Life After Death: l’intervista a Giovanna d’Arco
Amici bentornati all’ascolto. Quest’oggi ci troviamo in Francia ed è il 1429, durante la famosa Guerra dei cent’anni, che vedeva schierati gli eserciti della Francia contro quelli dell’Inghilterra e della Borgogna.
Ci troviamo ora nella valle della Loira per intervistare una giovane donna, colei che tutti conoscono come la Pulzella d’Orléans: Jeanne d’Arc, ovvero Giovanna d’Arco.
Siamo nel suo accampamento nei pressi della città d’Orléans, presa d’assedio e stiamo per entrare nella sua tenda. Perdonatemi Mademoiselle, siete voi Giovanna d’Arco?
Giovanna d’Arco: Sssh! Non le sente?
A.T.: Cosa?
Giovanna d’Arco: Le voci… le voci mi dicono di non cedere. L’Altissimo è con noi. Sia gloria a Dio nell’alto dei cieli. Egli guiderà le mie azioni.
A.T.: Immagino non ci siano più dubbi. Siete Giovanna d’Arco. Vogliate scusare la mia presenza qui, capisco che siete presa da tutt’altri pensieri, tuttavia se poteste concedermi un momento…
Giovanna d’Arco: Sì… sì, lo farò.
A.T.: Oh molto bene, vi ringrazio. Dunque io sono…
Giovanna d’Arco: Non parlavo con voi. Sì… sì, sarò pronta e non mi fermerò. La mano di Dio sarà la mia guida. Sia fatta la sua volontà. E voi? Che volete da me?
A.T.: Dicevo mademoiselle, io sono qui per porvi alcuni quesiti.
Giovanna d’Arco: Vi ha mandato il Delfino? Egli ha dunque ancora dubbi su di me e sulle mie visioni? Eppure credevo…
A.T.: No, no. Potete considerarmi come… un cronista della storia.
Giovanna d’Arco: Un cronista? Cos’è un cronista?
A.T.: Un cronista è qualcuno che… riporta i fatti avvenuti in dato momento della storia perché i posteri possano averne sempre conoscenza, nonché monito e insegnamento.
Giovanna d’Arco: Come le sacre scritture lasciateci dagli apostoli. E siete una donna istruita a tal punto, da poter scrivere? Oh non avete idea di quanto siete fortunata e di come in fondo un poco vi invidi… oh cielo! Che mai sto dicendo!?! Padre nostro che sei nei cieli, abbi pietà della mia anima!
A.T.: Mademoiselle d’Arco, che fate?
Giovanna d’Arco: L’invidia è uno dei peccati capitali! Devo espiare tale peccato. Provare invidia non mi rende degna di portare il verbo di Dio nel mondo, in nome del mio dolce Delfino.
A.T.: Mademoiselle d’Arco, non datevi pena. Nostro Signore non vi condannerà certo. Ma perché vi sentite invidiosa?
Giovanna d’Arco: Io non so leggere. E nemmeno scrivere. Non l’ho mai reputato importane, durante la mia infanzia, rispetto al poter udire le voci… quelle voci celestiali che portavano la luce di Nostro Signore.
A.T.: Ecco, senza voler oscurare le voci… la vostra infanzia com’è stata?
Giovanna d’Arco: È stata… come quella di molte altre fanciulle come me. Vivevo tranquilla nella valle della Mosa con la mia famiglia.
A.T.: Eravate figlia unica?
Giovanna d’Arco: Oh no, Dio ha benedetto la nostra famiglia concedendo ai miei genitori altri tre figli maschi e mia sorella. I miei fratelli aiutavano nostro padre nei campi e io ovviamente passavo il mio tempo con mia madre e mia sorella in casa. Ma ogni volta che ero libera di uscire, mi recavo in chiesa a rendere grazie per la giornata vissuta e a chiedere perdono per i peccati che avevo commesso. Mi ci recavo molto spesso, ogni volta che sentivo le campane. Lo avvertivo come un richiamo.
