“Paris Mirabilia” e “London Mirabilia” di Ivan Cenzi e Carlo Vannini: dell’incanto e della riflessione

Visitare città come Parigi o Londra o Roma o Napoli (o qualsiasi altra grande città) significa rischiare di sentirsi un numero sperduto e travolto dalla massa di turisti che invadono vie, monumenti, musei, luoghi d’arte. Ciascuno di noi cerca allora di scantonare, fuggire dalla pazza folla, imboccare stradine a caso, gettare l’occhio in un cortile, frugare insomma in cerca di isole solitarie nel grande mare della città dove poter ritagliare angoli intimi di memoria individuale.

London Mirabilia

Con delusione scopriamo che quei luoghi non erano poi tanto sconosciuti, che quelle isole non erano poi tanto solitarie. Soprattutto quando ci sentiamo di appartenere a quella ristretta tribù capace di scoprire stupori perduti, di “vedere” ciò che gli altri non vedono. La prova inconfutabile l’abbiamo quando ci accingiamo con orgoglio a narrare delle nostre scoperte. Mentre descriviamo con voluttà le nostre isole perché siamo certi che susciteranno anche nei nostri amici quel senso di stupore perduto, loro c’incalzano con inattesi “ma allora certamente hai visto che vicino a quello… c’era… e c’era anche quell’altro…”.

Ci sorprendiamo quindi a sospettare che, soprattutto nelle grandi città, non esistano più luoghi sconosciuti. Che semmai quei luoghi erano sconosciuti soltanto a noi e che solo la nostra ingenuità ci ha permesso di godere di quello stupore che credevamo perduto.

Una sentenza buddista afferma chetutto quello che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato: è fondato sui nostri pensieri, è formato dai nostri pensieri”. Ci sembra che questa sentenza colga non solo ciò che siamo ma anche ciò che percepiamo intorno a noi: vediamo solo ciò che i nostri pensieri ci permettono di vedere.

È necessario dunque scoprire, innanzi tutto dentro di noi, un’isola di vera quiete che ci permetta di penetrare nell’intima essenza di quei luoghi.

Quest’isola, su cui tutti possono approdare e apprendere con ammirazione come ci si possa guardare intorno e ritrovare quello stupore perduto, la offrono due libri che ci guidano rispettivamente a Parigi e a Londra.

Nei due volumi Paris Mirabilia“ e “London Mirabilia, editi da Logos Edizioni di Modena (acquistabili separatamente) i protagonisti (Ivan Cenzi, autore, e Carlo Vannini, fotografo), ci invitano a visitare le due città Parigi e Londra lasciandoci “andare alla deriva”, o quanto meno seguendo un percorso che buchi le “rispettive cartoline, che tutti abbiamo stampate nella mente”. Sbirciandovi attraverso saremo in condizione di abbandonarci “all’incanto e alla riflessione” su come nulla sia davvero come sembra.

L’itinerario che ci invitano a percorrere è costellato di 32 tappe (15 parigine e 17 londinesi) talmente “eterogenee da offrire altrettante declinazioni di stupore”.

Uno stupore che non è suscitato soltanto dalle parole con cui ci descrivono le caratteristiche di ogni singola tappa, ma anche dalla sontuosità delle immagini, cariche di colori e sfumature che donano un senso di profondità, inusuale nelle fotografie di ambienti, e una particolare sensazione di rilievo, quando si ammirano gli oggetti ritratti in primo piano.

Paris Mirabilia

Ogni tappa ci permette di penetrare nel cuore dell’isola che stiamo visitando, attraverso la narrazione, con toni partecipati, commossi ed entusiasti, delle vicende umane storiche e culturali che ne costituiscono le fondamenta e la ragione d’essere. Una narrazione che ci coinvolge come se fossimo presenti in quei luoghi, come se ne stessimo respirando le atmosfere, come se stessimo dialogando cordialmente con il custode del luogo o il collezionista o l’ideatore del museo. Una narrazione che ci fa percepire con chiarezza che siamo approdati su isole ritagliate nel vasto mare della città, che si rivelano a noi come luoghi preziosi e lontani dall’oceano frenetico della distrazione.

Citando Honoré de Balzac, che parla di “palombari letterari” spesso dimentichi di quanto d’inaudito possa esistere ancora in una città come Parigi, simile a un oceano di cui non è possibile conoscerne la profondità, gli autori ci ricordano come nella capitale francese si sia da sempre coltivato il gusto dell’insolito, che riserva ancora tesori sommersi ai palombari di oggi, non necessariamente letterari come quelli citati da Balzac.

A Parigi dunque il libro ci condurrà ad ammirare, tra le quindici isole, anche un’enorme collezione di grammofoni e giradischi d’epoca; a visitare il Teatro del Meraviglioso, dove pavoni meccanici si esibiscono nella loro ruota fra rami e foglie naturali; a varcare la soglia di un museo in cui sono esposti bestie deformi e cadaveri perfettamente conservati da più di due secoli; a passeggiare lungo i viali di un commovente cimitero, soffermandoci a leggere emozionati le lapidi che i proprietari dei piccoli animali di compagnia hanno fatto incidere sulle tombe dei loro amici.

L’altro percorso, quello che ci condurrà a visitare le isole londinesi, ci aiuterà a sfuggire ai cliché del cielo plumbeo, della severità vittoriana, dell’architettura classica e sobria, per rispondere invece alla domanda se la natura di Londra sia quella di una città salvifica o mostruosa, se non piuttosto utopica o infernale.

Non sarà facile (e forse impossibile) rispondere perché le diciassette isole che visiteremo hanno una natura assai diversa l’una dall’altra, se non addirittura contraddittoria. Ne citerò soltanto due.

Il museo dedicato ai ventagli (The Fan Museum) la cui fondatrice Hélène Alexander, una splendida anziana signora ci commuoverà per l’emozione con cui ci narrerà della sua vita dedicata ai ventagli e ci stupirà mostrandoci come questo oggetto dalle origini antiche possa rappresentare una vera e propria finestra sul passato.

Ivan Cenzi – Carlo Vannini

Subito dopo approderemo sull’isola in cui si aggira lo spettro di Dirty Dicks, Dirty lo sporco, leggenda urbana di un uomo del ‘700, proprietario di una taverna che decise di non lavarsi mai più per il dolore d’aver perduto la donna amata lo stesso giorno delle nozze. Oggi in realtà è un lindo e curato ristorante, i cui unici odori sono quelli di un’ottima cucina. Il locale tuttavia custodisce ancora un armadietto seminascosto in cui sono racchiusi tassidermie ammuffite, mostriciattoli costruiti con parti di animali diversi, due gatti mummificati, resti di quella collezione che un tempo adornava la taverna di Dicks e che gli fece guadagnare il soprannome di Dirty.

Con modestia e quasi dimentichi della loro capacità di stupirci, gli autori, protagonisti e guide di questo viaggio, riconoscono che non è possibile pensare d’aver conosciuto meglio Parigi o Londra, dopo essere approdati su queste isole.

Però noi sappiamo che dopo aver letto questa loro fatica (che non è difficile immaginare molto piacevole), ci sarà sempre possibile rifugiarci in quelle isole, rileggendo a tornando ad immergerci nelle atmosfere magiche che le loro parole e le loro foto saranno in grado di creare nuovamente per noi.

 

Written by Marcello Comitini

Photo Carlo Vannini by Marco Montanari

 

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