Le métier de la critique: Hedy Lamarr, una donna oltre il tempo

“La ragazza più bella del mondo” ‒ Reinhardt Max

 

Hedy Lamarr

Conosciuta come attrice più che per le sue invenzioni, Hedy Lamarr non è stata una donna qualsiasi. Pochi sanno che fu una donna di scienza, una studiosa di tecnologie legate alla crittografia e alle onde radio.

È quindi riduttivo definirla solo un’eccellente esponente dell’arte cinematografica, nonostante i suoi numerosi successi; perché il tratto che più la contraddistingue è la sua mente: straordinariamente brillante.

Hedy Lamarr non era il suo nome originale, semmai un nome d’arte attribuitole da Louise B. Mayer nel 1937, maggior rappresentante della casa di produzione cinematografica Metro Goldwin Mayer.

Ma, per conoscere e apprezzare al meglio l’eredità che questa donna eccezionale ha consegnato al mondo, con la sua scoperta tecnologica, è utile tornare al momento della sua nascita. In quel di Vienna nell’anno 1914.

Bambina prodigio, nell’accezione più autentica della locuzione, e in questo caso certamente espressione non stereotipata, Hedy Lamarr (Hedwig Eva Maria Kiesler) manifesta fin da piccolissima un’intelligenza fuori dal comune, oltre che una notevole caparbietà. Esprime insofferenza verso l’ambiente domestico non propriamente adatto ad accogliere una bambina, nonostante l’assoluta condizione di benessere economico e sociale in cui versa la sua famiglia.

La presenza dei suoi genitori non è mai garantita, così impegnati come sono a realizzarsi nella professione, e poco inclini a manifestare apprezzamento verso una figlia animata da un temperamento forte.

‘Anaffettivo’, è così che Hedy nella sua autobiografia definirà il rapporto che i genitori stabiliscono con lei. Purtroppo anch’essa, quando sarà madre, sarà incapace di cambiare lo schema comportamentale dei suoi genitori.

Amante del teatro, a soli 16 anni, nel 1930, ottiene la sua prima scrittura in un lungometraggio. Per la carriera artistica rinuncia ai corsi di ingegneria, in seguito ai quali viene meritatamente considerata un’allieva straordinariamente dotata.

Trasferitasi nel 1931 a Berlino, crocevia in quegli anni di gente dello spettacolo dell’autorevolezza di Josephine Baker, Marlene Dietrich e Greta Garbo, la giovane Hedy ha l’opportunità di interpretare una parte in un film tedesco da cui vengono eliminati tutti i nomi ebrei dai titoli di testa e di coda. Episodio questo che dà la misura del clima razzista che già si respira nella Berlino degli anni ’30.

Hedy Lamarr

Ma le scene in cui compare l’attrice non vengono censurate: non si conosce ancora la sua origine ebrea. È il 1932 quando l’attrice si trasferisce in Boemia per partecipare a un film che condizionerà il resto della sua esistenza: Estasi, prima pellicola in cui la protagonista compare completamente nuda.

“Siamo privi di parole per rendere l’idea delle qualità di Estasi. È un poema pittorico, una sinfonia di stati d’animo e movimenti espressi con le più evanescenti sfumature della visione e dell’ascolto. Vive di un’armonia e di un ritmo che sono i ritmi crescenti e decrescenti della natura”.

L’anno successivo interpreta in teatro il ruolo della principessa Sissi, ed è l’occasione per incontrare il suo primo marito, un mercante che vende armi a diversi paesi in guerra fra loro. Fra gli ospiti di casa talvolta c’è Benito Mussolini, amico personale del marito di Hedy e, secondo ciò che l’attrice racconterà in seguito, presente a tali incontri c’è anche Adolf Hitler. Della circostanza però non vi è certezza.

Intanto, è la metà degli anni ’30 quando l’antisemitismo dilaga in tutta Europa, tanto che l’ingaggio di attori di origine ebrea è vietato dall’industria del cinema, evento questo che spinge l’attrice a riparare a Budapest. Poi, stanca della sua vita matrimoniale, in maniera avventurosa raggiunge la Svizzera.

“Mandl non mi aveva sposata, mi aveva semplicemente aggiunta alla sua collezione” ‒ Hedy Lamarr

A Saint Moritz si ritrovano grandi nomi del cinema europeo e della cultura, fra cui lo scrittore Erich Maria Remarque, rifugiatosi lì per sfuggire al nazismo. Inevitabilmente, in virtù del fascino che Hedy Lamarr esercita sugli uomini, i due intrecciano una relazione di breve durata.

Poco dopo raggiunge Londra dove conosce Louise B. Mayer, ebreo naturalizzato americano, colui che avrebbe scelto il suo nome d’arte.

Dall’Inghilterra si trasferisce in America dove viene scritturata per alcuni film, ottenendo un successo di pubblico ma non di critica. Si racconta infatti che la sua recitazione venisse giudicata statica, e che l’attrice non avesse la capacità di immedesimarsi nei personaggi portati sullo schermo.

Comunque, nonostante certi giudizi poco benevoli, Hedy continua a incarnare il modello di donna dal fascino indiscusso, non solo per la sua straordinaria bellezza, ma grazie anche all’aria esotica che le viene assegnata dall’industria del cinema. Di lì a breve sarà celebrata come la donna più bella del mondo, una bellezza che rappresenta il ritorno al fascino femminile, messo da parte dall’emanciparsi della donna americana.

