“Alaska” di Umberto Ti.: non voltarti indietro, non cerchiamo verità, ci nascondiamo bene sempre pronti a scappare da noi stessi
Di recente mi è capitato di condividere sulla bacheca del mio spoglio Facebook, il teaser di un video “coming up next” postato a sua volta da un’amica molto attenta alle nuove uscite del panorama indie italiano.
Il brano si intitola “Bugie”, l’album “Alaska” e chi canta è Umberto Tramonte, in arte Umberto Ti.
Ho voluto approfondire e scopro che “Alaska” è il suo secondo lavoro, anche se primo e vero full-length; due anni prima un Ep dal titolo “Cielo Incerto”.
Entrambi i lavori sono stati prodotti da Giuliano Dottori cantautore a sua volta.
Fatti tutti gli approfondimenti del caso, trovo una certa evoluzione soprattutto in ambito di arrangiamento e, se “Cielo Incerto” era scarno e ancora un po’ naif, in Alaska il suono è decisamente più curato, caratterizzato da sonorità tipicamente alternative rock e, chitarristicamente parlando, con riff graffianti diretti a dare ancora più forza emotiva ai testi del cantautore veneto.
L’amore così come lo è stato nel suo primo lavoro è sempre in primo piano e fa di “Alaska” una metafora di freddo, disagio, remoto, luogo non luogo… quella “metafora” che fa parte di tutte quelle situazioni sentimentali complicate, spesso e mal volentieri finite e mai dimenticate.
I tormenti ricorrono ovunque nella mente e nel corpo così come si ascolta da alcuni refrain talvolta ermetici di “Domenica”: “Mi hai ficcato le dita dentro l’anima/ Ho sanguinato davanti al tuo riflesso/ Parole sussurrate come fosse l’ultima volta”.
Poi si fanno avanti storie di amanti che si incontrano in “Motel”: “Fuori dal Motel ti aspetta lei/ Ha in mano un sacchetto pieno di speranza/ È tutta la notte che piange da sola sotto una pioggia sporca”; ragazzi che si amano dentro una roulotte ”Kids”: “Ti ricordi quando facevamo l’amore dentro la roulotte di tuo padre/ C’è una Cadillac parcheggiata in strada e una staccionata che ci separa scrostata come questa storia”; amore consumato su un divano nuovo in “Solo un Uomo”: “Conosci bene quel divano nuovo/ Erano gli anni Novanta e ci amavamo così tanto/ Adesso sono Solo un Uomo davanti allo specchio”.
L’approccio lirico di Umberto Ti. rispetta questa metriche come dicevo poco sopra ermetiche, sanguinanti, che portano a riflettere quanto l’amore possa consumare e tormentare un’anima… mentre il suo cantato, strizza l’occhio in parte alla tradizione della canzone d’autore, in parte all’indie e talvolta al pop.
Written by Luca Dainese
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