Oscar 2019: L’aria che tira – Pronostici sulle future nomination #1
Mancano 120 giorni alla 91esima Notte degli Oscar, 87 all’annuncio delle nomination. Il prospetto delle diverse categorie si sta facendo via via più concreto, tangibile ed esaustivo, pur restando in alcuni casi un margine d’incertezza al momento difficilmente valicabile.

Per il prossimo mese saranno senz’altro disponibili, fornite ordinatamente dalle fonti consultate (AwardsCircuit, AwardsWatch, GoldDerby e l’Hollywood Reporter), alcune predizioni riguardanti le categorie delle colonne sonore, delle canzoni, degli effetti speciali e dei trucchi e le acconciature. Al momento accontentiamoci di scandagliare tutti gli altri campi, i cui frontrunners (i capilista) risultano spesso tenuti sotto osservazione da più siti contemporaneamente.
Miglior film
Ammontano a sette i titoli sulla cui eleggibilità sono pienamente concordi tutte e quattro le fonti, vale a dire il sempre più agguerrito “Black Panther” (produttore Kevin Feige) assieme ai già assodati “BlacKkKlansman” (produttori Jason Blum, il regista Spike Lee, Raymond Mansfield, Sean McKittrick, Jordan Peele e Shaun Redick), “La favorita” (produttori Ceci Dempsey, Ed Guiney, il regista Yorgos Lanthimos e Lee Magiday), “First Man – Il primo uomo” (produttori Marty Bowen, il regista Damien Chazelle, Wyck Godfrey e Isaac Klausner), “Green Book” (produttori Jim Burke, Brian Hayes Currie, il regista Peter Farrelly, Nick Vallelonga e Charles B. Wessler), “Roma” (produttori Nicolás Celis, il regista Alfonso Cuarón e Gabriela Rodriguez) e “A Star Is Born” (produttori il regista Bradley Cooper, Bill Gerber, Lynette Howell Taylor, Jon Peters e Todd Phillips).
Un gradino sotto, a completare l’ipotetica decina, stanno “Se la strada potesse parlare” (produttori Megan Ellison, Dede Gardner, il regista Barry Jenkins, Jeremy Kleiner e Adele Romanski), “Vice” (produttori Will Ferrell, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, il regista Adam McKay, Kevin J. Messick e Brad Pitt), atteso nelle sale statunitensi, lo ricordiamo, per il prossimo 25 dicembre, e “Widows – Eredità criminale” (produttori Iain Canning, il regista Steve McQueen, Arnon Milchan e Emile Sherman).
Difficile ma non impossibile che riesca a ricavarsi un proprio spazio qualcuno fra “Boy Erased” (produttori il regista Joel Edgerton, Steve Golin e Kerry Kohansky-Roberts), “Copia originale” (produttori Anna Carey, Amy Nauiokas e David Yarnell), “Eighth Grade” (produttori Eli Bush, Scott Rudin, Christopher Storer e Lila Yacoub) e “A Quiet Place – Un posto tranquillo” (produttori Michael Bay, Andrew Form e Brad Fuller).
Sono invece crollate le aspettative rivolte al libanese “Capharnaüm” e al polacco “Cold War”, più probabilmente candidabili nella sezione destinata ai film in lingua straniera. Al tempo stesso non mutano in maniera considerevole i rumors inerenti “Bohemian Rhapsody”, che ha finito per dividere la critica, “Maria regina di Scozia”, “Il ritorno di Mary Poppins” e “Benvenuti a Marwen”, né tantomeno quelli applicati a “Suspiria” e “Vox Lux”.
Miglior regista

La prima linea non muta schieramento, ospitando Bradley Cooper al suo debutto con “A Star Is Born”, Alfonso Cuarón con “Roma” e Spike Lee con “BlacKkKlansman”, quasi sicuramente affiancati dal sempre più convincente Yorgos Lanthimos (“La favorita”), e quindi da Barry Jenkins (“Se la strada potesse parlare”). Il nuovo arrivato Peter Farrelly (“Green Book”) spalleggia le riserve costituite da Ryan Coogler (“Black Panther”) e dall’improvvisamente meno accreditato Damien Chazelle (“First Man – Il primo uomo”).
