Il mecenatismo al femminile: Emma Fenu intervista Giannola Nonino, imprenditrice e organizzatrice di premi culturali
«Nessuna donna è un’isola»: una per tutte e tutte per una. ‒ Talk Show ideato e condotto da Serena Dandini
A Firenze, dal 21 al 23 settembre del 2018, si è svolto il meraviglioso Festival, diretto da Serena Dandini, intitolato “L’eredità delle donne”: è stata un’occasione preziosa di incontro, confronto, riflessione e condivisione di progetti che ha messo in luce, raccontando e raccontandosi, donne che, in qualità di scrittrici, scienziate, artiste, attrici e filosofe, hanno trasmesso, quali vere Madri della Patria, alle generazioni future un’inestimabile eredità culturale che necessita di essere scoperta, riscoperta e divulgata.
Presso la Biblioteca delle Oblate, in un giorno assolato di inizio autunno, ho partecipato all’incontro dedicato al Mecenatismo Femminile, nello specifico a imprenditrici, manager e galleriste che si sono fatte promotrici di cultura, sulla scia della mitica Elettrice Palatina, ossia Anna Maria Luisa De’Medici che, nel XVIII secolo, fu fine collezionista e lasciò una notevole eredità alla propria città.
Oggi riporto le risposte, esito un incontro ricco di feeling e passione, di Giannola Nonino, imprenditrice della distilleria di grappa Nonino e ideatrice e organizzatrice del Premio Nonino a favore della cultura.
E.F.: Oggi si disserta sul mecenatismo femminile: ci racconta la sua storia personale e professionale?
Giannola Nonino: Io non mi sento per nulla una mecenate, iniziamo così. Ho avuto due genitori meravigliosi; mio padre era innamorato della sua terra, il Friuli, e ci ha insegnato fin da piccole, a me e a mia sorella, ad amarne i valori, gli usi e i costumi. Ci ripeteva di non dimenticare mai le nostre tradizioni, pena la perdita della nostra identità. Un giorno, cresciuta, mi innamorai di un uomo, lo sposai, e mi innamorai anche del suo mestiere, ossia dell’arte della distillazione. Ho i brividi solo a parlarne. Se viene in Friuli mentre distilliamo, lo faremo per tutto ottobre, sono sicura che ne verrà coinvolta perché l’arte della distillazione è un’alchimia che incanta. Si parte da una materia prima povera, come la buccia dell’uva, che noi scegliamo di qualità altissima per avere un prodotto finale eccellente. Le faccio un paragone: se lei deve fare un minestrone e ha le verdure dell’orto riesce a mantenere i sapori e i profumi della materia prima che utilizza.
E.F.: Come è maturata l’idea vincente che sta alla base della filosofia aziendale della Nonino?
Giannola Nonino: L’idea vincente, una volta che mi sono innamorata della grappa prodotta da mio marito, è nata dalla rabbia. Erano gli anni Sessanta e mi resi conto che quando portavo in dono, nelle cene dell’Udine “bene”, una bottiglia di grappa invece che un mazzolino di fiori, mai una volta ebbi il piacere di vederla offrire dopo cena: se c’erano distillati dovevano essere stranieri. Una sera mi informai con la signora di casa, in cucina, e mi fu risposto che la grappa viene offerta all’elettricista o all’uomo di fatica, perché non “fa fine” servirla ad una cena. Io pensai: “invece no! La grappa di mio marito è eccellente e non può essere considerata di meno nobiltà rispetto agli altri distillati”. Tornando a casa, la stessa sera, dissi a mio marito: “Noi impegniamoci in ricerca e in sperimentazione per trasformare la grappa da Cenerentola a Regina delle acquaviti”. Bene, l’anno scorso la London School of Economics ci ha dedicato un capitolo lungo intitolato “How Cindererella became a Queen”: abbiamo cambiato non solo lo status della grappa, ma anche il modo di comunicarlo. Siamo un team meraviglioso fatto di uomini e soprattutto donne abituate ad essere imprenditrici tenaci e coraggiose.
E.F.: Qual è la storia del Premio Nonino, un importante riconoscimento culturale, letterario ed enogastronomico per “la valorizzazione della civiltà contadina”?
Giannola Nonino: Agli inizi degli anni Settanta la burocrazia ci impedì di distillare vinacce dai nostri vitigni, quelli autoctoni. Per salvarli e recuperarli, volli istituire il Premio Nonino Risit d’Aur a favore dei vignaioli. La battaglia fu vinta, ma i premi si mantennero e si iniziarono a coinvolgere intellettuali di spicco, poiché l’oggetto del premio diventò l’arte. Si cominciò a riscuotere successo soprattutto all’estero. Abbiamo premiato persone straordinarie, fra i tanti cito: Ermanno Olmi, Leonardo Sciascia, Jorge Amado, Claude Lèvi-Strauss, Claudio Abbado e Rigoberta Menchù, la quale poi ricevette il premio Nobel per la Pace. Ma non è l’unico Nobel che abbiamo anticipato! Seguiranno Sir V. S. Naipaul, MoYan e Tomas Transtromer, tutti e tre scrittori.
E.F.: Mi permetta una considerazione finale: lei è una mecenate, semplicemente non è snob, ossia sine nobilitas!
Written by Emma Fenu
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