“Bring In The New”, album del trio Savana Funk: la contaminazione giocata con l’elettronica
Savana Funk è un trio bolognese che fa esattamente ciò che ci si aspetterebbe da loro con un nome del genere.

Aldo Betto alle chitarre, Blake Franchetto al basso e Youssef Ait Bouazza alla batteria.
Groove da vendere, come nella titletrack che apre il disco “Bring in the New“, mette subito in evidenza come il gruppo abbia scelto la strada della contaminazione giocando con l’elettronica soprattutto in fase di mix oltre ad avere anche uno spazio per parti cantate con grande calore, nonostante nei credit online non compare alcun riferimento a chi si è occupato delle parti vocali e, di cui, avrei voluto sapere di più.
Scopriamo però che il gruppo è formato da un sessionman di altissimo livello e che Aldo Betto ha suonato le chitarre nell’album di MinaCelentano datato 2017.
La seconda traccia “The Walls Of The Shy” ha invece un incedere tra reggae ed easy listening, mentre nella successiva “Old School Joint” emerge l’anima jazz del trio, in un tipico brano che potrebbe essere utilizzato in qualche colonna sonora di B-movie.
“Hip Latin” è un brano dal beat lento, volutamente cinematografico che però, dal punto di vista compositivo, non riesce a decollare. Ne percepisco l’impressione di riempitivo o se non altro, di un esperimento in studio sull’usuale standard di chitarre “western” alla Morricone che tale rimane.
Decisamente meglio “Zahra”: un beat dalle influenze africane, geograficamente associabile alla musica dell’Africa occidentale tra Ghana e Nigeria ma proposto in chiave originale, senza volere imitare nessuno.
Rimaniamo sempre in Africa come ispirazione anche nella traccia successiva: blues alla maniera dei Touareg del Mali, secondo la lezione di Bombino (per non citare i ben più famosi Tinariwen), ma questo è solo l’intro poi, a sorpresa, ci ritroviamo di nuovo un funk elettronico, che mi ha riportato alla mente alcuni esperimenti dei Gorillaz di Damon Albarn (eclettico frontman dei Blur per chi non lo ricordasse).

“’Till Down” è di nuovo un brano lento, come la precedente “Zahra” quasi fosse un proseguimento della stessa session, e qui vale il discorso fatto in precedenza, ovvero, che non è la cosa migliore che riesce al gruppo.
“Zahra (reprise)”, si riconferma per originalità con un funk ultraveloce alla maniera di Fela Kuti ed un chitarrismo a tratti eclettico e protagonista che risulta quanto di più presente ed incisivo sentito fino ad ora dal terzetto bolognese.
Written by Luca Dainese