“Dispersi” di Inaam Kachachi: distacchi, esodi e mancati ritorni

Iraq 1955. Wardiya è una giovane dottoressa che dopo la laurea in Medicina viene spedita nella remota provincia di Diwaniya per iniziare il suo percorso professionale come ginecologa. È la prima donna medico del paese, piena di energia, volontà e idee per aiutare le donne e migliorarne la qualità della vita.

Dispersi di Inaam Kachachi

Non sono anni facili e Wardiya lotta con tenacia per garantire alle sue pazienti le cure necessarie ma anche la protezione contro famiglie patriarcali ancora troppo legate a tradizioni che vogliono le donne sottomesse e prive di una loro dignitosa esistenza. Wardiya appartiene alla minoranza cristiana e come tale sa perfettamente cosa significa non stare dalla parte della maggioranza. Ma tutto questo non la spaventa, al contrario le conferisce ancora più forza.

Wardiya lotta intimamente contro la nostalgia che le stringe il cuore: sente la mancanza della sua Baghdad, della casa di famiglia dove può tornare raramente. Ma ben presto si legherà a quello sperduto villaggio nel sud del Paese che è Diwaniya perché lì si appagherà professionalmente e lì troverà l’amore della sua vita.

Un amore dal quale nasceranno tre figli che crescendo negli anni più bui della storia dell’Iraq, saranno costretti ad abbandonare la patria ed emigrare chi in Francia, chi in Canada e chi ad Haiti.

Wardiya vivrà con dolore il distacco dai propri figli, non condividendo la scelta di lasciare il Paese, cercando di continuare a lottare. Ma anche lei, all’età di ottant’anni sarà costretta ad espatriare: Parigi la sua destinazione, la sua nuova dimora la città dove vive sua figlia con la sua famiglia, una nuova realtà che presto la conquisterà pur non cancellandole dal cuore la nostalgia per l’Iraq.

Questa la fotografia d’insieme di “Dispersi”, coinvolgente e delicato romanzo dell’irachena Inaam Kachachi, edito in Italia da Francesco Brioschi Editore.

Le donne della città, e prima di loro le loro madri e le loro nonne, partorivano in casa, aiutate dalla nonna o dalla levatrice. Poi è arrivata Wardiya che voleva cambiare il corso naturale delle cose. Prima di lei a Diwaniya c’era stata un’unica dottoressa, che aveva un ambulatorio privato e non lavorava in ospedale”.

L’arrivo di Wardiya nella cittadina di Diwaniya porta scompiglio fra le donne e nell’intera comunità. Una donna che vuole stravolgere secoli di tradizioni legate al momento del parto e della nascita di bambini, questioni da sempre risolte in casa, fra le mura domestiche che nascondono il bene e il male.

Non ci piove, le donne che andavano a partorire all’ospedale di Diwaniya erano coraggiose, oppure, come lei, molto sole. Quando Wardiya sentiva dei lamenti in corridoio capiva che ne era arrivata una, sorretta dalla madre o da una sorella. Gli uomini in questi casi, non accompagnavano le mogli all’ospedale. Venivano tutti belli lustri sotto la loro ‘abaya svolazzante, quando il neonato era un maschietto. Era necessario però mandarli a chiamare se il parto si complicava e bisognava procedere con un cesareo. Solo loro potevano prendere la decisione. Mettevano la firma in fondo al foglio oppure facevano dietrofront perché non volevano.”

Il romanzo si snoda su due piani temporali distinti: quello del passato in cui si narrano le vicende della giovane Wardiya che con coraggio e fatica conquista la fiducia degli abitanti di Diwaniya con la sua competenza e con le sue conoscenze mediche, e quello del presente, in cui Wardiya arriva a Parigi, anziana profuga in cerca di una terra di pace nella quale morire, costretta a lasciare il suo paese in guerra, con il cuore amareggiato dal distacco che solo il nuovo incontro con la figlia potrà provare ad addolcire.

Inaam Kachachi

Niente finisce davvero. Nessun ricordo scompare del tutto. Continua ad annaffiare l’albero delle fotografie, anche se la terra d’immigrazione non è in grado di farlo germogliare. Quando l’emigrazione era diventata una realtà di fatto, aveva avuto paura che la sua patria si sciogliesse come un blocco di ghiaccio in piena estate, che gocciolasse sulla copertina verde plastificata del suo passaporto”.

Dispersi” è un romanzo che parla di distacchi, di esodi, di mancati ritorni, ma anche di coraggio, di nuovi inizi, di forza e determinazione nel non voler rinunciare a sé stessi, a quello per cui si è lottato e fatto sacrifici.

Così Wardiya seppur addolorata dalla partenza di tutti e tre i suoi figli, capisce che per il loro bene e di quello delle loro famiglie, devono lasciare il paese e cercare altrove la loro strada, quella che gli permetterà di realizzare i loro sogni e ricompensare i suoi sacrifici di madre, di genitore.

Un romanzo che ci porta ancora una volta a riflettere sui temi dell’emigrazione, ma anche delle lotte delle donne per una società più giusta e più equa, nella quale i diritti appartengono a tutti, senza distinzioni di sesso o di religione.

 

Written by Beatrice Tauro

 

 

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