Intervista di Leonardo Biccari a Damiano Leone: autore del romanzo “Il simbolo”

Damiano Leone è nato a Trieste nel 1949.

 

Damiano Leone

Da oltre un trentennio si dedica allo studio della storia antica, dell’arte e della letteratura classica, e da questi interessi è nata la passione per la scrittura.

Per Leucotea pubblica il romanzo storico Enkidu nel 2012, e Lo spettatore nel 2015.

Il simbolo (Gabriele Capelli Editore, 2018) è il suo terzo romanzo: un’opera che analizza sotto originali e interessanti prospettive la storia di Roma e di Gerusalemme all’epoca della vita e della morte di Gesù di Nazareth.

 

L.B.: È apprezzabile nel suo romanzo la cura per particolari che molti scrittori lasciano sullo sfondo o di cui non si interessano minimamente: dal cibo, alle vesti, alla descrizione minuziosa degli ambienti fino alle marginali (in apparenza) consuetudini dei personaggi nella vita privata. Il simbolo apre una finestra sul periodo narrato e ci permette di osservare da vicino, e soprattutto dalla prospettiva di un uomo semplice, ogni aspetto della vita degli uomini contemporanei a Gesù di Nazareth. Un periodo lontano, mitico, che nel suo romanzo diventa quasi familiare. Quanto lavoro c’è dietro un’opera tanto accurata, e come è riuscito a far immergere il lettore così profondamente nella storia?

Damiano Leone: Il lavoro è durato piuttosto a lungo: pur tenendo conto che il periodo narrato lo conoscevo già in modo approfondito, solo la ricerca storica per delineare trama e ambientazione è durata più di un anno. Poi, dopo la prima stesura durata altrettanto, parecchie riletture per definire al meglio i particolari del quadro.  In totale sono stati circa tre anni di lavoro a tempo pieno. Quanto al modo in cui sarei riuscito a coinvolgere così profondamente i lettori, non saprei… forse, cercando di rendere il più possibile concreti e umani i personaggi e vivide le descrizioni di eventi e luoghi.

 

L.B.: Ben Hamir è un personaggio davvero fuori dagli schemi: pur non essendo attratto dal potere e dalla ricchezza si ritrova ad essere elemento fondamentale nei giochi politici di uomini che hanno fatto la Storia. Dal legame intenso che intrattiene con l’imperatore romano Tiberio, alla rivalità con il contradditorio e vendicativo Ponzio Pilato, Ben Hamir arriva da solo, e a sua insaputa, a cambiare il corso della Storia. Che prospettiva originale ha dato al romanzo un personaggio che non condivide i canoni degli eroi dei romanzi storici? Perché la sua scelta è ricaduta proprio su di lui?

Damiano Leone: L’idea di base era esattamente quella di narrare le vicende di un anti eroe: insomma, ero stufo di leggere le avventure di spaccamontagne in grado di sconfiggere interi eserciti con una mano sola, di fantasiose magie, oppure di cuori puri e virtù eccelse. Gli uomini non sono affatto così, anzi. Al contrario, non essendo un manichino tutto d’un pezzo e quindi dalla mentalità piuttosto limitata, a Ben Hamir potevo affidare una libertà d’azione, ma soprattutto di pensiero, totali. In grado di muoversi a suo agio negli ambienti più aristocratici dell’impero o nelle taverne malfamate della Suburra, poteva essere sia un raffinato amatore e confidente dei potenti che un guerriero rispettabilmente coraggioso: questo almeno, quando decideva che ci fosse un motivo veramente valido per mettere a repentaglio la vita su un campo di battaglia.

 

L.B.: Nel suo romanzo prova a dare un’interpretazione sicuramente originale ma non per questo fuorviante della vita e del successivo significato della figura di Gesù di Nazareth. Ben Hamir ha un ruolo chiave nell’alimentare una mitologia arrivata fino ai giorni nostri. Senza dare anticipazioni su uno dei punti più importanti dell’opera, ha mai pensato che la comunità religiosa potesse non gradire il modo in cui racconta della figura e della sorte di Jeshua ben Yusef?