Miglior attore protagonista
Bradley Cooper in “A Star Is Born” è ora pienamente equiparato a Viggo Mortensen in “Green Book”, tallonati anzitutto da Christian Bale in “Vice” e Ryan Gosling in “First Man – Il primo uomo”, quindi da Rami Malek in “Bohemian Rhapsody”. Non si possono escludere le candidature, a scelta, di John David Washington (“BlacKkKlansman”), Lucas Hedges (“Ben Is Back” e/o “Boy Erased”) e Hugh Jackman (“The Front Runner”). Parrebbero indebolite le speranze di Willem Dafoe (“Van Gogh – At Eternity’s Gate”) e Robert Redford (“The Old Man & the Gun”).
Miglior attrice protagonista
Non cambia il quartetto pronosticato, composto da Glenn Close (“The Wife – Vivere nell’ombra”), Olivia Colman (presentata ufficialmente dalla Fox Searchlight come protagonista de “La favorita”), Lady Gaga (“A Star Is Born”) e Melissa McCarthy (“Copia originale”). Al completamento della cinquina concorrono ancora la debuttante Yalitza Aparicio (“Roma”) e, a breve distanza l’una dall’altra, Julia Roberts (“Ben Is Back”) e Viola Davis (“Widows – Eredità criminale”). Perde terreno solamente Toni Collette (“Hereditary – Le radici del male”).
Miglior attore non protagonista
Le prove più convincenti sono offerte tuttora da Sam Elliott in “A Star Is Born”, Mahershala Ali in “Green Book” e Richard E. Grant in “Copia originale”, subito incalzati da Timothée Chalamet (“Beautiful Boy”). Il posto vacante finirebbe conteso fra tre new entry, ossia Adam Driver (“BlacKkKlansman”), Tim Blake Nelson (“La ballata di Buster Scruggs”) e Nicholas Hoult (“La favorita”), e i già noti Daniel Kaluuya (“Widows – Eredità criminale”) e Sam Rockwell (“Vice”). Restano invece fuori fuoco i profili di Stephan James (“Se la strada potesse parlare”), Michael B. Jordan (“Black Panther”) e John C. Reilly (“Stanlio e Ollio”).
Miglior attrice non protagonista

Regina King in “Se la strada potesse parlare” ed Emma Stone ne “La favorita” sono state senz’ombra di dubbio raggiunte in top 5 da Rachel Weisz (ancora “La favorita”, improvvisamente assai convincente), subito seguite da Claire Foy (“First Man – Il primo uomo”), che a sua volta dà le spalle a Amy Adams (“Vice”) e Nicole Kidman (“Boy Erased”). Non si dissolvono le chances di Marina de Tavira (“Roma”), a differenza di quelle di Margot Robbie (“Maria regina di Scozia”) e Michelle Yeoh (“Crazy & Rich”).
Miglior sceneggiatura originale
I copioni più solidi rimangono in primis quelli firmati da Alfonso Cuarón per “Roma”, Deborah Davis e Tony McNamara per “La favorita” e Brian Hayes Currie, Peter Farrelly e Nick Vallelonga per “Green Book”, come ancora quelli di Bo Burnham (“Eighth Grade”) e, probabilmente, di Adam McKay (“Vice”). In gara c’è pure Paul Schrader con “First Reformed”, adesso affiancato da Tamara Jenkins (“Private Life”); indietreggia Jeff Pope (“Stanlio e Ollio”).
Miglior sceneggiatura non originale
In cima alla lista svettano Spike Lee, David Rabinowitz, Charlie Wachtel e Kevin Willmott (“BlacKkKlansman”) e Nicole Holofcener e Jeff Whitty (“Copia originale”), osteggiati da Barry Jenkins (“Se la strada potesse parlare”), Bradley Cooper, Will Fetters ed Eric Roth (“A Star Is Born”) e Josh Singer (“First Man – Il primo uomo”). Non si sottovalutino però le new entry di rilievo Joe Robert Cole e Ryan Coogler (“Black Panther”) e Gillian Flynn e Steve McQueen (“Widows – Eredità criminale”), né Joel Edgerton (“Boy Erased”), benché svalutato rispetto al mese scorso, come i sempre meno papabili Luke Davies e Felix Van Groeningen (“Beautiful Boy”).
Miglior film d’animazione
L’attenzione accordata a “Mirai” (di Mamoru Osoda, produttori Yuichi Adachi, Takuya Itô, Genki Kawamura e Yûichirô Saitô; Studio Chizu) ha trasformato in quartetto costantemente riportato in top 5 il già noto trio composto da “Gli Incredibili 2” (di Brad Bird, produttori Nicole Paradis Grindle e John Walker; Pixar), “L’isola dei cani” (di Wes Anderson, produttori Wes Anderson, Steven Rales e Scott Rudin; 20th Century Fox Animation) e “Ralph Spacca Internet – Ralph Spaccatutto 2” (di Phil Johnston e Rich Moore, produttore Clark Spencer; Disney).
Il quinto partecipante probabilmente si rivelerà essere “Spider-Man – Un nuovo universo” (di Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, produttori Avi Arad, Phil Lord, Christopher Miller, Amy Pascal e Christina Steinberg; Sony Pictures Animation), o forse, di recente scoperta, l’ungherese “Ruben Brandt, Collector” (di Milorad Krstić, produttori János Kurdy-Fehér, Péter Miskolczi, Hermina Roczkov e Radmila Roczkov; Ruben Brandt). A questo punto l’ascesa si fa ardua per “Smallfoot – Il mio amico delle nevi” e “Zanna Bianca”.
Miglior film straniero

Le ipotetiche shortlist compilate da AwardsWatch e dall’Hollywood Reporter attingendo dagli 87 titoli ammessi dall’Academy coincidono per la maggiore, condividendo “Un affare di famiglia” (di Hirokazu Kore’eda, Giappone), “Birds of Passage” (orig. “Pájaros de verano”, di Cristina Gallego e Ciro Guerra, Colombia), “Burning” (orig. “Beoning”, di Lee Chang-dong, Corea del Sud), “Capernaum” (orig. “Capharnaüm”, di Nadine Labaki, Libano), “Cold War” (orig. “Zimna wojna”, di Paweł Pawlikowski, Polonia), “The Guilty” (orig. “Den skyldige”, di Gustav Möller, Danimarca), “Opera senza autore” (di Florian Henckel von Donnersmarck, Germania) e “Roma” (Messico).
Più insicuro è il destino di “Girl” (di Lukas Dhont, Belgio) e “I Am Not a Witch” (di Rungano Nyoni, Regno Unito), ma mai quanto quello di “Border” (orig. “Gräns”, di Ali Abbasi, Svezia), “Graves Without a Name” (orig. “Les tombeaux sans noms”, di Rithy Panh, Cambogia) e “Sobibor” (di Konstantin Chabenskij, Russia); per non parlare del nostro “Dogman” di Matteo Garrone, che con rammarico si crede diffusamente lungi dal superare la prima scrematura.
Miglior film documentario
Sovrapponendo la shortlist dell’Hollywood Reporter con le previsioni di AwardsWatch, risultano particolarmente appetibili “Crime + Punishment” (di Stephen Maing, produttori Stephen Maing, Eric Daniel Metzgar e Ross Tuttle), “Free Solo” (di Jimmy Chin ed Elizabeth Chai Vasarhelyi, produttori Jimmy Chin, Shannon Dill, Evan Hayes ed Elizabeth Chai Vasarhelyi), “Minding the Gap” (di Bing Liu, produttori Bing Liu e Diane Quon), “On Her Shoulders” (di Alexandria Bombach, produttori Hayley Pappas e Brock Williams), “RBG” (di Julie Cohen e Betsy West, anche produttrici), “Three Identical Strangers” (di Tim Wardle, produttori Grace Hughes-Hallett e Becky Read) e “Won’t You Be My Neighbor?” (di Morgan Neville, produttori Caryn Capotosto, Nicholas Ma e Morgan Neville).
