“Omnia Flumina Romam Ducunt” mostra di Alvin Curran: presso le Terme di Caracalla sino al 13 gennaio 2019, Roma

Omnia flumina Romam ducunt.

Tutti i fiumi portano a Roma.

Terme di Caracalla

Durante un recente soggiorno romano ho visitato, cosa che desideravo fare da molti anni, le Terme di Caracalla.

Quando si studia questo complesso sui libri si viene a conoscenza delle misure del monumento, delle strutture che la compongono ma, come le migliaia di visitatori che vi si recano ogni anno, si scopre che conoscere questo impianto termale non equivale ad essere preparati alle immani proporzioni dei bagni più grandi di Roma, seconde solo alle più tarde terme di Diocleziano.

Mi ha resa felice accedere al sito in una giornata piena di luce.

Ogni raggio di sole ha illuminato il complesso in maniera chiara, stagliandolo su tutto il mio orizzonte e in tutta la sua imponenza.

Che Caracalla volesse che le vedessi baciate dal sole? Potrebbe darsi. Per certo, l’imperatore voleva che questo complesso termale fosse luce per i suoi fruitori, sia per il corpo che per l’anima.

Le grandi terme imperiali furono inaugurate nel 216 d.C. e terminate nel 235 d.C. con le aggiunte di Eliogabalo e di severo Alessandro, per poi terminare con l’esedra del calidarium voluta da Costantino.

Lo schema della planimetria ci restituisce il percorso tipico dei bagni: Calidarium, tepidarium, frigidarium e natatio. Quest’ultima è una piscina di misure olimpioniche. Ai lati del percorso, in maniera speculare e raddoppiata, troviamo le due palestre e gli spogliatoi.

I mosaici ritrovati sono diversi per ognuno degli ambienti e uno di essi, grazie al restauro sostenuto da Bulgari è diventato un’icona di moda oltre che di tecnica.

Fuori dalla struttura bagni, nel perimetro del recinto, troviamo le biblioteche e le tabernae nel lato nord. Il complesso termale era stato, come già detto pensato e costruito sia per la cura personale sia per godere del paesaggio e per condivisione della cultura.

Il complesso si compone di due piani in alzato e di tre in sotterraneo. Al di sotto delle terme, infatti, ferveva la vita di tutti coloro che lavoravano per far in modo che i bagni avessero acqua, legna ed ogni cosa che fosse necessaria.

Vi troviamo caldaie e forni per scaldare gli ambienti e le acque. Inoltre, vi è la presenza di un Mitreo: tempio dedicato al dio Mitra a cui l’imperatore era devoto.

Terme di Caracalla

Nel XII secolo, le terme diventano cava di materiali per i Farnese e molte delle sculture rinvenute sono ospitate i altre città come, per esempio il toro Farnese, è oggi al MAN di Napoli.

L’intero sito è divenuto uno spazio museale, come a ricreare parte del antico uso di condivisione di arti e culture.

Dal 2012 ospita opere di arte contemporanea come il “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, che recupera materiale proveniente dall’area e nel 2016 realizza “La mela reintegrata”, in marmo di Carrara, collocata in esposizione permanente al centro dell’antico posto di guardia per il custode-controllore del traffico di carri, legname e uomini impegnati a mandare avanti la complessa macchina delle terme.

Nel 2017 anche i sotterranei hanno ospitato la mostra “Molti” di Antonio Biasiucci e nel giugno del 2018 le terme ospitano la retrospettiva “sensibile ambientale” di Mauro Staccioli, di cui la mia preferita è “Diagonale Palatina”, che rimarrà in pianta stabile ospite del complesso.

Al momento, le terme imperiali ospitano una mostra che è diversa da tutte le altre che la Capitale ospita.

Questa mostra non si vede, non ci sono statue, non ci sono libri e non ci sono mosaici. Questa mostra si ascolta.

Il nome della mostra è: “Omnia Flumina Romam Ducunt”, opera di Alvin Curran patrocinata dalla Soprintendenza Speciale di Roma, Archeologia Belle Arti e Paesaggio, in collaborazione con Electa e a cura di RAM radioartemobile.

Curran è un compositore che ha dedicato la sua carriera alle architetture sonore, fuori dalle sale da concerto, componendo opere composta da suoni, voci e sintetizzatori che diventassero parte del paesaggio in cui erano esposte.

Un vero visionario del suono, che fa di ambienti naturali una vera e propria sala concertuale a cielo aperto.

Le rovine sono splendide ma non sono in grado di parlare, le vediamo stagliarsi verso il cielo come testimoni silenziose di un’epoca passata la cui voce si è perduta.

Ora non è più così e potrete apprezzarne l’esperienza fino al 13 gennaio del 2019.

Terme di Caracalla

L’opera è composta da suoni che ricordano lo scorrere dell’acqua, elemento vitale delle terme e che era presente in enorme quantità, visto che Caracalla fece arrivare qui una derivazione dell’acqua Marcia.

Ma non solo l’acqua è presente, l’intero complesso prende vita: ci sono di nuovo voci all’interno delle terme, le numerose persone che vi lavoravano hanno ripreso i loro impieghi, i bagnanti parlano della loro vita.

Si sente la legna ardere e si può immaginare di scaldarsi nelle sale del calidarium o mentre si sta occupando una delle sale dedicate alla cultura.

Infine, alcuni suoni proverranno da animali, molti e di ogni specie e, ad un certo punto, sentirete, viscerale come solo Roma sapeva essere, la lupa capitolina ululare al popolo.

La sentirete esprimere lo strazio per un tempo dimenticato e una chiamata a raccolta per chi crede che la storia non sia morta ma che vive ed è fonte di insegnamento e continuità del genere umano.

Desidero ringraziare, oltre la Soprintendenza Speciale di Roma, il direttore delle Terme di Caracalla: Marina Piranomonte, per l’amore e la professionalità con cui si prendono cura del sito e ne rendono possibile la fruizione al pubblico.

 

Written by Altea Gardini

Photo by Altea Gardini

 

 

Info

Sito Beni Culturali

 

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