xaver Sandmann – 1820

Napoleone Bonaparte: Le mie ultime parole? Ah… voi dunque mi date non solo per sconfitto ma anche per morto. A meno che… voi non sappiate qualcosa che io ignoro. Se è così vi prego…

A.T.: Cosa signor Napoleone?

Napoleone Bonaparte: Non ditemi niente. Non ditemi che nel mio futuro non ci saranno più battaglie, né vittorie, né sogni di gloria per il mio popolo. Sarò solo un cittadino qualunque in terra straniera… un’isola poi. Ma spero comunque di arrivare presto. Vedere finalmente le coste inglesi sarà il segnale che potrò considerare il mio viaggio finito. Piuttosto… se potrete e se gli inglesi ve lo consentiranno, tornate a trovarmi in Inghilterra tra qualche anno. Immagino già la scena. Un piccolo podere, forse un servitore o due per le faccende domestiche più noiose e la tranquillità della campagna inglese. Voi che dite? Mi ci vedete?

A.T.: Ecco, signor Napoleone. In realtà devo dire… no. Non vi vedo in Inghilterra dopo questo viaggio. Sembra che il nostro tempo sia terminato, il nostromo mi fa segno di uscire dalla cella. Mi farebbe piacere intrattenermi ancora ma il tempo…

Napoleone Bonaparte: Via, via. Avremo tutto il tempo in Inghilterra mio caro. Ma potete scrivere che Napoleone ha già pronta una nuova battaglia! Ecco la mia nuova sfida. Una sfida con me stesso ad affrontare i peggiori di tutti i miei nemici: la monotonia… e la ristagnante routine inglese. Ma state certo… io trionferò! Dopotutto sono pur sempre Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi!

 

Written by Alister Tinker

 

Voce intervistatore: Alberto Navoni

Voce Napoleone: Alister Tinker

 

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Rubrica Life After Death

 

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