AwardsWatch inserisce al quarto posto “Shirkers” (di Sandi Tan, produttrici Jessica Levi, Maya Rudolph e Sandi Tan), al settimo “Hale County This Morning, This Evening” (di RaMell Ross, produttori Joslyn Barnes, Su Kim e RaMell Ross) e all’ottavo “Fahrenheit 11/9” (di Michael Moore, produttori Carl Deal, Michael Moore e Meghan O’Hara).
L’Hollywood Reporter completa invece la propria classifica con “Dark Money” (di Kimberly Reed, produttori Kimberly Reed e Katy Chevigny), “Filmworker” (di Tony Zierra, produttori Elizabeth Yoffe e Tony Zierra), “McQueen” (di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui, produttori Ian Bonhôte, Andee Ryder, Nick Taussig e Paul Van Carter), “The Price of Everything” (di Nathaniel Kahn, produttori Carla Solomon, Jennifer Stockman e Debi Wisch), “Quincy” (di Alan Hicks e Rashida Jones, produttrice Paula DuPré Pesmen), “Science Fair” (di Cristina Costantini e Darren Foster, produttori Cristina Costantini, Darren Foster e Jeff Plunkett), “The Sentence” (di Rudy Valdez, produttori Sam Bisbee e Jackie Kelman Bisbee) e “Studio 54” (di Matt Tyrnauer, produttori John Battsek, Corey Reeser e Matt Tyrnauer). Escono dalle grazie degli esperti il discusso ma d’importanza capitale “Papa Francesco – Un uomo di parola” e “Reversing Roe”.
Miglior montaggio
AwardsWatch e GoldDerby puntano entrambi su Tom Cross (“First Man – Il primo uomo”), Alfonso Cuarón e Adam Gough (“Roma”), Jay Cassidy (“A Star Is Born”) e Yorgos Mavropsaridis (“La favorita”); preferenze secondarie riguardano Joe Walker (“Widows – Eredità criminale”) e Joi McMillon e Nat Sanders (“Se la strada potesse parlare”).
Miglior fotografia
Entrambe le fonti avanzano la medesima cinquina, formata da Alfonso Cuarón (“Roma”), James Laxton (“Se la strada potesse parlare”), Matthew Libatique (“A Star Is Born”), Robbie Ryan (“La favorita”) e Linus Sandgren (“First Man – Il primo uomo”).
Miglior scenografia

Il quartetto condiviso è formato da Hannah Beachler e Jay Hart (“Black Panther”), Fiona Crombie e Alice Felton (“La favorita”), Nathan Crowley e Kathy Lucas (“First Man – Il primo uomo”) e John Myhre e Gordon Sim (“Il ritorno di Mary Poppins”); il quinto posto andrebbe o a Lisa Chugg e Guy Hendrix Dyas (“Lo schiaccianoci e i quattro regni”), o a Karen Murphy e Ryan Watson (“A Star Is Born”).
Migliori costumi
Con due presenze confermate, guida la corsa Sandy Powell (“La favorita” e “Il ritorno di Mary Poppins”), affiancata da Ruth E. Carter (“Black Panther”); dietro di loro si sfidano Colleen Atwood (“Animali fantastici – I crimini di Grindelwald”), Jenny Beavan (“Lo schiaccianoci e i quattro regni”), Alexandra Byrne (“Maria regina di Scozia”) e Andrea Flesch (“Colette”).
Miglior sonoro e Miglior montaggio sonoro
Unico fra tutti, GoldDerby si occupa degli apparati sonori. La cinquina proposta per il miglior sonoro comprende “Black Panther”, “First Man – Il primo uomo”, “A Quiet Place – Un posto tranquillo”, “Il ritorno di Mary Poppins” e “A Star Is Born”; quella per il miglior montaggio sonoro si distingue dalla precedente esclusivamente per la sostituzione de “Il ritorno di Mary Poppins” con “Roma”.
La rubrica “Oscar 2019: L’aria che tira” si rinnoverà grazie ad un aggiornamento fra un mese esatto.
Written by Raffaele Lazzaroni
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