“Seven Roots Blues” di Mattia Valentini: la graphic novel da ascoltare con gli occhi
Mattia Valentini, illustratore e fumettista, ci racconta il blues in modo convincente lontano da stereotipi malinconici e a volte melensi: non solo un genere musicale, ma ancor di più di uno stato d’animo che si ripercuote in determinati suoni e ritmiche.

“Questa è la storia del più oppresso dei popoli e della sua rivalsa,
dei suoi eroi e martiri, armati solo di una penna e di una chitarra”
“Seven Roots Blues” è una graphic novel, edita da NPE (Nicola Pesce Editore), uscita in anteprima per il Lucca Comics 2018, ogni copia è andata esaurita nell’ambito dell’iniziativa nelle giornate in cui l’autore era presente per il firmacopie; ha avuto un grande successo iniziale e sarà disponibile da novembre per tutti gli altri lettori.
“Non puoi suonare se non ce l’hai dentro” ripete il protagonista di “Seven Roots Blues“ in varie circostanze e con parole diverse, ma la conclusione è sempre la stessa: il blues non è solo un genere musicale, è soprattutto uno stato d’animo che va sentito prima di prendere in mano una chitarra e cominciare a suonare.
Il titolo della graphic novel è già chiaro su quello che andremo a leggere: sette storie a tema blues, ognuna con la sua strada, ognuna a formare il percorso di Rob, il giovane afro-americano personaggio chiave, che ritorna in ogni capitolo.
Sembrano storie talmente diverse tra loro da non avere niente in comune, nessuna connessione soltanto quest’unico personaggio che si trova a vivere i panni di chi ha vissuto il blues prima di lui: i ricordi sono spesso nebulosi, quasi onirici, altre volte chiari e riferiti ad un determinato periodo storico.
Quello che lega tutte queste avventure è essenzialmente la loro atmosfera: il leit motiv è nelle sensazioni che ci danno, nel vissuto pieno di sofferenza e amore di ognuno dei personaggi, dove il blues è uno stato d’essere; non a caso l’espressione “You have a blues” contraddistingue chi ha quell’aria malinconica legata alle grandi sofferenze e amori della vita. Era quello che cercava di far capire Alan Lomax nelle sue ricerche in giro per l’America.

In alcune parti del libro è chiara la sua influenza, soprattutto nella storia del gangster in prigione quando un uomo è interessato al suo blues e va da lui per ascoltarlo. Dai racconti di Lomax sono tratte le storie degli inizi del blues quando gli schiavi africani vennero deportati in America, quando nelle strade di New Orleans la comunità afroamericana era vessata e subiva numerosi pestaggi e violenze gratuite dalla polizia.
Tra l’altro c’è un canale youtube interamente dedicato alle sue registrazioni con alcune curiosità musicali per veri appassionati del genere, l’ho scoperto solo adesso, ma rimedierò presto. Le sette storie, infatti, possono essere accompagnate da altrettante tracce musicali, blues ovviamente, ma declinato nei vari periodi storici e secondo le varie peripezie dei personaggi.
Il blues viene definito con un tratto deciso, scuro, pieno di luci e di ombre, in tutte le storie e caratterizza il carattere duro dei protagonisti; mentre nel ricordo, nei dialoghi col vecchio seduto con la sua chitarra, il disegno è un tratteggio chiaro e predomina il linguaggio, lo scambio di battute diretto e semplice.
In un libro solo si ripercorre la storia di questo genere musicale, come una sorta di ricordo, nei racconti dell’uomo che suona il blues, in un’atmosfera metafisica. C’è la storia degli schiavi africani e del loro viaggio sulle navi inglesi, quando il blues era solo un ritmo e non servivano strumenti particolari; le vicende di un giovane scavezzacollo di New Orleans che vaga per la città in cerca della sua donna o di chissà cosa con la sua chitarra e tanto coraggio nell’affrontare l’ostilità dei bianchi, poi ci ritroviamo in Texas con un cowboy del deserto e i suoi miraggi, per ritornare in città nella prigione di Chicago insieme ad un gangster amante del blues, infine si arriva ai giorni nostri a New York, ma prima abbiamo vissuto nei panni di una giovane donna tradita che non lascia scampo al suo uomo.
Il blues è anche una rivalsa degli uomini di colore sul fanatismo della supremazia bianca, una protesta non violenta per avere uno sfogo anche se schiavi oppure carcerati: diventa un’espressione di essere e un moto di orgoglio che accomuna la comunità afro-americana fino dagli albori della sua storia.
Chi cerca una descrizione analitica del blues non la troverà, visto che citazioni, racconti, aneddoti e personaggi si celano dietro la maschera di un solo protagonista che vive tutto questo con la musica. Lo studio delle tracce dei racconti e della storia del blues si sente e per chi vuole approfondire c’è la pagina bibliografica.

La musica è scandita dalle vignette a volte ben definite, altre, invece, sono fluide e confluiscono verso il finale in modo irruento, altre volte il ritmo è definito da un rumore onomatopeico o da suoni di animali.
Ci si ritrova in un misto di immagini denso che può essere letto in modo preciso da un vero appassionato della musica, altrimenti si perdono dei passaggi, delle note, ma non il gusto di una bella lettura e di una serie di immagini con uno stile deciso e maturo, anche se in certi casi più descrittivo e attento al dettaglio che personale.
Un disegno dettagliato, realistico, ma anche caricaturale in certi personaggi, fatto di ombre e di luci.
Non avevo mai capito che le immagini potessero avere un suono, in questo caso, è proprio così ed è bello farsi rapire dalla lettura e dalla musica che le accompagnano.
Written by Gloria Rubino
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