A.T.: E i vostri genitori? Hanno mai avuto dubbi in merito alle… voci, che voi affermate di sentire?
Giovanna d’Arco: In un primo momento mantenni il segreto. O ameno feci di tutto per mantenerlo. La parola di Dio è difficile da comprendere. Temevo di spaventarli, come infatti è accaduto. Purtroppo il mio silenzio ebbe lati negativi.
A.T.: In che senso?
Giovanna d’Arco: Dal primo momento che udii le voci, io mi sono completamente consacrata a Dio e alla Santa Vergine per tutto il tempo che a loro fosse piaciuto. Nessun uomo mi avrebbe mai avuta. Ma i miei genitori non conoscevano questo mio giuramento. Così, ignari della mia promessa mi trovarono marito. Un uomo del villaggio di Toul.
A.T.: E voi non siete stata tentata nemmeno un poco? Poter vivere una vita normale, come tutti…
Giovanna d’Arco: Perché avrei dovuto accontentarmi di una vita comune, quando Dio mi ha concesso di poter essere di più!? Di poter essere il suo araldo tra i francesi? Tanto forte fu il mio voto che non ebbi difficoltà alcuna a rifiutare la sua proposta, né ad assumi quanto avvenne in seguito!
A.T.: Ci sono state conseguenze immagino. Per una ragazza di questi tempi rifiutare un matrimonio proposto dalla famiglia è una grave offesa.
Giovanna d’Arco: E non sarebbe stata un’offesa più grande venire meno ai miei voti dinnanzi a Gesù Cristo? Dovevo forse dire “No, non posso fare il volere di Dio perché i miei genitori vogliono che mi sposi!?”
A.T.: E che accadde allora?
Giovanna d’Arco: Fui citata in giudizio dinnanzi ad un tribunale episcopale. Tuttavia il tribunale si rivelò giusto e comprese quali motivi mi spingevano a rifiutare gli sponsali.
A.T.: E i vostri genitori?
Giovanna d’Arco: Non compresero ovviamente. Come potevano? Le mie parole non servirono a farli comprendere, a far capire che il mio scopo era più alto, che io facevo solo il volere del signore nel consacrarmi vergine per lui. Fui accusata di essere irrispettosa, finanche superba. Altri mi consideravano una donna di mal costumi per le mie continue confessioni. Ma se solo avessero avuto fede… se solo… oh, se solo poteste sentirle. Se il mondo potesse sentirle, come io odo voi ora. Tutto apparirebbe più chiaro, più bello, più semplice.
A.T.: Be, noi non possiamo sentirle… ma voi forse potreste descrivercele.
Giovanna d’Arco: Che cosa difficile. Sarebbe come descrivere la grazia del paradiso!
A.T.: Provateci comunque. Diteci… appaiono come luci o come esseri umani? O magari come angeli?
Giovanna d’Arco: Santa Margherita mi si palesa come una donna dalla pelle bianca con un abito semplice di un blu terso come il cielo senza nubi ed il mantello celeste. Tra le mani reca il crocifisso di nostro Signore. Ed è sempre sorridente. La sua voce è la più dolce che orecchio umano possa udire. Mi rammenta quella di mia madre…
A.T.: Ed è la voce che sente sempre?
Giovanna d’Arco: Oh no. Non solo lei. A fianco di santa Margherita c’è sempre Santa Caterina. Anch’ella m’appare con sembianza di donna, coi capelli castano chiaro che splendono alla luce della corona della sua santità. Porta un abito rosso ricamato con fiori dorati che sembrano muovervi come il grano scosso dal vento, con un manto verde. Reca in tra le mani una lunga palma del martirio e nell’altra… la spada. La sua voce è forte, determinata, ma molto femminile. Avverto sempre accanto a me anche l’Arcangelo Michele, benché egli non colloqui con me molto spesso. Rammento però che fu il primo a rivelarsi a me. Avevo appena tredici anni. Mi trovavo sola nell’orto della mia casa. Era il mezzodì di un giorno d’estate quando udii le campane della chiesa di Domrèmy, il mio villaggio natale. All’improvviso, fu come se il tempo si fosse fermato. Il vento scuoteva le fronde degl’alberi con lentezza, i miei stessi gesti erano rallentati, come se mi trovassi sott’acqua… ma ero sola nel mio giardino. E poi…
A.T.: E poi?
Giovanna d’Arco: E poi vidi la sua luce. Una luce tanto forte che quella del sole non avrebbe retto confronto. Ne rimasi turbata e impietrita ma la voce mi disse di non temere. E io mi chetai immediatamente. La luce mi disse che il mio destino era legato a quello della mia patria.
A.T.: E quelle voci, vi hanno condotta dal Delfino e poi qui.
Giovanna d’Arco: Sì. Santa Caterina e Santa Margherita colloquiarono spesso con me sui misteri della santità e della gioia del servire nostro signore Gesù. Allietarono la mia vita con le loro parole sino a pochi mesi fa. Quando l’inverno stava per terminare, l’arcangelo Michele si ripresentò con la spada tratta e mi disse… “È il momento che si compia il tuo destino, Giovanna. Recati ove troverai l’uomo che per grazia di Dio ha diritto al trono di Francia” così senza avvisare alcuno della mia famiglia mi diressi verso il castello di Chinon dal gentile Delfino. E li finalmente vidi l’uomo benedetto dall’onnipotente, destinato a governare la Francia. Ma per farlo egli avrà bisogno del mio aiuto! Solo io posso recargli ciò che egli ha diritto di avere!
A.T.: E come avvenne il vostro primo incontro?
Giovanna d’Arco: O lo ricordo molto bene. Una volta partita dalla mia casa mi recai da mio zio a Vaucouleurs e riuscii ad incontrare il capitano Robert de Baudricourt. Non fu facile convincerlo della mia opinione. Era maggio quando l’incontrai per la prima volta e quando gli rivelai che per volere di Dio mi trovavo innanzi a lui per aver colloquio con il dolce Delfino, egli mi scherni e mi cacciò più d’una volta. Mi fece fare persino un esorcismo dal curato del paese. Ma nulla può contro il volere di nostro Signore e sostenuta dal popolo riuscii a ad aver ragione del capitano.
A.T.: Ed insieme a lui partiste alla volta di Chinon per incontrarvi con Carlo VII.
Giovanna d’Arco: Portate rispetto! È del re di Francia che state parlando! Come osate pronunciare il suo nome con tanta leggerezza?!
A.T.: Scusatemi, ma non sono avvezza ai titoli reali.
Giovanna d’Arco: Per voi è sua Maestà! Non dimenticatelo!
A.T.: Sì, sì come preferite. Prego, continuate…
Giovanna d’Arco: Fu un lungo viaggio per raggiungere Chinon. Per diversi giorni attraversammo quasi due settimane attraversano la miseria dei villaggi francesi e quelli anglo-borgognoni. In tutti i villaggi era sempre la stessa scena nonostante la diversa bandiera. Malati, bambini, vecchi, donne e uomini sfiancati dal conflitto e dell’oppressione inglese. La povertà e la fame dilagavano come un morbo, portato dall’invasore inglese. Ma non tentennai mai! Per due notti decisi di cavalcare pur di portare il mio aiuto al gentile Delfino. Egli aveva bisogno di me!
A.T.: Di voi? O più dell’aiuto di Dio che voi portavate?
Giovanna d’Arco: Sciocca Giovanna! Sei una stupida! Benché coincidano, ancora confondi il tuo volere con quello di nostro Signore! Superba Giovanna! Oddio, Dio misericordioso abbia pietà di me! Innalza il mio spirito oltre i desideri terreni, fa che io possa fare solo il tuo volere! Sante del Cielo, non abbandonatemi!
A.T.: Mademoiselle d’Arco vi prego calmatevi, non era mia intenzione farvi agitare. Credevo solo…
Giovanna d’Arco: No, voi avete fatto bene! È mio compito portare il verbo del Signore, non il mio pensiero ostile agli inglesi e ai Borgognoni.
A.T.: Vi prego calmatevi ora Giovanna. Parlatemi del Delfino. Quando giungeste a Chinon, che accadde? V’incontraste subito col Re?
Giovanna d’Arco: Purtroppo no. Avere dalla mia parte uno dei suoi capitani non era come avere a fianco l’arcangelo Gabriele. Robert de Baudricourt era solo un uomo. Dovetti aspettare due giorni prima che mi permettessero d’entrare nella sala del trono. Fu molto strano ritrovarsi in mezzo a tanta ricchezza ed abbondanza quando a soli pochi passi c’erano dolore ed angoscia.
A.T.: E poi cosa avvenne?
Giovanna d’Arco: Ricordo che era una sala piena di gente. Uomini e donne riccamente vestiti, persino i servi erano meglio vestiti di un qualsiasi contadino dei villaggi vicini. Non so quantificare quante fossero… ma tra loro notai subito il Delfino.
A.T.: Ecco, a tale riguardo, posso chiedervi una cosa… insolita.
Giovanna d’Arco: Che intende con “insolita”?
A.T.: Strana. Non comune. Ecco… si vocifera tra la gente e i soldati qui accampati che voi, Giovanna, abbiate riconosciuto immediatamente Carlo… vogliate scusarmi, il Delfino, non appena l’avete visto, nonostante si fosse camuffato da semplice cortigiano per mettervi alla prova. Ciò corrisponde al vero?
Giovanna d’Arco: Davvero si dice questo (ride) Mi duole deludervi… ma non è vero. Il gentile Delfino era sì mescolato alla folla ma mi è stato ufficialmente presentato. Certo è… che lo riconobbi subito nel piccolo gruppo di uomini accanto a lui.
A.T.: Ma avete detto che…
Giovanna d’Arco: Non ci fu alcuna prova per riconoscerlo. Io lo riconobbi perché era circondato da luce… come se il cielo me lo volesse indicare. Mi inginocchiai ai suoi piedi e gli portai la lieta novella che Iddio Onnipotente mi avea mandata per condurlo alla vittoria sugli inglesi e riprendere il trono.
A.T.: E il Delfino vi credette? Alle vostre… voci?
Giovanna d’Arco: Come uomo che non può udire il messaggio dell’Altissimo, anch’egli si rivelò scettico ed incredulo. Ma non gliene feci una colpa! Molti servitori del Signore si sono rivelai scettici prima di vedere.
A.T.: E quindi? Cosa fece il Delfino? O cosa faceste voi per convincerlo ad avere fede.
Giovanna d’Arco: Il gentile Delfino mi sottopose ad un esame in materia di fede. Fui interrogata più d’una volta, ora a Chinon, ora a Poitiers. Per settimane la mia fede e la mia conoscenza della religione di Nostro Signore furono messe alla prova da ecclesiasti e preti di ogni dove, persino dall’Arcivescovo di Reims e dallo stesso confessore del dolce Delfino.
A.T.: E non eravate timorosa? Non temevate un processo per… stregoneria o addirittura blasfemia?
Giovanna d’Arco: Chi può temere nulla, quando Dio è con lui? Ed egli è con me… sempre.
A.T.: In seguito il Delfino accettò la vostra presenza a corte?
Giovanna d’Arco: Non subito. Ci fu un ultimo esame a cui venni sottoposta. A tutt’oggi non compresi bene che valenza potesse avere ma per fugare ogni dubbio del mio sovrano acconsentii, anche se io aveo già messo a parte della mia condizione.
A.T.: Condizione?