Il simbolo – Damiano Leone

Damiano Leone: Certamente: perché non sarebbe la prima né l’ultima volta che, se non all’intera comunità religiosa, alcune idee risultino indigeste presso certi ambienti più conservatori. Ma se rispettosa delle altrui convinzioni, credo che la libertà di pensiero e quindi di espressione debba comunque prevalere. Per finire, quando un qualsiasi Dio si degnerà di dimostrarmi in modo inconfutabile la sua esistenza, probabilmente mi inchinerò davanti a lui: ma fino a quel momento, dovrà darsi da fare parecchio per dimostrarmi di esserlo davvero.

 

L.B.: Nell’ultima parte della sua vita Ben Hamir ricerca la solitudine, stato fondamentale per comprendere il proprio cammino e le scelte intraprese. Il suo arco vitale è punteggiato di dolori, di perdite, di sogni infranti ma anche di avventure, amori e soddisfazioni. Qual è l’essenza del percorso di vita di Ben Hamir?

Damiano Leone: Credo di aver lasciato un buon indizio già nella dedica riportata nelle prime pagine del romanzo: e cioè che l’essenza del percorso di vita di Ben Hamir è identica a quella di chiunque, in ogni epoca e quindi anche oggi, si trovi a voler osservare la realtà senza veli, cercando di trovare la forza di vivere in se stesso.

 

L.B.: Come Fedone, personaggio che accoglie la malinconia di Ben Hamir e ne ascolta per intero la storia, così lei va alla ricerca del passato e delle sue vicende, anche le più piccole e sconosciute. Cosa significa per lei il lavoro di storico e di portavoce della Storia?

Damiano Leone: Non voglio né posso indossare i panni di un portavoce della storia: non ne ho certo i meriti. Come scrittore di romanzi direi piuttosto che ho voluto rendere più comprensibili il nascere e lo svilupparsi di certi grandi sommovimenti storici. E a loro volta, che le forze all’origine di questi, non derivano affatto da fredde considerazioni utilitaristiche e nemmeno da raffinate disquisizioni intellettuali o filosofiche, che poi in realtà hanno il solo compito di razionalizzarle: ma si radicano nelle profondità delle emozioni e delle passioni umane.

 

L.B.: La distruzione di Gerusalemme a opera dell’esercito di Tito Flavio Vespasiano è forse una delle parti del romanzo più drammatiche e sconvolgenti. Traspare il lavoro immenso di ricostruzione dei fatti, il minuzioso reperimento delle fonti, e la scrupolosa descrizione di tutti gli aspetti della vicenda, anche i più truculenti ma purtroppo reali, come la fame e la sete che hanno spezzato gli animi e reso folli migliaia di sventurati. Il simbolo racconta senza filtri del dolore, della solitudine e della cattiveria umana, ma anche di devozione, di amore e di passione, mostrando senza remore un erotismo che è stato ed è parte importante della vita degli uomini. C’è stato un momento in cui ha pensato che stava superando dei limiti dal punto di vista della violenza e della sessualità, e quindi ha limato alcuni aspetti, o è rimasto fedele a sé stesso e alle sue idee per tutto il romanzo?

Damiano Leone: A volte qualche dubbio mi era venuto: tuttavia, se gli autori antichi che sono le mie fonti hanno voluto descrivere anche gli aspetti estremi dell’eros e della violenza, come potevo io, in un’epoca che si proclama di libera espressione, tacerli?

 

L.B.: Su che periodo storico si sta concentrando attualmente? Può darci qualche anticipazione sul suo prossimo romanzo?

Damiano Leone

Damiano Leone: Quello su cui sto lavorando con l’editore Gabriele Capelli non è propriamente un romanzo storico perché in massima parte riguarda invece un prossimo futuro. Tuttavia ci sono alcune incursioni nel passato e soprattutto in quel passato in cui, guarda caso, è vissuto Jeshua ben Yusef.

 

Titolo: Il simbolo

Autore: Damiano Leone

Genere: Romanzo storico

Casa Editrice: Gabriele Capelli Editore

Pagine: 616

Codice ISBN: 978-88-97308-44-7

 

Written by Leonardo Biccari

 

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