“Infinite jest”, il capolavoro di David Foster Wallace: siamo tutti in una finzione

Quando ho iniziato a leggere questo romanzo, l’ho fatto con incoscienza perché millequattrocento pagine senza trama apparente sono difficili per qualsiasi lettore, anche per me che ho letto tanto, ma non abbastanza per capire appieno il capolavoro di questo straordinario autore americano David Foster Wallace.

Infinite jest

Settembre mi sembra il mese ideale per gli inizi e specialmente per iniziare a leggere romanzi lunghi e voluminosi, una volta accantonati i libri da ombrellone.

La mia recensione, in questo caso, non può essere come al solito scandita da trama, opinioni personali e qualche dettaglio, perché a mio avviso questo romanzo non ha definizione e non si può riassumere o comparare con nessun altro libro.

Infinite jest (Einaudi, 2016) è un capolavoro per tre motivi: la complessità della trama, la bellezza delle parole e del linguaggio e il fatto che non se ne può estrapolare una parte senza perdere l’intero senso dell’opera.

La sua lunghezza non è la cosa più ostica quanto la trama complessa e la vastità di personaggi singolari e incredibili di cui l’autore descrive con precisione anche e soprattutto i sentimenti e le angosce, così da farceli conoscere nel profondo.

La creazione di un mondo distopico in cui si intrecciano tennis, droga, ossessioni varie permette al lettore di usare l’immaginazione e tutti i cinque sensi per entrarvi pienamente.

Naturalmente anche la struttura narrativa non è quella usuale: l’incipit, svolgimento e finale sono un concatenarsi di eventi e fino quasi a metà del libro non sono presenti tutti i personaggi e non si capisce che cosa veramente l’autore voglia raccontarci.

L’uso delle parole è eccessivo e talmente reale che leggere sembra l’unica cosa da fare per poter godere ancora della scrittura di Wallace.

Nella lettura si è così assorbiti dall’opera da leggere le sue pagine senza fiato, come in apnea per poi riemergere nel mondo reale con occhi decisamente diversi.

Nel linguaggio sta la forza del libro, non se ne potrebbe fare un film senza perdere la bellezza, i giochi di parole, la genialità dello strumento scrittura. La lettura in inglese, per chi ha un buon livello di conoscenza della lingua è consigliata.

Come tutti i più bei libri, non si può fare una sinossi breve o lunga senza perderne l’essenza, perché se in poche parole si può riassumere con “siamo tutti in una finzione”, non è solo quello: c’è la lotta per migliorare se stessi attraverso i continui allenamenti e la determinazione psicologica; c’è la voglia di vincere che sia una partita a tennis o quella con la vita; la dipendenza dalle droghe è un leit motiv costante che sembra un problema di pochi, ma in realtà tutti i personaggi (e noi lettori) dipendiamo da qualcosa; c’è la finzione che diventa reale e la realtà che supera la finzione come in uno dei più bei film di Incandenza, uno dei personaggi del libro.

David Foster Wallace

Il ricordo, le sensazioni legate alla lettura di Infinite Jest sono molteplici e una volta chiuso il romanzo resta l’amaro in bocca per la fine così repentina, anche se le pagine lette superano il migliaio, poi a distanza di tempo riesce ad essere una finestra sulla nostra realtà quotidiana e i personaggi del libro non sono poi così distanti da quello che si pensi.

Questo è un romanzo che va letto dall’inizio alla fine e che ti legge dentro, va letto con incredibile dedizione, ma saprà ricompensarvi dello sforzo e delle ore passate perché sarete diversi da quando l’avrete iniziato.

P.S.: Se non riuscite a capire tutto alla perfezione, non è un vostro problema, ma la genialità dell’autore capace di avervi portato in un gioco mentale più complesso della finzione letteraria.

 

Written by Gloria Rubino

 

 

 

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