Giovanna d’Arco: Dovetti dimostrare la mia verginità. Mi portarono in una stanza fredda e ben coperta da occhi indiscreti, le donne mi esaminarono. Non c’era traccia di profanazione in me. Solo allora il dolce Delfino si convinse e mi affidò questo esercito, affinché potessi restituire la città d’Orléans ai suoi cittadini francesi! Non mi resi tuttavia conto che c’era un’altra battaglia che dovevo assolutamente vincere.
A.T.: Quale?
Giovanna d’Arco: Tra gli uomini che il gentile Delfino mi affidò, non c’erano uomini devoti a Dio, se non i sacerdoti! Tutti gli altri erano uomini volgari, rudi ed irrispettosi della parola di Dio. Molti di loro frequentavano donnacce, rubavano e quel che più odiai, bestemmiavano e chiamavano Dio invano! Sotto la mia guida questo esercito avrebbe dovuto essere un esercito sacro! Di uomini puri e giusti!” invece erano un’accozzaglia di villani e spergiuri. Allontanai subito tutte le prostitute, bandii ogni genere di saccheggio e sciacallaggio dei cadaveri, e… cosa che purtroppo non tutti hanno ancora imparato a rispettare, ho proibito la bestemmia!
A.T.: Cosa non molto facile per degli uomini, specie per i militari.
Giovanna d’Arco: Non ammetto scuse! Il sacro nome di Dio, degl’angeli e dei Santi non può essere infangato da soldati che combattono in suo nome!
Jean: Giovanna. È ora.
Giovanna d’Arco: Sì, ho sentito Jean. Di agli uomini di cominciare a radunarsi. Ecco, prendi il mio stendardo. Jean… oggi ti sei confessato?
Jean: Non ancora Giovanna. Sono appena tornato dalla perlustrazione.
Giovanna d’Arco: Prima della funzione vai e confessa i tuoi peccati. Devi essere puro dinnanzi a Dio quando stasera lo pregheremo di donarci la vittoria che ci ha già promesso. Va.
A.T.: Chi era quell’uomo?
Giovanna d’Arco: Jean D’Aulon. Il mio attende. Mi informava che è arrivato il momento dell’adunata.
A.T.: Iniziate la battaglia?
Giovanna d’Arco: No. L’adunata presso il mio bianco stendardo per la preghiera a Dio. Ho imposto che almeno due volte al giorno l’intero esercito si riunisse in preghiera per rendere grazie a Dio. Vuole venire anche lei?
A.T.: Bè… perché no.
Giovanna d’Arco: Vi siete confessata oggi?
A.T.: Certamente.
Giovanna d’Arco: Bene (esce dalla tenda) Oh signore benedetto, tu che sei fonte di ogni vita e di verità su questa terra, accogli le nostre invocazioni! Santa Madre di Dio, vergine Maria ascolta le nostre preghiere. Michele, donaci la tua forza per schiacciare i nostri nemici come tu hai schiacciato il maligno! Dinnanzi a te noi umilmente poniamo i nostri spiriti perché tu possa elevarli! Dai a noi la forza in battaglia e hai nostri nemici la capacità di capire che contro il tuo esercito nulla potranno! Perché Dio è con noi! Soldati! Domani quando il sole sorgerà, gli inglesi invasori tremeranno di fronte al potere delle nostre spade, delle nostre lance, delle nostre voci! Domani, prima che il sole tramonti, la città sarà di nuovo tra le giuste mani dei suoi abitanti francesi! Dalle fondamenta all’ultima pietra delle mura che si porta verso il cielo! E se sentirete la fatica o l’affanno, non abbiate timore! Io vi prometto la vittoria sui nostri nemici e Orlèans liberata! Io vi dico, soldati, chi mi ama… mi segua! Per il Delfino, per Dio e per la Francia!!!
Written by Alister Tinker
Voce intervistatore: Manuela Pozzali
Voce Giovanna d’Arco: Alister Tinker
Info