“Spiryt” di Jean-Luc Courchet: la Francia vista dal suo lato più oscuro

Spiryt è il progetto di Jean-Luc Courchet, musicista e produttore proveniente dal sud della Francia con alle spalle diversi progetti nella scena underground e tra questi la band No Answer tra gli anni ottanta e novanta.

Spiryt di Jean-Luc Courchet

Spiryt” è un disco concepito interamente in ambiente digitale, ma non per questo etichettabile come asettico o sterile.  L’incedere è funereo, fin dalla traccia iniziale, “The Poison” che riporta alla mente il lavoro fatto dai Coil per la colonna sonora di “Hellraiser”, lavoro poi non accettato ma che entrerà a fare parte del loro “Unnatural History”.

“Radiant” è subito una sorpresa: sembra nato e pensato per un rituale, e probabilmente lo è.

L’aspetto positivo di “Spiryt” paragonato ad altre release del genere “minimal” è nella dinamica dei brani, la ripetizione qui è una scelta artistica e non una scusa per la mancanza di idee, e questo materiale viene elaborato e proposto con grande competenza e coerenza.

Un brano del genere potrebbe trovare posto in qualche produzione horror hollywoodiana senza sfigurare nemmeno un po’.

Sono molte però le suggestioni stilistiche del francese, anche se tutte declinate in nero, però forse proprio questo contribuisce a rendere vario l’album.

“Derriere Le Voile” potrebbe essere tante cose, da un brano dei Dead Can Dance o anche una soundtrack di John Carpenter e paragoni di questo genere non vogliono essere riduttivi ma semplicemente una chiave di lettura per provare a comprendere questo mondo sonoro, quasi interamente strumentale, se si eccettua qualche sample vocale.

“Effigie” è dark e funerea come solo certe produzioni degli anni ottanta potevano esserlo, ma nonostante questo, inserita in un contesto del genere non stona affatto mentre “Tadahoudaha” è più tradizionale come composizione e forse qui, qualche strumento reale non sarebbe stato male, ma il risultato rimane comunque più che valido anche solo così.

Jean-Luc Courchet

Non c’è spazio per la luce in questo disco e anche titoli come “L’Agonie Du Jour Dans L’Ombre” suonano come una vera dichiarazione programmatica. Qui sono i synth con tappeti quasi ambient a farla da padroni.

In “Ninito Gardens” compaiono le chitarre, come se fosse un brano dei New Order, periodo di “Elegia” e infine in “Et Ton Amour” troviamo sonorità dark-ambient, affini alle produzioni di casa Cold Meat Industry, e di artisti come lo svedese Raison d’être ma a differenza di questi “Spiryt” ha la capacità di non limitarsi solo a un microgenere.

L’ascolto e la varietà ne guadagnano, pur nel rispetto dei canoni e dell’estetica che l’artista francese ha scelto.

Una piacevole scoperta, speriamo non passino altri anni prima di un suo nuovo lavoro.

 

Written by Luca Dainese

 

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