Donne contro il Femminicidio #50: le parole che cambiano il mondo con Tonina Michela Tanda
Le parole cambiano il mondo. Attraversano spazio e tempo, sedimentandosi e divenendo cemento sterile o campo arato e fertile.
Per dare loro il massimo della potenza espressiva e comunicativa, ho scelto di contattare, per una serie di interviste, varie Donne che si sono distinte nella lotta contro la discriminazione e la violenza di genere e nella promozione della parità fra i sessi.
Ho chiesto loro, semplicemente, di commentare poche parole, che qui seguono, nel modo in cui, liberamente, ritenevano opportuno farlo. Non sono intervenuta chiedendo ulteriori specificazioni né offrendo un canovaccio.
Alcune hanno scritto molto, raccontando e raccontandosi; altre sono state sintetiche e precise; altre hanno cavalcato la pagina con piglio narrativo, creando un discorso senza soluzione di continuità.
Non tutte hanno espresso opinioni univoche, contribuendo, così, in modo personale alla “ricerca sul campo”, ma tutti si sono dimostrati concordi nell’esigenza di un’educazione sentimentale e di una presa di coscienza in merito a un fenomeno orribile contro le donne, che necessita di un impegno collettivo.
Oggi è il turno, per Donne contro il Femminicidio, di Tonina Michela Tanda, nata a Benetutti (SS), laureata in Psicologia a Roma e specializzata in Psicoanalisi di Gruppo Bioniana, si è trasferita ad Arezzo per lavorare studiare e fare ricerca con i Basagliani e liberare la sofferenza mentale dalle mura manicomiali. Da sempre inserita in movimenti sociali culturali politici.
Femmina
È nata femmina: la femmina sarebbe stata concepita, secondo madre natura, da incontro di spermatozoo secondo natura maschio e gamete secondo natura femmina. È nata da femmina: la femmina è uterina e, con la gestazione o dolce attesa, trattiene nel suo ventre maschio e/ o femmina una alla volta o due e più insieme, se gemelli o gemelle, e partorisce. Si dispone ad accudire la prole che si nutre del suo latte per sopravvivere o per vivere e si trattiene con la prole per favorire la sopravvivenza della umana gente.
Femminismo
Io negli anni sessanta/ settanta del secolo scorso per vivere non ho avuto bisogno di diventare femminista perché mia nonna, nata nel 1857, e mia madre, nata nel 1920, nate in Sardegna erano già donne libere e speciali nella maternità.
Maschio che uccide Femmina.
Nato maschio da femmina/ donna madre, nato per essere accolto, protetto, sostenuto, nutrito e poter così tollerare la impotenza dovuta al fatto di non poter generare pur continuando ad esistere. Il fallimento del contenimento di un’angoscia primaria, sperimentato in una qualche forma di rifiuto prima con la mamma genitrice e poi con la mamma desiderata o reale dei suoi figli, esita nell’azione estrema dell’annientamento della (non) vita.
Educazione sentimentale
Non femminicidio: quando con l’educazione accompagna chi accudisce. cura e protegge ad esercitare uno specifico contenimento verso il maschile. Si attiva un rinforzo positivo prima sulla differenza bimbo/ bimba; poi ragazzo/ragazza, ed ancora, se necessario, su uomo/donna. Differenza non significa diseguaglianza sociale ma specificità emotive, cognitive, biopsiconeuroendocrinologiche. Il mancato riconoscimento/ disconoscimento del bisogno di contenimento primario, crea tensione che attende una soluzione con fantasie sostitutive destinate a fallire ed indurre l’agire disinibito del giustiziere che mette la parola fine alla propria ed altrui vita già fuori tempo/spazio.
Written by Emma Fenu
Info
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La questione è credo, quella di mettersi lì e tentare di ricostruire significati a partire dalla materia: dal corpo al sesso per finire al genere e chi come questa donna lo fa quotidianamente ha tutta la mia stima! Brava.
Che dire? Io sono “vittima” assieme a mia moglie di una violenza inaudita… hanno massacrato per tre volte la di lei figlia.
Prima con le botte e l’abbandono ancora in vita della ragazza (Sofiya Melnyk, in provincia di Treviso) in un dirupo sulle pendici del Monte Grappa…
Poi le “storie” inventate con la scusa del “diritto di cronaca” … giornali e TV nazionali…
Ultimo il non farci conoscere la verità e divulgare informazioni che non servono più alle indagini…
Che dire?
Quando il massacro è effettuato da donne (giornaliste e non) e per “stipendio” …
Che dire? Che non bastano le parole ci vuole l’ascoltare gli uomini, ultimi e forse inculturati, che non hanno lauree o prestigio (anche perché uno degli amici che Sofjya aveva, e che forse ho anche conosciuto, se non sentito da lei il suo rapporto di semplice traduttrice… era proprio un uomo di “prestigio” e che si nasconde con la complicità dei media…); non bastano le parole ci vuole il ritorno ad una pedagogia non da psicologi moderni ma da pedagoghi dell’antica Grecia e Roma… anche se non accetto la loro ideazione e opinione della donna e del suo essere…
Allora, forse, recuperiamo un po’ di umanità e la donna potrebbe riprendere il ruolo che le subrette inglesi (cristiane protestanti) hanno portato a galla e a vivere la nuova dignità dell’essere donna.
Finché il ruolo della donna è quello di essere rappresentata come “numero rosa” (sia in parlamento, sia in altre locazioni) la donna non potrà essere che un essere, felicemente, marginale…
Si possono cambiare i “generi” dei titoli e dei ruoli (avvocata, dottora, ecc.) ma rimarrà sempre quella che molti (troppi) maschi considerano “inferiore”.
Il “femminicidio” è sempre stato presente, al tempo si chiamava “delitto d’onore”! Ma, il debutto, il concetto e la rappresentazione mentale, è sempre lo stesso!!!
Donna = danno.
Donna = essere inferiore…
Buongiorno Antonio,
mi piacerebbe intervistarti per questa rubrica. Concordo con te su molto, non su tutto, a tratti mi sarei espressa diversamente, ma non importa. Importa l’obiettivo comune, i valori condivisi, la vogli di parlare e fare per un mondo diverso.
Grazie,
Emma