“C’era una scena in una radura, dopo una marcia nella giungla, in cui i miei vestiti erano piuttosto succinti: anche questo mi attirava. Ero stata una ‘signora’ già abbastanza a lungo. Volevo un po’ di sex appeal” ‒ Hedy Lamarr

Hedy Lamarr – 1938 – ©Diltz/RDA/Everett Collection 

È il 1940 e la guerra è ormai una realtà tutta europea, e per non apparire troppo straniera, anche per allontanare lo spettro della sua provenienza, la stessa di Hitler, si comporta come una vera americana: porta i capelli lunghi e indossa meno gioielli di quanto abbia fatto fino ad allora. Il suo impegno di attrice continua a essere assiduo, sebbene le sue vicende sentimentali si evolvano in maniera negativa con il fallimento del suo secondo matrimonio.

“Se un uomo mi manda dei fiori, guardo sempre se tra i boccioli c’è un bracciale di diamanti. Se non c’è, non vedo l’utilità dei fiori” ‒ Hedy Lamarr

2.292.387 è il numero del brevetto presentato da Hedy Lamarr e George Antheil, musicista francese, nel 1941. Ed è il numero che corrisponde alla scoperta fatta dall’attrice e dal musicista di un sistema per evitare che segnali radio nemici potessero deviare i siluri negli scontri navali: in questo modo ne veniva scongiurata l’intercettazione. La loro idea si fondava quindi su di un sistema per criptare i messaggi radio tra i centri di controllo e i siluri, in modo che questi ultimi non potessero essere captati.

“Fu una prima, rudimentale, forma di spread spectrum, il principio alla base della telefonia mobile contemporanea.” ‒ Edoardo Segantini

Siamo nel 1942 quando il progetto ottiene il brevetto, ma sarà utilizzato soltanto 20 anni dopo, in piena guerra fredda. Il sistema viene adottato dagli Stati Uniti quale mezzo di comunicazione a bordo delle navi impegnate nei fatti di Cuba del 1962.

“Le mie pupille sembravano scoppiare, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo. Davanti a me c’era indubbiamente la donna più bella della terra. La maggior parte delle dive dello schermo non appaiono così belle quando le vedi in carne e ossa. Ma questa era infinitamente più bella che sullo schermo” ‒ George Antheil

Pur continuando a dedicarsi alla sua professione di attrice, Hedy riprende in mano gli studi di ingegneria abbandonati tempo prima, e segretamente continua a lavorare all’ambizioso progetto con l’amico di sempre, George Antheil.

Intanto, l’America tutta è sconvolta dall’attacco di Pearl Harbour, evento drammatico che chiama in causa gli Stati Uniti costringendoli a partecipare al secondo conflitto mondiale: la Lamarr sarà in prima linea a favore del suo paese d’adozione con la vendita di obbligazioni di guerra.

Terminata la guerra le vicende sentimentali di Hedy sono ancora burrascose, anche il terzo matrimonio è destinato al fallimento, ma non la sua carriera cinematografica con l’apparizione in Sansone e Dalila, film che ottiene uno strepitoso successo, oltre a riscuotere i maggiori incassi del 1950.

Nel 1951 l’attrice sembra volersi affrancare dallo star system trasferendosi ad Acapulco con i figli e con il nuovo marito. Ma i figli non gradiscono il trasferimento e uno di loro fugge senza dare notizia di sé.

Sempre più ingarbugliata in vicende sentimentali sbagliate, divorzia dal marito per sposarne un altro: un texano del petrolio.

Era come se presagisse l’inizio di un nuovo viaggio…” ‒ Edoardo Segantini

Hedy Lamarr

È il 1955 quando l’attrice, ormai verso il viale del tramonto, torna a Vienna suo luogo di nascita, che non è più la stessa che ha serbato nel suo ricordo: la comunità ebraica è inesistente, perché deportata e distrutta, e la città ha cambiato il suo volto.

Ha comunque la soddisfazione di veder realizzato il suo sogno: il suo progetto viene adottato dagli Stati Uniti come sistema di comunicazione a bordo delle navi impegnate nel blocco di Cuba. In preda a un cortocircuito emozionale di enorme portata, e vittima dell’immagine che il sistema le ha creato addosso, lo stato mentale di Hedy Lamarr, negli anni a venire, appare sempre più instabile; viene infatti scoperta a trafugare cianfrusaglie in un grande magazzino, ragione per cui finisce in un carcere femminile da cui uscirà soltanto pagando una cauzione.

La sua vita, nel frattempo, è diventata una sequela di cause legali, soprattutto con la casa editrice che ha pubblicato la sua autobiografia, accusata di aver alterato i fatti con toni sensazionali per aumentarne le vendite.

Alcuni decenni più tardi, nel 1985 per l’esattezza, al sistema viene tolta l’attribuzione di segreto militare con cui è stato secretato: concetto che è alla base della tecnologia delle moderne telecomunicazioni, soprattutto di quella telefonica.

È infine l’anno 2000 quando la diva per eccellenza chiude gli occhi per sempre a causa di un attacco cardiaco.

Le ceneri dell’inventrice del wifi e della comunicazione wireless, su cui si basa lo scambio di informazioni nella vita di ogni giorno, vengono disperse nella Selva viennese. Per sua volontà sono tornate lì, all’origine di tutto, nei luoghi dove aveva visto la luce 86 anni prima.

“L’unico grande amore di Hedy Lamarr fu Hedy Lamarr” ‒ Robert Lanz, agente di Hedy

  

Written by Carolina Colombi

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *