Selfie & Told: i Soviet Malpensa raccontano l’ultimo disco “Astroecology”
“Non c’è più ordine/ Se bruci il limite/ Asperger e Tourette/ Asociale puoi vivere// Luna piena di luce/ Eremita sull’Everest/ Avere tutto è impossibile/ Ma so ancora ridere” ‒ “Everest (Manifesto Asociale)”
Siamo i Soviet Malpensa, band nata una decina di anni fa sotto le scie di scarico dei Boeing 737.
Nel corso del tempo c’è stato un avvicendamento di molti membri nella band: qualcuno si è trasferito all’estero, qualcun altro ha scelto di intraprendere la via della spiritualità e c’è anche chi è scomparso nel nulla. Da alcuni anni a questa parte abbiamo raggiunto la stabilità con la formazione attuale che comprende Claudio Turco (voce, chitarra, synth), Stefano Caretta (chitarra, voce), Marco Scicolone (basso) e Massimo De Cario (batteria).
Abbiamo una manciata di dischi autoprodotti all’attivo, l’ultimo dei quali, “Astroecology”, è stato pubblicato all’inizio dell’anno per Costello’s Records. È un disco al quale siamo molto legati e se volete ascoltarlo potete recuperarlo su spotify, itunes, ecc.
Ci piacciono la fantascienza e i grandi spazi con panorami a perdita d’occhio.
Questa è la nostra Selfie & Told.
S. M.: Parlateci di “Astroecology”, perché questo titolo?
Soviet Malpensa: L’astroecologia è la scienza che si occupa di studiare la vita delle piante e dei microorganismi in ambienti extraterresti. Con questo album abbiamo applicato le nostre esperienze e attitudini musicali a territori sonori per noi nuovi, ma non solo, abbiamo affrontato anche un’esplorazione personale ed emotiva.
S. M.: Quali sono i temi che trattate nelle vostre canzoni e in particolare all’interno di “Astroecology”?
Soviet Malpensa: in passato si provava più che altro ad esorcizzare ansie e paure attraverso la musica e i testi, ora affrontiamo tutto in modo più sereno… forse. I temi affrontati in “Astroecology” sono tanti: lo scorrere del tempo, la capacità di accettare se stessi, i cambiamenti e la fine, la scoperta della bellezza anche nelle cose più assurde e impensabili, il prezzo da pagare per dare ascolto alle proprie necessità. Ci sono anche temi più impegnati e di attualità ma cerchiamo sempre di affrontarli in modo “suggestivo”.
S. M.: Perché la scelta di autoprodurre il vostro album, curandone la registrazione, la grafica e anche i video? Solo il mixaggio è stato affidato ad una persona esterna, come mai?
Soviet Malpensa: È un modo per esprimere al 100% la nostra visione artistica. È molto rischioso, ne siamo consapevoli, il rischio di impazzire è sempre dietro l’angolo e capita di fare degli errori perché manca uno sguardo oggettivo esterno. Ma è l’unico modo in cui riusciamo a lavorare… abbiamo bisogno dei nostri tempi e dei nostri spazi. Abbiamo deciso di affidare il mixaggio di “Astroecology” a Simone Sproccati perché sentivamo la necessità di dare una spinta al sound dell’album, da soli non ne saremmo stati capaci.
S. M.: I video dei singoli estratti da “Astroecology” sono stati girati in Islanda, c’è un motivo particolare?
Soviet Malpensa: Tutto il concept visivo di “Astroecology” ruota intorno all’Islanda perché è uno dei pochi luoghi sulla Terra dove si ha la sensazione di viaggiare in un altro mondo o su un altro pianeta, chiunque ci sia stato lo può confermare, quindi era perfetto. Abbiamo altri due video in lavorazione che usciranno prossimamente, sempre ambientati lì.
S. M.: A chi vi ispirate principalmente?
Soviet Malpensa: A David Bowie e alla saga di Star Wars.
S. M.: Prediligete ascoltare canzoni malinconiche o più spensierate? E quali preferite suonare?
Soviet Malpensa: Per quanto riguarda gli ascolti sicuramente le canzoni malinconiche… ma ballabili, questo è lo stile che prediligiamo: musica malinconica da ballo. Tra le nostre canzoni preferiamo suonare quelle più deprimenti.
S. M.: Parliamo dei vostri live. Avete un rito o un gesto scaramantico che eseguite prima di salire sul palco?
Soviet Malpensa: Prima di salire sul palco ascoltiamo sempre “Beautiful” di Christina Aguilera tenendoci per mano.
S. M.: C’è un’esibizione particolare di cui conservate un bel ricordo?
Soviet Malpensa: Ce ne sono tante, come ad esempio la data con i The Chameleons dello scorso maggio al Circolo Ohibò di Milano. Aprire la serata di una band che amiamo è stata un’esperienza fantastica.
S. M.: Qualcuno di voi ha un oggetto portafortuna che porta sempre con sé sul palco?
Soviet Malpensa: Stefano porta sempre sul palco con sé un’immagine di Yoda, ci tiene particolarmente.
S. M.: Alla fine di ogni concerto, di quanto incrementa il numero delle vostre fangirls?
Soviet Malpensa: Così ci mettete in imbarazzo.
S. M.: Avete mai provato a partecipare a qualche talent show?
Soviet Malpensa: No, ma in realtà non ci dispiacerebbe. Non demonizziamo certi format, ormai si tratta di opportunità come tante altre. È necessario però avere la capacità e l’intelligenza di giocare bene le proprie carte, senza farsi fagocitare dalla macchina mediatica.
S. M.: Come gruppo, quanto siete affiatati da 1 a 10?
Soviet Malpensa: Zero. Giù dal palco e al di fuori di prove e registrazioni tendiamo a frequentarci il meno possibile.
S. M.: Come vi vedete tra 10 anni?
Soviet Malpensa: Sciolti.
“C’è sempre un bordo nero/ Che lascia spazio all’immagine/ Elimina i pensieri/ Dimentica/ Il futuro dov’è?/ In european dreamin’/ È dentro di te/ Tu che hai delle stelle negli occhi// […]” ‒ “Quasi tenebra”
Written by Soviet Malpensa
Info